Iconoclastia e il rifiuto di stare a sentire: se vi preme la Storia, smettete di usare argomenti fuffa

Tempo fa scrissi un articolo sulla natura dei monumenti e delle controversie che spesso li circondano. No, la polemica sulle statue non è una cosa nuova, esiste da quando qualcuno ha deciso che mettere figurine sui piedistalli fosse una buona idea.

L’intero concetto di monumento è complicato e si presta a diversi approcci. In questo articolo voglio limitarmi a quella che secondo me è una delle funzioni principali, e considerare alcuni degli argomenti anti-iconoclasti più ricorrenti.

Quindi accomodatevi sulla vostra poltrona preferita mentre io vi spiego cosa dovete pensare.

Scherzi a parte, si tratta di argomenti davvero vastissimi e ho già dovuto tagliare circa metà di quello che avevo scritto per non fare un articolo eterno. Purtroppo il blog non si presta molto a trattare un soggetto del genere, quindi prendete questa come la mia opinione, considerando che l’intera faccenda è necessariamente appiattita e semplificata all’estremo. Non è l’unico approccio possibile alla questione, ma è il mio approccio in questo particolare frangente.

Parte 1: Vivevo sotto un sasso, poi qualcuno me l’ha preso per tirarlo a uno sbirro

Nel caso qualcuno fosse in letargo: cos’ha scatenato il recente picco iconoclasta?

livememe.com - Am I Out Of Touch? No, It's The Children Who Are Wrong

Il 25 maggio un cittadino americano chiamato George Floyd viene strangolato a morte da un poliziotto a seguito di una lite su una banconota di 20$. Floyd lascia cinque figli, che cresceranno vedendo il video dell’omicidio spiattellato ovunque su internet.

Questo “incidente” non è un caso isolato.

Il 23 febbraio Ahmaud Arbey sta correndo lungo una strada. Due privati cittadini cercano di fermarlo, poi gli sparano nella schiena. Per più di un mese il Distric Attorney (legato ai due assassini) non fa arrestare nessuno. Il filmato dell’omicidio viene rilasciato, diventa virale e, com’è come non è, due giorni dopo i due assassini vengono incarcerati.

Il 13 marzo Breonna Taylor, una ventiseienne afroamericana che di lavoro fa il soccorritore, sta dormendo in casa sua. Tre uomini fanno irruzione buttando giù la porta. Il fidanzato di Breonna spara. I tre fanno fuoco a loro volta e uccidono Breonna.

I tre sono poliziotti in borghese. Hanno sbagliato casa. Breonna muore con otto colpi di pistola in corpo. Nessun processo per omicidio è in vista al momento in cui sto scrivendo questo articolo. In compenso sapete chi è stato arrestato? Il fidanzato di Breonna (l’accusa è stata abbandonata a fine maggio).

Questi non sono gli unici “incidenti” che vedono la polizia o gente ammanigliata con le autorità discriminare o assassinare membri della comunità afroamericana, sono solo fatti particolarmente famosi di quest’anno. Tamir Rice era un bambino di 12 anni che giocava con una pistola giocattolo in un parco, la polizia è arrivata e 2 secondi dopo (2) Tamir viene freddato a rivoltellate. Nessuno è stato condannato. Philando Castile stava guidando con la compagna e la figlia di 4 anni. Viene fermato per un controllo, avverte il poliziotto che c’è un’arma nella macchina (Philando ha la licenza che lo autorizza a portare l’arma). Il poliziotto è preso dal panico, spara, Philando riceve 5 pallottole, muore davanti a sua figlia. Il poliziotto è assolto.
Potrei continuare. Ma non si tratta solo di “incidenti misteriosamente ricorrenti”: ripetuti studi provano che la comunità non-bianca, e in particolare quella afroamericana (ma i First Nation stanno messi ancora peggio), viene regolarmente discriminata da polizia e sistema giudiziario.

La U.S. Sentencing Commission ha determinato che, a parità di crimine, un uomo di colore ha il 19,1% di probabilità in più di ricevere una sentenza lunga rispetto a un bianco. Nel 2019, uno studio della National Academy of Sciences sulle sparatorie effettuate dalla polizia tra il 2013 e il 2018 ha trovato che un uomo afroamericano ha 2,5 volte più probabilità di essere fucilato da un poliziotto rispetto a un cittadino bianco.

Insomma, è una faccenda lungherrima e complicata (in cui entrano molte altre variabili), ma il fatto resta: la comunità non-bianca è vittima di violenza di Stato e discriminazione.

Dato questo contesto, la morte di George Floyd è stata la scintilla che ha scatenato proteste che hanno preso sempre più ampiezza, fino a contagiare il resto del mondo.

Perché, per quanto ci piaccia pensare che questo genere di porcherie capitino solo in America, la realtà è che succedono anche da noi.

Parte 2: Ma che avete da strillare?

List of monuments and memorials removed during the George Floyd ...

Perché prendersela coi monumenti?

Un monumento non è mai qualcosa di anodino. Come detto nell’articolo precedente, un monumento è un’azione. Voglio ricordare qualcosa o qualcuno, o celebrare qualcosa o qualcuno, che ritengo sia importante nella narrativa collettiva della società. Un monumento non significa semplicemente “è successa questa cosa” o “questa persona è esistita”: stai letteralmente ponendo il soggetto su un piedistallo.

In altre parole, un monumento è parte di una storia che raccontiamo su di noi e sul nostro mondo.

Il problema nasce dal fatto che la narrativa è sempre necessariamente politica, e pertanto evolve a seconda del contesto e del momento. Non puoi raccontare una storia senza che questa abbia un’implicazione politica di un qualche tipo.

Salvo d’Acquisto era una persona reale che ha fatto certe scelte. Io posso raccontare la sua storia ponendo l’accento sulla crudeltà stolida dei Nazisti che hanno fucilato un uomo innocente, o posso raccontarla come celebrazione dell’atto eroico di un uomo che in vita come in morte si dedicò alla protezione dei cittadini, o posso raccontarla come esempio di redenzione di Forze Armate che per decenni erano state esecutrici di un regime totalitario.

Queste tre storie sono tutte veritiere, riguardano tutte lo stesso fatto storico, ma raccontano tre narrative politicamente diverse.

Come dice Augusto Boal, la narrativa dominante è la narrativa della classe dominante.

Perfino oggi, quando andiamo ad analizzare un’opera di narrativa, raramente troviamo una rimessa in questione di concetti strutturali come autorità, ordine, ecc. Il principe ingiustamente diseredato riconquisterà il trono. Il personaggio è vittima di un crimine e diventa un supereroe che aiuta la polizia. La famiglia che sta per perdere la casa riuscirà a trovare i soldi giusto in tempo per riscattare l’ipoteca.

In tutte queste storie ricorre un tema: lo status quo è buono e giusto, ma qualcuno o qualcosa viene a perturbarlo (un invasore, un poliziotto corrotto, la mafia, un investitore rapace, ecc) e la storia si conclude quando lo status quo è epurato dalle “mele cattive”. Raramente una storia propone una vera critica strutturale del sistema: magari il punto non è avere un re legittimo, ma abolire la monarchia. Magari il punto non è eliminare il giudice cattivo, ma cambiare del tutto il sistema giuridico. Magari il punto non è trovare i soldi, ma combattere il sistema capitalistico che priva la gente della propria casa.

Non sto dicendo che queste sarebbero buone storie, o che una storia per essere buona deve criticare lo status quo. Né sto dicendo che tutte  le storie approvano lo status quo. Sto solo segnalando questo tropismo. E questo non per dire che la narrativa dominante sia “cattiva”. La classe dominante può propugnare un sacco di principi e valori assolutamente condivisibili e positivi per la società.

Il punto è: raramente la narrativa dominante rimette in causa la legittimità del sistema stesso. Ed è bene essere coscienti di questo quando consumiamo narrativa, sia essa sottoforma di libri, film o monumenti.

Dato che è la classe dominante a definire lo status quo, il mondo e le storie sono di solito costruite attorno a loro. Per esempio, in una società patriarcale il default sarà l’uomo che si conforma al modello di mascolinità adottato da quella società. Chi non corrisponde al default sarà relegato a un ruolo non centrale, non sarà particolarmente rilevante, o sarà addirittura rifiutato.

E’ in questo contesto che entrano in gioco i monumenti.

Parte 3: Garibaldi, Anita e Turing: tre personaggi in cerca di scultore

Giuseppe Garibaldi Presso 9 Marsala Qui O Si Fa l'Italia O Si ...

Assodato che un monumento è l’atto di raccontare e celebrare, è facile capire che i monumenti giocano un ruolo fondamentale nella creazione dei miti di una società. Non sono l’unica cosa che forgia i miti della società, ma sono una delle cose, simbolicamente la più vistosa.

Di nuovo, “mito” qui non è inteso in senso derogatorio. E’ inteso come opinione di default che una persona acquisisce senza troppe questioni.

Quando la persona media pensa a Garibaldi, la prima cosa che le viene in mente non è il personaggio storico reale (che magari ha studiato un pochino alle medie 30 anni prima e poi basta), ma il gagliardo guerrigliero in camicia rossa che scruta l’orizzonte dalla cima di una colonna.

E qui possiamo trovare il primo problema che ammorba la discussione: la commistione tra monumenti e Storia.

La Storia la si impara a scuola, nei musei, o via buoni programmi di divulgazione (e via il mio blog, ovviamente). Quella dei monumenti non è educazione intellettuale, è propaganda politica (di nuovo, usato qui senza nessun intento derogatorio).

Garibaldi è in cima a una colonna perché è un eroe che ha partecipato alla creazione dell’Unità d’Italia, che è stata una gloriosa lotta contro gli stupidi Borbone e gli infami Austriaci, e l’Italia è un grande, bel Paese, di cui tutti possono essere fieri!

Poco importa che Garibaldi e Cavour si odiassero, che l’Italia creata non fosse assolutamente ciò che Garibaldi aveva in mente, che i Savoia abbiano represso con crudeltà le insurrezioni meridionali: Garibaldi è un eroe nazionale e incendia il cuore di romantico ardore.

La statua di Garibaldi ha il fine di rinforzare il sentimento nazionale e offrire un modello di audacia e idealismo, non quello di educare la gente su chi fosse o sul sofferto e complicato periodo che fu il Risorgimento.

Cosa c’entra questo con Boal, Black Lives Matter, e le statue di Cristoforo Colombo?

La narrativa dominante (propugnata dai monumenti) spesso marginalizza o cancella chi non si conforma al default. E, di conseguenza, chi non è rappresentato tende a restare invisibile al punto di vista di default.

Funziona anche in contesti storici e politici diversi. Prendiamo il monumento all’Operaio Sovietico: non viene eretto dagli operai, viene eretto dal Partito che controlla gli operai. Celebra laboriosità, determinazione, l’abnegazione di chi partecipa nel suo piccolo a un progetto più grande di lui. Nobilita una categoria spesso bistrattata (“lavoratori essenziali” vi dice niente?). Ma allo stesso tempo legittima e consacra un certo ordine sociale. E’ certamente positivo riconoscere l’importanza dell’operaio, ma è altrettanto vero che si tratta di propaganda per tenere la gente al proprio posto, un posto che la classe dirigente ha scelto e definito per loro, e su cui non si discute.

Image - 9218] | In Soviet Russia... | Know Your Meme

Tutti in Italia sanno chi è Garibaldi. Molti meno hanno sentito parlare di sua moglie Anita. Eppure Anita era pure una rivoluzionaria tostissima, accompagnò il marito in numerose imprese, e il tutto sfornando pargoli su pargoli! Eppure, mentre suo marito sta nelle piazze di quasi ogni città, solo Roma, a mia conoscenza, ha dedicato un monumento a questa feroce soldatessa.

Garibaldi si avvicina molto al default: era un uomo, lo possiamo considerare “italiano”, era molto eterosessuale, ed era conforme a certi ideali di mascolinità del periodo (coraggioso, audace, idealista, ecc). Viene quindi ripulito di tutte le cose scomode (il fatto che odiasse il Papa, il fatto che fosse un rivoluzionario, un mercenario, un puttaniere, qualcuno condannato a morte in contumacia, ecc.) e paffete, hai un eccellente elemento narrativo per infondere amor di patria e rinforzare lo status quo.

Rerum Romanarum: Monumento ad Anita Garibaldi

Anita being a kickass bitch

Anita è lontana dal default, e quindi viene esclusa dal fantastico mito nazionale. Le donne soldato non rientrano nella narrativa della classe dominante, ergo non vengono raccontate, anche se sono esistite. Sono così escluse che ho sentito con le mie orecchie un certo “storico” uscirsene con “la guerra è una roba da uomini”, che è un’affermazione di una stupidità talmente abissale da dare le vertigini. Bref, il punto non è insegnare la Storia, il punto è rinforzare il mito.

Quanti monumenti alla Seconda Guerra Mondiale esistono in Inghilterra?

E quanti di questi celebrano Turing?
Pochi. Quello famoso è uno, anche se gradualmente ne stanno comparendo altri.

Alan Turing Memorial, Manchester 2017 | Having visited Bletc… | Flickr

Alan Turing in Manchester

Turing non si conforma al default ed è stato vittima dello Stato, uno Stato che lui ha servito con lealtà nel periodo di massimo pericolo. Non solo Turing non conferma il mito mascolino, ma getta una pessima luce sul mito nazionale. Come si può essere fieri di un paese che ha fatto a Turing ciò che ha fatto? Solo a pensarlo provo pietà e tristezza. Provo rancore verso lo status quo che ha permesso un’ingiustizia del genere.

Quindi niente statue giganti con piedistallo in marmo per Turing. Non è un personaggio utile alla narrativa dominante (o, per lo meno, non lo è stato finora).

Sia chiaro, questi sono solo esempi: si tratta di un discorso generale che per necessità di spazio sto riducendo al massimo.

Vale la pena ripeterlo: i monumenti sono solo un elemento della narrativa collettiva. Tuttavia sono quello simbolicamente più vistoso insieme alla bandiera. Sono simboli della nostra identità, dell’idea che abbiamo della nostra Storia.

E’ la ragione per cui li costruiamo, ed è anche la ragione per cui decidiamo di abbatterli. Non è quindi una sorpresa che la recente ondata di proteste li abbia presi di mira: per chi vuole contestare lo status quo, ha perfettamente senso attaccare i simboli che lo legittimano e lo celebrano.

E’ perfettamente legittimo rimettere in questione chi viene celebrato e come. Ed è perfettamente normale avere statue che “invecchiano male”.

Ci sarà sempre qualcosa che pare normale in un periodo e disdicevole in un altro. Le abitudini cambiano, la narrativa anche, e i monumenti pure.

Sicché non è bizzarro che questo dibattito salti fuori. Se siete contro il rovesciamento delle statue, ottimo. E’ una posizione di per sé più che legittima. Ma per carità non riciclate argomenti fuffosi, perché la fuffa è la morte del dibattito.

Di seguito i peggiori argomenti anti-iconoclasti che mi è capitato di leggere.

Parte 4: ”La Repubblica Fiorentina è una ferita ancora aperta, Ferretti” (cit.)

Participation Trophies. Upvote so this image shows in Google ...

Argomento 1: “Queste statue sono di grandi uomini”

C’è tanto da spacchettare qui, ma principalmente: no. Mi spiace, la risposta è no.

Chi sceglie chi è un “grande uomo” degno di un posto in una piazza?

La classe dominante.

Non gli storici, non gli archeologi, non i ricercatori o i filosofi. E la prova è che, se dipendesse da me, l’Italia sarebbe addobbata solo da statue in scala 1:7 di Drusilla Foer.

ELEGANZISSIMA - Teatro della Pergola

Drusilla è una signora ricca e privilegiata ma: continua a pagare la domestica nonostante la quarantena, non fa una piega quando la signora Ornella le prende in prestito gli orecchini Van Cleef, e non porta rancore quando la insultano. Drusilla è un modello positivo di cultura ed eleganza. Siate come Drusilla.

Come coi monumenti a Garibaldi, il punto non è celebrare lui come persona, con i suoi pregi e difetti, ma fare di Garibaldi un “mito”. Come abbiamo visto, c’è una ragione politica dietro un monumento, e, a volte, col cambio del contesto cambia anche la necessità politica.

Un esempio perfetto per questo è la statua di Cristoforo Colombo.

La prima statua a lui dedicata è del 1792, ma la celebrazione di Colombo e della sua impresa prese vento solo dopo il 1892, a seguito di uno dei peggiori linciaggi della Storia, in cui 11 immigrati italiani furono massacrati perché accusati di aver assassinato un poliziotto. Gli Italiani non erano ancora stati ammessi al Club dei Bianchi (l’idea di razza bianca è una minchiata inventata solo per discriminare, ma di questo riparleremo), ed erano discriminati, oppressi, assassinati.

Per combattere questo razzismo anti-italiano, il presidente Benjamin Harrison incoraggiò, tra le altre cose, la celebrazione di un eroe che simboleggiasse al tempo stesso italiani e americani: Cristoforo Colombo. Columbus Day divenne una giornata di celebrazione nazionale. I monumenti a Colombo sono stati eretti per legittimare la comunità italoamericana.

Christopher Columbus Statue.jpg

Statua di Colombo del 1893, in Providence, Rhode Island

E’ facile constatare che ciò ha zero valore storico. Colombo non era “italiano”, arrivò alle Barbados, e, se proprio vogliamo, era lì in nome e per conto degli spagnoli.

Il monumento non serviva a “educare la gente” sulla figura storica di Colombo. Serviva a celebrare la comunità italoamericana e includerla nel mito collettivo dell’America.

Il rovescio della medaglia è che la figura di Colombo è inestricabilmente legata alla colonizzazione, la persecuzione degli indigeni, la tratta degli schiavi e tutta quella bella roba. Ma nel 1892 a nessuno fregava una beneamata mazza di questo: la schiavitù ha continuato a esistere legalmente fino al 1865, e non parliamo nemmeno dei First Nation, che sono tutt’ora una delle comunità in assoluto più discriminate d’America (avete voglia di indignarvi? Leggetevi l’orrida vicenda della North Dakota Access Pipeline). Per avere un’idea del clima ideologico del periodo, basti pensare che The White Man’s Burden di Kipling è del 1899. Altro che celebrare Colombo malgrado le implicazioni coloniali: le implicazioni coloniali erano fighe!

Oggi gli italoamericani sono considerati “bianchi” e non sono più oggetto di linciaggi e sistemica discriminazione. Oggi la comunità afroamericana e indigena chiedono che il simbolo mitologico della comunità venga cambiato con qualcuno che non celebri anche schiavismo, colonizzazione e genocidio.

Quando Colombo viene spinto giù dal suo piedistallo, il punto non è semplicemente “lui era una brutta persona”, il punto è “celebrare questa persona rinforza la narrativa che sminuisce la colonizzazione, lo schiavismo e , di conseguenza, la discriminazione razziale”.

E tenete conto che oggigiorno ci sono in America politici che descrivono la tratta degli schiavi come “una benedizione sotto mentite spoglie”. Quindi sì, questo crimine contro l’Umanità viene assolutamente sminuito e distorto dalla propaganda della destra, non sono paranoie da blogger afrocentrista.

Quindi il punto non è soltanto “cosa questa persona ha fatto”, ma “che ruolo gioca questo monumento in questo frangente storico”. Ed è importante tenerne conto quando ci si forma un’opinione in proposito.

Possiamo trovare personaggi storici che possano celebrare il nostro passato senza essersi macchiati dei peggiori crimini della Storia?

Magari no. O magari abbiamo deciso di celebrare alcuni personaggi in favore di altri perché la nostra narrativa ha interiorizzato il razzismo e la discriminazione.

Argomento 2: “L’iconoclastia distrugge la Storia”

Vorrei tanto sapere cosa capitava in Germania prima del ’45, ma gli Alleati hanno tirato giù tutte le svastiche e ora nessuno sa più cosa è successo.

L'immagine può contenere: una o più persone e persone sedute, il seguente testo "KAM R SOMETIMES I WISH WE KNEW WHAT HAPPENED IN GERMANY IN THE 1940'S BUT THEY TORE DOWN ALL THE STATUES so IT IS IMPOSSIBLE. @JenAshleyWright"

Questo argomento è cretino.

Mi dispiace.

E’ cretino e superficiale.

La Storia sta nelle scuole, nei musei, nei saggi, nei buoni programmi di divulgazione. Nessuno sta suggerendo che non si studi più la storia di Cristoforo Colombo. Al contrario, quello che viene chiesto è che invece di raccontare la storia di un eroico navigatore che “scoprì l’America”, si racconti la realtà molto più complicata, sfaccettata e difficile di Colombo, dei suoi tempi, e delle conseguenze dei viaggi d’esplorazione.

Ingiustizia, persecuzione e genocidio sono parte della nostra Storia. E mi dispiace se questo disturba l’ideale di “popolo di santi, poeti e navigatori”, ma è un fatto. E questo non per giocare alla gara dei progressisti: le società del passato erano iscritte in un contesto diverso con valori diversi. Il punto è che oggi, la nostra società è piagata da una serie di problemi attuali che derivano anche dal fatto che non abbiamo processato certi aspetti del nostro passato.

Non si sta chiedendo di cancellare la Storia, si sta chiedendo di insegnarla di più. La verità è che ora la Storia viene costantemente ripulita, epurata e travisata.

Nel 2018 uscì un saggio intitolato Teaching rape in the Medieval Litterature classroom. La notizia è stata condivisa sul gruppo Facebook Medieval Life and Combat studies. E bingo:

Medieval_life_combat_studies_rape

Notare che nessuno dei partecipanti alla discussione aveva letto il saggio, quindi non potevamo sapere come fosse scritto. Ma puntuale come le tasse, il tizio con la coda di paglia che interviene a pestare i piedi che non bisogna parlare dello stupro nel Medioevo perché “è politico”, e “qualcuno pensi ai bambini”, e “non è colpa della società se la gente stupra”, seguito da uno sbrodolo immondo di stronzate apocalittiche sui vichinghi e roba varia.

Non ha fonti che disputino la tesi del libro (tesi che non conosce), non ha dati, non sa cosa il libro contiene, ma sa che questa Storia non s’ha da insegnare.

La preoccupazione per la Storia, per molti, è un’ipocrisia. Non vogliono davvero che si insegni la Storia, vogliono che si racconti qualcosa che legittimi la loro visione di mondo.

Quando qualcuno decide di parlare di stupro, o di schiavismo, o di come questo o quell’eroe nazionale abbia anche fatto cose molto poco carine, l’alzata di scudi non avviene perché si sta travisando la Storia, ma perché si sta attaccando la storia con la s, la narrativa, il mito fondatore.

Tornando a “l’iconoclastia distrugge la Storia”, questo argomento non sarebbe cretino se l’iconoclastia se la prendesse con quelli che sono effettivamente reperti storici. Oggetti unici nel loro genere, come la Colonna Traiana. Ma non sta succedendo. A ora, la gente ha preso di mira statue del XIX° secolo o successive, senza nessuna particolarità tecnica o artistica di rilievo. Certo, se si lascia la situazione suppurare ancora un po’, la probabilità che qualcuno faccia una stronzata aumenta. Ma di questo parleremo più tardi.

Sia chiaro: non sto dicendo che “siccome non sono statue storicamente rilevanti allora va bene rottamarle”. Si può discutere sul perché e come queste statue siano state rimosse. In questa sede sto solo sottolineando che l’idea “cancellare la Storia” è assurda.

Si può dire che, anche se privi di qualsivoglia rilevanza storica, questi monumenti sono comunque “oggetti d’Arte”.
Ma questo può essere detto di qualunque cosa. Magari a me dispiace di più quando viene coperto un murales moderno che non quando Ritratto del Cardinal Stafava d’Aragona (1798) viene mangiato dai topi. E’ una discussione legittima, ma che si basa poco sui dati e molto sui sentimenti personali.

Argomento 3: “Queste sono statue di grandi uomini figli del loro tempo”

L'immagine può contenere: spazio all'aperto, il seguente testo "I, too, mostly learn history from looking at statues. People used to be green and quite large. Most of them sat on horses. The horses tended to be mad. Everyone had bird shit on them. People liked swords"

Ni.

Come detto, la scelta di chi e come rappresentare è una scelta politica. Ma anche volendo solo considerare il monumento come “celebrazione” di qualcuno, c’è un bilancio da fare.

Socrate andava a letto coi ragazzini. Oggi sarebbe considerato un pedofilo. Si può discutere se dedicargli o no un monumento, ma nella discussione giocherà il fatto che Socrate ha gettato le basi per una lunghissima tradizione filosofica occidentale. Inoltre Socrate è vissuto in un mondo abissalmente diverso dal nostro.

Prendiamo invece Montanelli, no? Mentre ai tempi di Socrate era effettivamente normale scopare ragazzini, il madamato non era approvato dall’esercito e fu vietato ufficialmente nel ’37. Quando Montanelli disse di aver comprato e stuprato Destà, stava già infrangendo le leggi e i costumi del suo tempo. Non solo, ma il nostro difendeva le sue azioni nel 2000, quando ormai avevamo capito che forse la compravendita delle bambine non è una cosa carina da fare. Inoltre, durante la sua carriera di giornalista, ha spesso mentito, distorto i fatti, ha scritto dei libri di Storia che sono degli assoluti troiai, e ci ha lasciato in eredità quella porcheria de Il Giornale.

Quindi perché avere il suo monumento? Cosa stiamo celebrando, di preciso? La prosa fluente? Basta quella? Perché a questo punto io faccio una Torta Foresta Nera al té verde che nemmeno ve la racconto, dov’è il mio busto bronzeo? Sono anche più carina! (Fun fact: non ho stuprato nessuno e compro esseri umani solo occasionalmente e solo per nutrire i gatti)

Le posizioni “le statue vanno tutte bene perché erano altri tempi” o “buttiamo giù tutti quelli che non erano puri abbastanza” sono entrambe idiote, con la differenza importante che nessuno sostiene la seconda (salvo forse un pugno di scoppiati) e un sacco di gente sostiene in modo più o meno dichiarato la prima. Ad ogni modo, bisogna discutere al caso per caso, tenendo conto del ruolo narrativo che il monumento in questione gioca, oltre che della realtà storica del soggetto. Per altro, rimando al mio articolo precedente.

Argomento 4: “Ma allora le piramidi costruite dagli schiavi?”

Confederate flag / Egyptian pyramids meme beautifully illustrates ...

Puttanaeva ‘sta stronzata degli schiavi è dura a morire!

Le Piramidi erano una celebrazione del potere della classe dirigente egiziana. E certo, con gli occhi di oggi, sarebbero tutti da ghigliottinare. Ma c’è un dettaglio: sono già tutti morti. Loro e i popoli che opprimevano. Le Piramidi sono reliquie del passato che possono magari essere appropriate, ma che, di per sé, propugnano una gloria e un potere che non esistono più.

Nell’altro articolo facevamo l’esempio della Colonna Traiana: senza più l’Impero, la colonna è un reperto storico, utile per studiare il passato, apprezzabile per il semplice valore artistico.

In entrambi i casi si tratta di artefatti unici nel loro genere, e quindi fondamentali per il nostro patrimonio culturale. Le statue celebrative del XIX° non corrispondono a questi criteri.

Argomento 5: “Vandalizzare le statue è sempre sbagliato perché sono parte della nostra Storia”

me-OW — HES FUCKIMG FACEPALMING

Questa non so nemmeno se discuterla: è cretina e basta. Dovevamo tenerci le statue del Duce? Dovevano lasciare la Svastica sopra il Reichstag? Suvvia, non diciamo stronzate.

Certo, sarebbe molto meglio una pacata discussione su queste opere, in cui si prende in considerazione il contesto, le ragioni, ecc. Magari si potrebbe creare un museo apposito dove collocarle, conservarle e usarle per effettiva divulgazione.

Ma a parte il fatto che la Cultura ha le pezze al culo, questa pacata discussione andava fatta prima. Non dopo che la costante ingiustizia ha fatto esplodere la Rivolta dei Ciompi 2.0.

E spesso, quando un ricercatore prova a smontare preconcetti attuali (come l’idea che il concetto di “razza bianca” risalga all’Antichità), viene prontamente attaccato da gente come il tizio postato qui sopra. Volete un esempio? Provate ad affrontare il controversissimo tema della policromia nella statuaria romana.

In altre parole: non solo una discussione onesta e documentata della Storia non viene valorizzata, ma spesso viene attivamente scoraggiata da molti utilizzatori. Le scritte spray sulle statue di Colombo non mi impediscono di fare ricerca: le minacce di morte sono per contro un deterrente ben più grande.

Oprah You Get A Meme |  YOU GET A DEATH THREAT!! YOU ALL GET DEATH THREATS!! | image tagged in memes,oprah you get a | made w/ Imgflip meme maker

Questo tipo di “capisco il messaggio, ma il modo, signori miei, il modo….” è qualcosa che mi risulta particolarmente fastidioso. E’ un punto di vista figlio del privilegio.

IO posso divertirmi a discutere della statua di Colombo, perché non sono io quella che viene strangolata sul marciapiede (a me tuttalpiù mandano qualche minaccia di morte o tirano maiale marcio in giardino, ma non divaghiamo). Tollerare silenziosamente un sistema che danneggia una categoria svantaggiata, e poi alzare il mignolo sdegnati quando detta comunità protesta in modo troppo esuberante, è pessimo. Specie quando gran parte della protesta è pacifica.

Martin Luther King disse: “riot is the language of the unheard”.

Vogliamo che questa pericolosa (perché E’ pericolosa, a lungo andare) ondata di iconoclastia finisca? Iniziamo ad ascoltare. Iniziamo a responsabilizzare chi ci governa e a combattere la narrativa secondo cui siamo tutti un “popolo di santi, poeti e navigatori”. Ridiscutiamo il ruolo dei nostri monumenti e il modo in cui insegniamo la Storia. Iniziamo a non tollerare più certi atteggiamenti discriminatori e a incoraggiare uno studio della Storia più completo.

Anche perché, davvero vi preoccupa tanto la Storia?

Bene, perché dal 2016 gli oleodotti stanno tranciando attraverso siti archeologici americani. Non statue del secolo scorso pagate un tanto a chilo di bronzo, no. Veri siti archeologici, cose effettivamente importanti per la conoscenza della Storia umana, cose effettivamente insostituibili e irreparabili.

Nel 2017 Trump ha drasticamente ridotto i Monumenti Nazionali di Bear Ears e Staircase-Escalante, aprendo all’attività mineraria a scapito dei siti archeologici oltre che dell’ambiente.

Quest’anno Rio Tinto ha fatto esplodere un sito archeologico australiano vecchio di 46.000 anni e segnato come di “grande valore”. Lo hanno potuto fare grazie a un cavillo razzista della legge australiana che rende il patrimonio aborigeno archeologico facilmente sacrificabile.

Potrei continuare. Questo genere di distruzione effettiva della Storia capita tutto il tempo.

E per chi dice “vabé, ma non lo sapevo”, ovvio: queste notizie girano poco. Non è il genere di notizia che viene spinta, perché non fa molti click. E non li fa in parte per il retaggio razzista che considera i siti archeologici di certe culture come inferiori a quelli di altre.

Parte 5: levatemi tutto, ma non il mio mercante di schiavi.

normandy Memes & GIFs - Imgflip

A me non piace il vandalismo.

Non mi piace il casino.

Ed è assolutamente legittimo chiedersi se uno slancio iconoclasta che prende di mira statue degli anni ’60 non possa, sul lungo periodo, degenerare in qualcosa di più dannoso.

MA gli argomenti succitati sono tutti fuffosi. E il punto non è tanto cosa potrebbe teoricamente eventualmente succedere. Il punto è che ora della gente viene martoriata da un sistema ingiusto. Il punto è che questo stato di cose ingiusto viene difeso in nome “della Storia”, e questa è una colossale presa per il culo.

E qui si arriva secondo me alla vera ragione per cui a molti è saltato il grillo a vedere statue di schiavisti buttate in mare.

Quelli vittime di razzismo e discriminazione sono delle minoranze. Il che significa, logicamente, che la maggioranza di noi non subisce questo genere di angherie, o le subisce molto meno. In questo particolare contesto, a noi lo status quo va anche bene.

Quando qualcuno chiede con veemenza che qualcosa cambi, lo percepiamo come un attentato alle nostre abitudini. Di colpo l’arredo urbano cambia. Di colpo quel monumento sotto cui giocavo da bambina è “problematico”. Di colpo quel personaggio che non ho mai studiato ma che ho sempre sentito descrivere come “un grande scrittore” è visto come un  criminale.

Non solo mi si chiede di pensare a un sacco di cose che prima potevo tranquillamente ignorare, ma mi si chiede di riconsiderare elementi che costituiscono la mia stessa identità: le mie abitudini, la mia città natale, il mito che mi sono raccontata sulla Storia del mio paese.

E non ne ho voglia! Non è stata colpa mia se le cose sono andate come sono andate, io manco ero nata! La mia vita è già una merda così, voglio solo viverla il più in pace possibile, è chiedere troppo?

La risposta è sì.

E’ chiedere troppo se il tuo “vivere in pace la tua vita” contribuisce a rendere la vita degli altri peggiore.

Molti sono inviperiti non tanto per le statue. Sono inviperiti dal cambio subitaneo imposto alle loro abitudini. E’ una reazione di pancia comprensibile, ma che una persona razionale deve saper rimettere nel suo giusto contesto. Questionare le proprie abitudini è brutto, il fatto che qualcuno possa spararti dal finestrino senza essere chiamato terrorista è peggio.

Tutti interiorizziamo pregiudizi e preconcetti. Non esistono persone “pure”. Ma quando ci rendiamo conto di aver interiorizzato qualcosa di così dannoso, sarebbe il caso di guardarsi allo specchio e lavorare un po’ su noi stessi.

Se vi indignate di più per una statua di Colombo rovesciata che non per l’omicidio impunito di un bambino di dodici anni, dovete lavorare su voi stessi.

E se siete (comprensibilmente) preoccupati che questa ondata iconoclasta sfugga di mano, smettetela di condividere post di conservatori che vanno a caccia di casi umani per deligittimare un movimento di protesta (che è oggettivamente legittimato dai fatti, vedi inizi articolo), e iniziate ad ascoltare la storia di chi è così esasperato da sfidare una pandemia per tirare una secchiata di vernice a un mercante di schiavi.

Perché in gioco non c’è una statua di bronzo, c’è la pelle di persone vive.

Nel 2017 in Francia un controllo di Polizia in un quartiere disgraziato di Parigi girò male. Un giovane di 22 anni chiamato Théo cercò di opporsi all’arresto. Nonostante i poliziotti fossero 4 contro 1, la cosa degenerò in pestaggio, culminato con un poliziotto che usò il manganello per stuprare Théo, lasciandolo invalido.

Il giudice ha determinato che si è trattato di un incidente. Perché può succedere a chiunque di sferrare un affondo con un bastone di metallo sul didietro esposto di un uomo a terra. No?

Questo è solo UN esempio. Ce ne sono tanti, purtroppo.

E allora cosa se la comunità nera Parigina schizza graffiti di protesta sulla statua della Nazione?

La statua della Nazione potrà essere lavata.

La vita di Théo è rovinata per sempre, la sua comunità è traumatizzata, la fiducia nella polizia, in quel quartiere disgraziato, ha ancora meno ragione di esistere. E questo significa più omertà, più crimine organizzato, e quindi più rischio per i poliziotti stessi.

Certo, imbrattare muri e strade non è una cosa carina da fare. Certo, a lungo andare l’iconoclastia può sfuggire di mano. Ma non è nulla se comparata ai danni che le minoranze subiscono per mano dello Stato o di gente tollerata dallo Stato. Tutte le statue divelte in America non contano assolutamente un cazzo davanti alla perdita di patrimonio archeologico che avviene e continua nell’indifferenza generale.

Se potete perdonare a Montanelli pedofilia e stupro perché “erano altri tempi”, allora potete perdonare atti simbolici di vandalismo perché “sono questi tempi”. Lo Stato è quello con la maggiore responsabilità. E’ lo Stato che può fare qualcosa, o lasciare che le cose degenerino via inazione o repressione indiscriminata.

Police brutality - Meme by Allenyd80 :) Memedroid

E’ assolutamente legittimo rimette in questione i miti, la propaganda, i monumenti. Se vogliamo che questa rimessa in questione abbia luogo nelle aule delle Università, dobbiamo far in modo che queste aule siano aperte e che la ri-discussione sia partecipata, non qualcosa che una sola parte deve richiedere urlando a rischio della propria vita.

MUSICA!


Bibliografia e letture aggiuntive

Articolo Wiki sul caso Floyd

Articolo Wiki su Arbey

Articolo Wiki sul caso Taylor

Articolo Wiki sul caso Rice

Articolo Wiki sul caso Castile

Articolo Wiki dell’Affaire Théo

Articolo Wiki sulla storia del Columbus Day

BALKO Radley, There’s overwhelming evidence that the criminal justice system is racist

Distruzione del sito di Pilbara in Australia

Distruzione dei siti archeologici da parte della NDAPL

EDWARDS Frank, LEEB Hedwig, ESPOSITO Michael, Risk of being killed by police use-of-force in the U.S. by age, race/ethnicity, and sex (qui il pdf)

KING Erika, Black men get longer prison sentences than white men for the same crime

OPPEL Richard Jr., GAMIO Lazaro, Minneapolis Police use force against Black People at 7 times the rate of Whites

Rischi per il patrimonio di Bear Ears

U.S. Sentencing Commission, Demographic Differences in Sentencing: An Update to the 2012 Booker Report

 

 

47 thoughts on “Iconoclastia e il rifiuto di stare a sentire: se vi preme la Storia, smettete di usare argomenti fuffa

  1. Grazie! Grazie, grazie, grazie. Sarà il periodo infelice, ma cominciavo a disperare che si potessero avere discussioni razionali all’infuori della mia bolla di iconoclasti e gente che si scanna sulla fattura delle spade La Tène (che dice già tutto).
    Tra l’altro mi sembrano tutti argomenti comprensibili anche senza essere addetti ai lavori. Parlare di status quo è complicato, e posso anche capire il panico e le reazioni di pancia, ma anche se non so cosa ha fatto Colombo nei Caraibi, la differenza tra una statua eretta a fine Ottocento e una del I secolo d.C. dovrebbe essere evidente. Okay, spesso nelle gite scolastiche si mette tutto assieme, ma non riesco a capire tutta questa gente che avrebbe imparato dalle statue invece che dai libri di testo o almeno dalle guide turistiche (cartacee e in carne e ossa). L’impressione è che davvero molte opposizioni siano o emotive o in malafede – vedi esagerazioni come quella delle piramidi, che sono l’equivalente del dire “da domani eroina per tutti!” quando si accenna alla legalizzazione della cannabis.
    Ad ogni modo, grazie. E grazie anche per la chicca della canzone anarchista!

    • Purtroppo quando vai a toccare le abitudini della gente la reazione che hai è sempre isterica. Le abitudini sono una cosa intima, ed è davvero sfibrante cercare di raggiungere la persona dietro la prima esplosione emotiva.
      Giuro che la prima stesura di questo articolo erano quindici pagine di MA MO’ VE LO BUCO ‘STO MONUMENTO 😀

  2. Ma anche il mito umanista che la vita e il punto di vista di un uomo sia la cosa più preziosa che esista al mondo è frutto di una visione parziale ed ideologica, che potrebbe essere suscettibile di essere rovesciata al pari di una statua. Per sfidare i tuoi punti ciechi, potrei dirti che un uomo vive cira 80 anni, poi muore e si reincarna, mentre una piramide “vive” 10.000 anni, anzi di più, e rappresenta non solo una visione politica o religiosa o chissà cosa, ma anche il frutto di tutte le conoscenze del popolo che l’ha eretta. Nessun uomo può avere il valore di testimonianza del passato, di quanta ne abbia una piramide. Ecco perchè per taluni monumenti l’iconoclastia è e deve essere inconcepibile.

    • Non sono sicura di aver capito appieno il tuo punto di vista. Comunque concordo appieno che opere come le Piramidi devono essere preservate. Anche perché, in questo contesto di discussione, è assurdo volerle equiparare a una statua del Montanelli del 2006 o un monumento confederato degli anni ’60.

  3. Prima ho provato a scrivere un papiro, ma i gremlin del tuo blog se lo sono magnato. Per ora, riscriverò solo la parte più scema, quella iniziale.
    Se la tua torta foresta nera al tè verde è così buona, propongo una tua statua per davvero (difficile infilare in una sola statua la pasticceria, i gatti, la rievocazione storica etc., ma magari ti si rappresenta tipo Ecate.
    Un’Ecate fatta di torte, gatti e spade).
    Però non so se i fan di Fomenko passeranno a cambiare le date sulla tua targa.

      • Ho un solo problema con l’idea di essere russo: vivere in un paese governato da Putin. Non so se questa mia visione si allinei alle ipotesi di Fomenko.
        Per il resto, la Russia ha la sua dose di figaggine ^^

        Comunque, mo’ vado a studiare l’orbita lunare, voglio essere certo che il giorno in cui sono nato sia davvero sul calendario 😛

      • Cito la badante Georgiana di mio nonno: “Putin è cattivissimo, non come Stalin CHE NON HA FATTO NULLA DI MALE”.
        Quando me l’ha detto ho vinto l’oro al campionato mondiale di poker face. Cioè… Aaaaaargh!

  4. Intanto grazie, è davvero l’Articolo che meglio tratta un argomento complesso come il rapporto tra potere \ politica \ popoli che ho letto in questi mesi. Il punto fondamentale è proprio lì: la statua rappresenta cosa, valorizza cosa? Oltre che il chi, cosa ha fatto davvero il personaggio? Ci metterei anche il pezzettino: e con che soldi quel marmo è stato scolpito? Segui il denaro… segui sempre il denaro…

    Finché si è tra i vincitori (o si presume di esserlo) certi simboli non ci fanno male, non ci danno da pensare, vale per le cose del passato e vale per quelle del futuro. Penso anche ai monumenti e alle vie che si vorrebbero intitolare a questo o quel politico (qualcuno morto in esilio sennò finiva in carcere per corruzione) semplicemente perché ci sono i soldi per farlo, si riscrive la storia, si dimentica. Ma in fondo era un bravo ragazzo
    …Oppure ritirare fuori quei vecchi sentimenti del passato, quel fascino dei treni sempre puntuali, perché c’è anche il pericolo della riscoperta dei vecchi monumenti, senza pensare davvero a cosa è successo.
    La storia, hai detto bene tu, è un’altra cosa, la storia è anche rimuovere simboli di un’ingiustizia

  5. Grazie, era l’articolo che avevo bisogno di leggere. Ho trovato tutto molto semplice da seguire, e molto condivisibile.
    La statua di Anita Garibaldi potrebbe diventare la mia statua preferita, a cavallo con figlio in braccio e pistola!
    Sto recuperando gli ultimi articoli, colgo qui l’occasione per dirti che mi fa piacere che, anche se sei stata male, ora le cose stanno andando meglio.

    • La statua fa riferimento alla volta in cui Anita fu attaccata in una casa col figlio di appena 12 giorni. Sfuggì alla cattura a cavallo, una pistola in una mano e il neonato nell’altra, e si rifugiò nel bosco, dove rimase nascosta senza scorte e senza aiuto per quattro giorni, finché on riuscì a raggiungere Garibaldi.
      Secondo un aneddoto di famiglia, Garibaldi ammise una volta a Francesco Simonetta che quando Anita era nei paraggi il nostro si guardava bene dal dare attenzioni ad altre donne perché “ci tengo alla pelle” 😀

  6. Ma quanto sono contenta che tu sia tornata, fra l’altro salendo adesso cosa ti ha era successo – e non che, legittimamente, non avevi tempo o voglia – ancora di più! Tre articoli meravigliosi!!

  7. Molto interessante, sopratutto la parte di: non sono gli storici che decidono chi mettere sulle statue, il che è un peccato…
    Tra l’altro a me sfugge davvero la cosa degli altri tempi, era figlio dei suoi tempi, ma che significa sta frase? Niente.
    Non credo che se qualcuno nel 1300 tirasse fuori una donna da casa sua mentre i soldati ammazzavano i suoi figli e la stuprasse sul selciato della strada la donna era consenziente, magari pensava “eh ma è il 1300 ci sta, i tempi sono questi”, no è stupro e il fatto che fosse più diffuso non cambia che sia stupro.

    E a me la statua a uno stupratore mi sta benissimo in fondo a un canale, se poi lo stupratore era un letterato mi leggerò le sue opere, ma non cambia il fatto che la statua sta bene in un canale.
    È il motivo per cui posso leggere lovecraft ma se qualcuno mi dice “eh ma era razzista” rispondo con “no, non solo razzista, anche misogino, una merda d’uomo, se vedo una sua statua ci sputacchio sopra”.

    • Ci sono casi limite, ma è vero che i tempi formano molto la morale. L’idea di umanità universale, per esempio, è molto recente, come anche il concetto di individuo. Molte società ragionavano in termini di gruppi: se la tribù Tal dei Tali ammazzava uno dei miei, io avevo perfettamente ragione ad ammazzare uno dei suoi. Se questo c’entrava, non c’entrava, o che, non era assolutamente rilevante.
      Anche lo stupro è un concetto che, salvo casi particolarmente estremi, è cambiato nei secoli. Fino a mica tanto tempo fa, lo stupro coniugale non esisteva. Molte donne che ne soffrivano non lo avrebbero definito stupro, perché il marito aveva diritto alla prestazione sessuale. Molte persone internalizzano il contesto in cui vivono, quel contesto gli appare come naturale, normale, ineluttabile come le leggi della fisica.
      Ho parlato con una signora georgiana che era stata costretta a sposarsi a quindici anni dopo che il futuro marito l’aveva rapita per la strada, buttata in una macchina e stuprata. La signora mi ha detto (e cito) “è un buon marito, dopo la prima figlia non mi ha più picchiata”.
      Per noi è una cosa atroce da sentire, nel 2020, per lei è la normalità. Per suo marito è la normalità. Certo, non ci vuole molto a capire che se qualcuno ti supplica di lasciarlo andare, DOVRESTI LASCIARLO ANDARE, ma è molto più difficile se quell’esperienza è capitata a tua madre, a tua sorella, alla tua compagna di banco, e la reazione della società è stata OH BEH. CAPITA.
      Questo non per deresponsabilizzare la gente (il marito della tizia le avrà anche fatto la grazia di non menarla, ma è uno stupratore!), ma perché se si vuole che un fenomeno diventi più raro, occorre cambiare il contesto in cui quel fenomeno si verifica.

      BTW, a me Lovrecraft piace un casino e ho tanta simpatia per la vita di merda che ha avuto, ma chi cerca di scusarlo con “eh ma erano altri tempi” può andare a farsi una girata: Lovecraft era una testa di cazzo PERFINO per gli standard dei suoi tempi 😀

      • Sull’argomento dei matrimoni tramite rapimento c’è una puntata del podcast “Cemento” (che parla dei paesi dell’ex unione sovietica (peggio di un paese comunista c’è solo un paese post comunista cit di un tizio conosciuto in Serbia)) che ne parla, in Cecenia sono il 25% del totale dei matrimoni in Kirghizistan il 20%.
        C’è anche un documentario di vice se ti interessa dove il giornalista segue un rapimento in diretta insieme al rapitore.

        Cmq quello che dici è vero ma appunto perchè abbiamo imparato che certe cose sono sbagliate, è giusto considerarle come tali, sempre.
        È una di quelle che cose che ho imparato ad antropologia: ogni civiltà ha il suo sistema di valori e devi considerarlo solo all’interno di quella società MA fuori dall’ambito di studio puoi tranquillamente dire che fa schifo e altri sono molto meglio.

      • E’ la ragione per cui mi cascano le palle ogni volta che qualcuno tira fuori “sono le nostre tradizioni”.
        Anche i sacrifici umani sono tradizionali, e magari nel contesto del periodo hanno anche senso, ma magari è una cosa positiva che non sgozziamo più gente sugli altari, no? “E’ una tradizione” non è un argomento logico di discussione.
        E, nel caso del nostro articolo, “è una tradizione” non è una buona ragione per celebrare gente che magari sta meglio in un museo che in piazza (o, nel caso di Montanelli, in fonderia).

  8. Di solito non commento. E se lo faccio è solo per esprimere apprezzamento. Che in questo caso è completo, senza se e senza ma. Aggiungo solo, come note di colore sulla scia di quanto scrivi, che il “grande” giornalista che giustificava l’aver comprato la dodicenne dicendo “eh, ma lì si usava così” era lo stesso che nel contesto del riflusso nel privato puntava l’indice contro chi sosteneva il legame tra personale e politico scrivendo che considerare le scelte di una persona come il frutto del contesto in cui si trova significa offrire alibi e scuse per i comprtamenti peggiori. Ed era anche lo stesso che, con un maschilismo che non disdegnava la misogina, difendeva le case chiuse perché in fondo ci sono cose che gli uomini vogliono fare e che le mogli perbene non devono prendere nemmeno in considerazione. Quindi, in Abissinia non si è mai trattato di UNO sbaglio, e il fatto che abbia sempre difeso le sue azioni ne è una conferma. (Tra l’altro appare singolare come i suoi difensori oggi accampino scuse su cose che invece lui difendeva e sosteneva…)

    • Ogni volta che mi è capitato di parlare di statue, negli ultimi tempi, si è sempre arrivati a Montanelli come ultimo punto di discussione in cui si arena l’intero discorso. Si inizia parlando di America e rivolte e si finisce con il tale che fa “Eh ma anche da noi in Italia, sapete c’è chi ha imbrattato la statua di Montanelli…”.
      Il fatto è che è difficile da lì smuovere il discorso e andare avanti parlando d’altro: ci si ferma sempre a parlare mezz’ora del madamato, ci si divide tra chi “eh ma il contesto storico giustifica” e chi “no non giustifica una beneamata mazza”. Quando si spiega che Montanelli aveva tante idee maschiliste e fuori luogo anche per i tempi in cui ha vissuto, lo stesso che l’ha tirato fuori di solito fa “Eh si, ma era un grande giornalista! Chissenefrega della vita privata o degli errori che ha fatto”.

      Mi pare sempre una discussione senza vie di uscita, che finisce per portare troppe attenzioni a chi, tutto sommato, nemmeno le merita. Allo stesso tempo finisce inevitabilmente per inquinare qualunque discorso più ampio sul senso delle statue e dei monumenti.

      Che poi io credo ci siano circostanze in cui distruggere i simboli ha un senso. Non riesco a non giustificare almeno un po’ in cuor mio la gente che in America butta giù le statue. C’è chi mi ha detto che voglio solo vedere il mondo bruciare, gli ho risposto che per come va il clima di questi tempi forse sarò accontentata.

      • Io sono una persona molto posata e temperante: anche quando sono chiaramente schierata, non nego che certi movimenti possano essere potenzialmente problematici sul lungo periodo.

        PERO’, quando mi trovo davanti un centrista che si nasconde dietro una sottilissima sverniciata di scuse e giustificazioni, la discussione è inutile perché in malafede: in modo cosciente o meno, il suo problema è che lo status quo per lui è intoccabile, e non importa quanti dati oggettivi o ragionamenti, o punti di vista presenti, perché il punto finale è che le sue abitudini valgono più della tua pelle.
        Montanelli NON era un grande giornalista, in nessun modo e secondo nessun metro. Era un bugiardo, un mistificatore, un contapalle con dichiarato intento politico che ha scritto e detto una frana di stronzate (e no, tutto questo non viene magicamente risettato da due pallottole dei brigatisti). Questo fatto è a portata di chiunque abbia voglia di spendere meno di un’ora a ricercare questo ridicolo nanerottolo. Se non l’ha fatto è che di Montanelli non gliene frega davvero qualcosa. Gliene frega delle proprie abitudini: LUI è abituato a pensare a Montanelli come a un grande giornalista, e questa è la cosa più importante dell’universo.

  9. Ma molte di esse non erano praticamente sfornate su commissione da fabbriche, come se fossero giganteschi nani da giardino(alla faccia del loro supposto valore artistico)? O ho letto una cazzata?

    • So che sono quasi tutte di fine ‘800 o della prima metà del ‘900 (con alcune anche più recenti), ma non so di preciso come siano state realizzate. Hanno quasi tutte lo stesso stile naturalista-pseudostoricista, quindi non mi sorprenderebbe assolutamente se fossero fatte con lo stampino, ma non ho fonti in proposito.

  10. Pingback: Il Grande Assente | Lo Strano Anello

    • [EDIT: risposta all’articolo di risposta che potete trovare qui, il link è anche pingato qui sopra, visto che l’autore si rivolge a me direttamente dal suo blog, io mi rivolgerò a lui direttamente dal mio]
      Ma cosa sto leggendo… Non sto nemmeno a rispondere punto per punto perché non finisco più, giusto un paio di punti salienti:
      “Nasce negli USA questa diatriba idiota sulle statue, cosa che non mi sorprende neanche un po’: sono un paese che di Storia innanzitutto ne ha poca”

      I coloni europei forse. Quando dico il razzismo interiorizzato…

      “Hanno avuto una guerra civile 150 anni fa, dopodiché la guerra l’hanno sempre esportata senza mai trovarsela in casa.”

      *Laughs in Pancho Villa*
      A parte ciò, non so bene come il “non avere la guerra in casa ma esportarla” offra un approccio alla Storia differente (?), vuoi elaborare?

      “Tutto è politica!
      … Come dire che niente lo è, nevvero?”

      No, non vero. Tutto ha una dimensione politica, punto. La seconda parte dell’affermazione è tutta da dimostrare (fai con calma).

      “Per esempio, il Tempo ha un effetto sulla società, e quindi la visione che ha piazzato la statua sul piedistallo è diventata obsoleta. Quindi, ABBATTEREEEEE!”

      Ho chiaramente detto che quando si parla di monumenti bisogna guardare “caso per caso”, quindi direi che qui abbiamo un bell’artificio retorico dell’esagerazione (il più pigro e banale, onestamente).

      “Quello che sembra sfuggirle, però, è che i simboli e i significanti sono anch’essi soggetti al Tempo. Non è che tutto il mondo è andato avanti e invece il significato di quelle statue è rimasto fermo – donde la necessità di abbatterle per “aggiornamento”.”

      Veramente ne ho parlato, dovresti rileggere con più attenzione.

      “alcune statue, costruite da poco, sono politiche; altre, vecchie, non lo sono più. Perché non sono più attuali, perché è passato TEMPO.”

      Sul perché alcune statue sono problematiche e altre no ho scritto un intero articolo, citato in questo, basta leggere ^_^

      “Sì, è vero, sono tutti morti i faraoni. Come sono tutti morti gli schiavisti, e gli schiavi, e i loro nipoti, pronipoti, pro-pronipoti. La statua di Colston fu eretta quasi due secoli dopo la sua morte, e ne è passato un altro prima che decidessimo che era cattivo e andava abbattuta. ”

      Con la leggerissima differenza che l’eredità dei faraoni è talmente distante da essere stata effettivamente inghiottita dalla Storia, mentre le conseguenze del colonialismo e dello schiavismo sono tutt’ora sentite (a meno che tu non stia suggerendo che il razzismo attuale sia nato ex-novo dopo il 1865 dal niente). Dopotutto Tulsa è del 1921, ma sono certa che qualcuno con un’opinione così consolidata sulla storia delle relazioni razziali negli Stati Uniti conosce questo episodio. E sono sicura che non serve far notare che Ruby Bridges, la bambina di sei anni che i militari dovettero scortare a scuola per evitare che i bianchi la tricudassero, oggi ha 66 anni. Di nuovo, a meno che tu non stia suggerendo che la segregazione non ha avuto nulla a che fare con la schiavitù, si parla di gente tutt’ora in vita, non di fatti di 3000 anni fa.
      Che poi non capisco bene come funzioni secondo te il Tempo: 150 sono allo stesso tempo una “storia piuttosto breve” e lunghi abbastanza da cancellare del tutto l’impatto del traffico di schiavi. Mah.

      Mi fa molto piacere che tu riconosca che il razzismo non è obsoleto, e come commenti che “se dobbiamo abbattere tutte le statue di razzisti non resta in piedi manco una cazzo di madonnina agli angoli delle strade.”.
      Immagina schiantarti di faccia nel cuore della questione e mancarla lo stesso di un miglio ❤ (Also, di questo pure ho parlato nell'articolo).
      Per qualcuno che tiene tanto al Tempo, noto peraltro che non hai nessun problema ad accozzare costruzioni di quattromila anni fa con statue di sessant'anni fa.

      "Ma se si ammette che il tempo cambi i significati, allora ci si deve confrontare anche con la disturbante ovvietà del fatto che nella maggior parte dei casi queste vecchie statue non significano più niente di tutte le nefandezze che sono loro attribuite, neanche in quei casi in cui davvero, in origine, lo significavano. In compenso, il tempo ha fatto acquisire loro il valore di testimonianza storica, nel nome del quale sarebbero da preservare."

      Lo riscriverò in modo semplice semplice: il razzismo è storicamente legato al periodo coloniale, le statue che celebrano noti colonialisti/schiavisti sono ovviamente associate a tale periodo e al razzismo che ne deriva e che OGGI è perpetrato dalle istituzioni. A prescindere da quello che pensi dell'iconoclastia, questo è un fatto assodato ed è per questo che le statue sono prese di mira.
      A meno che il tuo punto non sia "ma per me non hanno connotazioni razziste".
      Il che mi riempie di gioia. A chiosa, io oggi ho mangiato e risolto la fame nel Mondo (potrebbe ricomparire domani però).

      "E su questa scia si deve ovviamente proseguire con le statue dei nazisti, che sono statue sì abbattute… ma subito dopo la caduta del regime, quando ancora erano attuali e avevano un significato ben preciso."

      Già, perché non hanno abbattuto le statue confederate allora?
      Perché anche i sassi sanno che quelle statue NON sono state erette prima o durante la Guerra di Secessione, ma MEZZO SECOLO DOPO SE NON DI PIU', non dai secessionisti ma dai loro discendenti, ora élites statunitensi degli stati meridionali, con lo scopo preciso di celebrare il suprematismo bianco. Nessuno le ha abbattute perché la classe dominante è rimasta in sella (da qui il problema di narrativa, che chiaramente ti è passato del tutto sopra la testa).

      Per il resto, l'idea che la Storia sia un fatto capitato tanto tempo fa e ormai "fissato" e inerte è un approccio totalmente superficiale e ignorante della Storia. Mi fa piacere che tu nutra un interesse in materia, ma ti invito a studiare meglio l'argomento, così la prossima volta potrai darmi torto con un pochino più di cognizione di causa ❤

      "Addirittura, lessi da qualche parte qualcuno dire spregiativamente che la mia visione equivale a vedere la storia come se fosse “una cartolina”… Ma perché, che cosa si vorrebbe che fosse una roba successa trecento anni fa? Il nostro pulsante vissuto quotidiano? È esattamente “una cartolina”: una cosa ferma, lì, di cui noi abbiamo le tracce, che noi guardiamo e studiamo per cercare di comprendere meglio il presente, ma che non abbiamo il potere di modificare. Se no non è Storia, è attualità."

      Dai che ci siamo quasi: studiamo la Storia "per comprendere meglio il presente" perché i fenomeni storici NON sono roba morta e fissata, ma processi complessi che continuano ad avere effetto nel nostro mondo. Se voglio capire la stesura dei Codici giapponesi del 701, devo studiare il processo storico di state-formation, che rimonta almeno a quattro secoli prima. Se voglio capire il perché del razzismo oggigiorno, devo studiare, tra le altre cose, la Storia del colonialismo e della decolonizzazione. Preferisci chiamarla "attualità"? Chiamala come ti pare, basta che studi.

      "Il punto non è l’informazione sulla storia, è l’esperienza della storia, la connessione del presente con il passato attraverso il vissuto sensoriale."

      Ma la Storia è una cosa morta che sta nel passato come una cartolina, o è qualcosa che può essere sperimentata sensorialmente oggi? Mi sa che questo punto necessita ancora un po' di riflessione.
      E mi spiace dirtelo, ma quando vedi una statua di Colston non stai sperimentando la realtà storica di Colstion: stai sperimentando una storia su Colston. Una sua rappresentazione. E questa rappresentazione può essere più o meno attuale, più o meno veritiera. Sennò tanto vale dire che si "sperimenta la Storia" guardando Highlander.

      "Non ci serve certo che Auschwitz resti in piedi per ricordarci della Shoah, no?"
      MA PORCOCANE DAI, Auschwitz è un sito storico, non un monumento puttanaeva! E AD OGNI MODO nessuno sta dicendo che tutti i monumenti sono sbagliati, o che celebrare non va bene. Rileggi l'articolo, non credo di aver usato gergo tecnico.

      "mentre glisserò sulla retorica del white privilege; non ci bastava importare il razzismo stile USA, dobbiamo sorbirci pure l’anti-razzismo stile USA…"
      La coda di paglia alla mera menzione del fatto che, magari, forse, dico ipoteticamente eh, non tutti subisocono discriminazioni razziali come le minoranze. TOMBOLA ^_^

      "“siamo tutti razzisti”! Again: vorrebbe dire che non lo è nessuno."
      Se tutti respiriamo ossigeno, nessuno respira ossigeno.
      Se tutti siamo nati nessuno è nato.
      Se tutti dobbiamo morire, nessuno deve morire HO RISOLTO LA MORTE WOOHOO!

      "nessuno di noi è completamente immune a pregiudizi, ma molti di noi non vivono la propria vita sulla base di idee e principi razzisti e non appoggiano politiche discriminatorie."

      Nessuno è immune ai pregiudizi, ma in qualche modo molti di noi vivono in modo puro e privo dell'influenza di detti pregiudizi che, come ho appena ammesso, tutti ci ritroviamo in modo più o meno marcato.
      E nessuno ti chiede di non "rispettare la Storia europea" (?). Al contrario, ti si chiede di studiarla, invece di pascerti di narrative rassicuranti.
      Tiriamo due somme, sì?
      Non si impara la Storia dai monumenti.
      Quando guardi un monumento non "sperimenti la Storia", sperimenti una storia (s minuscola) che qualcuno racconta della Storia. Se vai a vedere la casa di Colston come l'ha lasciata lui, sperimenti l'intimità della vita di Colston. Se vedi una sua statua, sperimenti l'immagine che qualcun altro voleva presentare di lui a un certo punto della Storia. Di nuovo, dato di fatto, non è colpa mia.
      Quindi no, abbattere un monumento, a prescindere dal fatto che sia o no una buona idea, non ti impedisce di "apprezzare la Storia europea".

      “il tuo punto di vista sulle statue è legittimo e rispettabile”
      HAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAH MA CHE E'? Il punto di vista di chiunque è legittimo, nel senso che tutti hanno legittimamente diritto ad avere un punto di vista. Che sono, il Compagno Commissario che viene a trascinarti al gulag?
      Non è rispettabile perché è banale, superficiale, contraddittorio e disinformato. Ma sei liberissimo di tenertelo e crederci.

      E non pretendo di aver l'unica risposta alla questione. Pretendo di avere un'opinione informata. Cosa che tu palesemente non hai.
      Ti invito a rileggere con più attenzione l'articolo, perché temo che tu non l'abbia proprio capito.

      • Scusami, ma risponderò soltanto alla roba che meriti risposta.

        1) Tu hai “sfiorato” il tema del tempo, perché non potevi non farlo. Dunque hai dovuto per forza “sfiorare” la questione che una statua cambia significato. Ma non hai colto che se ha cambiato significato allora *non puoi inchiodarla alla sua funzione originaria*, e dire “questa è la statua di uno schiavista”, “questo celebra questo”, “questo serve a quello” richiamandoti alla funzione storica che *originariamente* questi artefatti avevano. Già: Auschwitz è un sito storico. Ma non è stato *costruito* per essere “un sito storico”: è stato costruito per gasare ebrei, farli morire di stenti, bruciare i loro corpi e fare sapone con le ceneri. Lo teniamo in piedi perché vogliamo usarlo per quello? Perché sai mai, vogliamo bruciarne degli altri? No, lo teniamo in piedi perché, appunto, è *storico*.

        2) Apprezzo che finalmente sei riuscita a mettere in gioco il Grande Assente e hai ammesso quello che io già dicevo: che l’eredità delle piramidi è semplicemente troppo lontana nel tempo per essere “sentita” oggi. Or is it…? L’antisemitismo di Hitler aveva di certo una matrice diversa da quello cattolico, ma l’origine è la medesima; il filo di discriminazioni, persecuzioni ed odio che ricollega il famoso “deicidio” ai pogrom alla Shoah è coerente ed ininterrotto. Duemila anni, eppure l’argomento è dannatamente fresco…
        Ma, certo, “il tempo conta”, è il punto di tutto il mio articolo. Riconosciuto questo, adesso sta a te spiegare come scegli tu i tuoi cut-off temporali. Di sicuro non sei stata capace di riconoscere l’assoluta non pertinenza dell’esempio di Montanelli e della sua statua, nonostante questa *giocasse in tuo favore*. Quindi di sicuro Edward Colston, 300 anni fa, statua di 125 anni, non è diverso per te da Montanelli, morte+statua entrambi vecchi di appena vent’anni. Insomma fino ai tre secoli, per te, è tutta quanta scottante attualità. Quand’è esattamente che una questione passa in giudicato? Perché chiariamoci: non è che a un certo il filo storico si interrompe, non è che le epoche più antiche sono irrilevanti rispetto a ciò che siamo oggi; sono tutte rilevanti allo stesso modo. È solo questione di span temporale. Colombo non è ancora ala sicuro, un po’ perché le sue statue son più giovani, ma sono comunque bei cinquecento anni… dai, diamo un numero: 800 anni? Bastano 800 anni a far “inghiottire” una cosa dalla Storia?
        E prima che tu mi domandi qual è il mio criterio, lo giudico caso per caso, ma essenzialmente dipende da quanto è attuale la questione. Sicuramente Montanelli è ancora attuale, è morto che io ero già grandicello. Sicuramente lo schiavismo non è attuale in USA, è un fenomeno chiuso e sepolto, e di sicuro è ancora meno attuale in UK, dove era stato abolito già molto prima. Il *razzismo*, invece, sarà sempre attuale, of course. Il che ci porta a…

        3) … alla difficoltà che molti hanno a concepire che i giudizi sono sempre intrinsecamente relativi, e con ciò non intendo instabili o mutevoli (che pure lo sono) ma che acquisiscono significato dal contesto. I termini che usiamo, in particolare, devono essere definiti come insiemi, e a seconda della definizione includeranno più o meno roba. Principio aristotelico, più la definizione è lassa, più roba ci entra, ma anche ha meno significato. Se io definisco l’uomo come bipede implume, includerà anche un uccello spennato, se aggiungo che deve avere le mammelle uccelli non ne includera più, ma magari qualche scimmia sì… se lo definisco come “un ente” ci sarà dentro tutto l’universo… Ma quella definizione non avrà più significato. Non so se giochi di proposito con l’ambiguità fra una definizione e una descrizione, ma il problema non è quello che si ascriva sotto una definizione data a priori di razzismo, bensì il modo stesso in cui questa definizione viene costruita. Una cosa è dire “il razzismo è odiare i neri, tutti odiano i neri, tutti sono razzisti”, altra cosa è dire “il razzismo è qualunque forma di pregiudizio mai esistita, ttutti hanno qualche pregiudizio, tutti sono razzisti”. È cambiata la definizione: nel primo caso è molto ben definito cosa sia un razzista, ma è falso che tutti lo siano; nel secondo sono tutti razzisti… ma perché l’hai definito con tale vaghezza che è *impossibile* sfuggire alla definizione. Questo è quello che stai facendo tu.
        E con la politica: sì, in senso molto molto lato *tutto* è politico, anche il modo in cui dico “ciao” è politico, ma a quel punto hai svilito la definizione, sei finita nella canzone di Gaber, che il culatello è di destra e la mortadella e di sinistra. Sì, volendo tutto è politica, ma se anche la nutella vs la cioccolata svizzera è una questione politica, allora che termine userai per parlare di questioni *veramente* politiche in senso stretto, tipo tassazione, stato sociale, diritti del cittadino? Non funziona così, devi definire le cose in un modo che ti permetta di costruire i tuoi insiemi; non puoi dire che le statue sono una questione politica perché ogni cosa che esista è politica, perché pure quanto uno scorreggia sta facendo un atto politico. Per tutti gli scopi pratici, vi sono gesti razzisti, gesti politici, e gesti non razzisti e gesti non politici. Che non vuol che in questi ultimo non potrai trovare la minima omeopatica traccia di politica o pregiudizio, ma che non ha senso tirare dentro un discorso politico pure l’acutezza o gravità dei miei peti.

        4) Di filosofia del tempo potrei parlarne, e lo farò, se proprio mi costringerai a quella digressione. Anche se più che parlarne di linkerò l’articolo “Communicability in Philosophical Discourse” sul mio blog, dove affronto l’argomento nel dettaglio. In linea generale c’è un filo fra il presente e il passato che non si può spezzare. Ma al tempo stesso, il passato resta passato, e il tempo storico ha una peculiare caratteristica di immobilità, tale che permette ad esso di venire “narrato”. L’atto del narrare in sé è uno che consegna il fenomeno all’immobilità del ritratto, della cartolina. Ovvio che le sue conseguenze le viviamo anche oggi, ma *oggi* le stiamo vivendo, non ieri. Non dovrebbe essere così complesso immaginare che sia possibile che una cosa sia “passata” e abbia comunque effetti anche oggi. Se a scacchi sbagli l’apertura probabilmente perderai la partita, e potrai tracciare all’indietro tutto il percorso che ti ha portato a perdere… Ma questo non significa che puoi tornare indietro e cambiare le mosse che hai fatto, al massimo giocherai meglio la prossima. Mi ricordo una striscia di Paperino in cui lui si beccava una strigliata da Paperina, e allora andava a casa e passava ore a studiarsi un libro di “Risposte Famose”. Poi tornava da lei e le diceva, tutto tronfio: “AH SI’?!”
        Primo, è troppo tardi per quello. Secondo, “AH SI’?!” non è manco ‘sta gran risposta.

        5) non rispondo invece, ma faccio solo lampshading, sulla Nirvana Fallacy con cui attribuisci alla statua di Colston la capacità di rappresentare l’interezza della storia e la sua imparzialità. Due cose che non esistono, nessuna testimonianza storica fa ciò. Ma quella rappresentazione non è una rappresentazione fatta OGGI, ha 125 anni. Quindi è storica. TEMPOOOOO TEMPO TEMPO TEMPO TEMPOOOOO! Ti prego, parliamo del tempo!
        Che riconoscessi che la mia opinione è rispettabile non me lo sono aspettato neanche per un secondo. Ci sono cose che un essere umano non è capace di fare.

        6) Ovviamente so perfettamente che la maggior parte dei monumenti confederati non sono particolarmente anziani, e infatti come noterai ho fatto l’esempio di Colston e poi quello opposto di Montanelli. Il dibattito sui monumenti confederati è un po’ più sensato. Quello su Colombo no.

      • 1) Stai mescolando un sito storico con una commemorazione posteriore. In secondo luogo nessuno “inchioda” le statue al loro significato originale, ma il loro significato originale è importante per capire l’evoluzione di detta statua.

        2) Le Piramidi sono state costruite quarant’anni fa? No? Ah, credevo.
        Mentre fatti avvenuti 2000 anni fa possono avere un impatto su fenomeni contemporanei, non hai bisogno che ti spieghi che fatti più recenti hanno un impatto maggiore. Peraltro, come ho scritto a chiare lettere, bisogna guardare al caso per caso. Certi fenomeni hanno un impatto più prolungato di altri.

        ” Sicuramente lo schiavismo non è attuale in USA, è un fenomeno chiuso e sepolto, e di sicuro è ancora meno attuale in UK, dove era stato abolito già molto prima. Il *razzismo*, invece, sarà sempre attuale, of course. Il che ci porta a…”
        E fammi capire, se lo schiavismo è una cosa chiusa, sepolta, voltata pagina e ricominciato da nuovo (di nuovo, 150 anni qui sono tanti immagino), il razzismo da dove salta fuori? Se lo sono inventato dal nulla nel 1897? O magari (MAGARI dico, eh) il razzismo attuale dipende dal fatto che gli americani non hanno ancora fatto i conti con il loro passato schiavista?

        3) Quanto al razzismo, il fatto che tu stesso consideri la Storia americana come una robina breve, dimostra fino a che punto il razzismo sia presente e mainstream, anche in persone che NON discriminano il loro prossimo in base al colore della pelle. Dire che il razzismo impregna la nostra Storia e cultura non vuol dire che tutti siamo Klansmen sbavanti che odiamo gli ebr3i. Vuol dire che, chi più chi meno, tutti abbiamo assorbito di conserva dei pregiudizi. Tipo la bislacca idea che la Storia Americana sia breve (?).

        E il “tutto è politica” è un disclaimer necessario. In questo contesto di discussione, voglio parlare del ruolo politico della narrativa dominante e dei monumenti (una forma di propaganda). Siccome nella vita corrente la gente usa una definizione molto specifica di “politica”, in questo contesto è necessario chiarire quale definizione sto usando. In un altro contesto si useranno altre definizioni.

        4) Ma sticazzi? Scusa, ma che c’entra? Io sto parlando di due cose:
        -I fenomeni storici che hanno portato a una certa situazione (per esempio i ripetuti omicidi impuniti e la discriminazione istituzionalizzata che hanno portato a questo scoppio di proteste, o il fatto che la fine della schiavitù NON è stata accompagnata dalla fine della persecuzione razziale, anzi.)
        -la narrativa che oggi presenta la nostra Storia. Questo modo di raccontare il nostro passato è esso stesso storico e ha un impatto sulla nostra realtà (ovvero, è propaganda).
        Questi due fattori, in questo contesto, si rinforzano l’un l’altro: la visione falsata della Storia e la propaganda non contestata permettono a razzismo e discriminazione di continuare ed essere tollerati da una buona fetta della popolazione.
        La rimessa in discussione la propaganda (e quindi i monumenti) e l’insegnamento della Storia è UNA delle cose necessarie affinché la situazione cambi.

        5) Non sto assolutamente suggerendo che si possa arrivare a una narrazione “perfetta” della Storia, e anzi affermo l’esatto contrario: ma una narrazione più accurata e completa è qualcosa a cui bisogna tendere. E per progredire è necessario rimettere in questione assunti, propaganda e narrativa.

        6) Visto che la stragrande maggioranza delle statue oggetto del contendere sono confederate, che c’hai da ridire? Quanto a Colombo, mi sono già espressa in dettaglio. Se “secondo te no” perché hai deciso che colonialismo e schiavismo (inevitabilmente associati a Colombo) non hanno più senso come argomenti di discussione, che ti devo dire, me lo segno da qualche parte che sennò me ne scordo ^_^ Per il resto rimando al mio commento al punto 2.

        Buona notte ^_^

      • 1) Sono due cose vecchie -> sono due cose storiche. Proprio semplice semplice.

        2) Non c’è un impatto minore o maggiore, al massimo c’è un impatto vicino o meno vicino. Per cui vorrei sapere qual è il cut-off temporale, appurato che va più indietro di trecento anni.
        Certo, il razzismo attuale, quello americano per lo meno, si basa principalmente sullo schiavismo – non così in UK, non così in Italia, per ovvie ragioni, ma ci siamo capiti. Infatti possiamo sicuramente parlare dello schiavismo come “radice storica” del razzismo attuale, in modo che possa magari aiutarci a capire come combatterlo. Ma non è un fenomeno attuale, lo schiavismo. È chiuso. Non c’è più un padrone in vita, uno schiavo in vita, un figlio di un padrone, un figlio di uno schiavo. È chiuso, è consegnato alla storia, non è più un oggetto del dibattito, soprattutto in UK dove peraltro l’abolizione è stata del tutto pacifica e c’è stato un impegno proattivo e protratto del governo contro la tratta degli schiavi.

        3) Naaaah! Sappiamo tutti che non si può essere razzisti contro gli americani! Sono bianchi, solo i neri possono subire razzismo!
        Dai, hai capito perfettamente. Sì, nessuno di noi è completamente privo di pregiudizi. Ma ai fini del discorso politico molti possono serenamente rivendicare di non essere razzisti, e di essere addirittura impegnati contro il razzismo. E allo stesso modo si può tranquillamente rivendicare che una statua ultracentenaria in UK non abbia un accidente a che vedere dal punto di vista politica con la brutalità della polizia in USA.

        4) Quindi dopo centoventicinque anni una statua che già difficilmente poteva essere considerata “propaganda” quando è stata messa su (visto che la tratta era stata giù abolita da quasi novant’anni e il tizio era morto da duecento) per te è *ancora* oggi un pezzo di propaganda da contestare come tale. Perché qui non stiamo parlando di “discutere”, ma proprio di “demolire” o, per i più moderati “nascondere”. Ma non dicevi che il punto non era inchiodare gli oggetti al proprio scopo originario? Be’, direi che ritorniamo ai nostri cut-off: visto che le piramidi no, Montanelli e Colston sì, quand’è che passa la tua linea dell’attualità?

        5) Ottima cosa da fare durante l’ora di storia e/o storia dell’arte, quando si fa la visita alla città con qualcuno che te ne spiega la storia e la contestualizza. Anche perché senza la guida difficilmente a qualcuno interessa qualcosa di chi siano quelle statue.

        6) Ho da ridire sulle altre. Colonialismo e schiavismo hanno senso come oggetto del discorso storico, non come oggetto della contestazione politica, perché, breaking news: sono entrambi fenomeni conclusi.

        Notte 🙂

      • 1) E’ chiaro che non capisci come queste due cose siano differenti e informino la nostra conoscenza sul periodo in modo differente. Vabbé, pace.

        2) Il punto è: lo schiavismo è in continuità diretta con la persecuzione razziale che è seguita e che OGGI piaga il presente. IN QUESTO SENSO lo schiavismo è “attuale”. Non perché oggi esistono padroni di schiavi (anche se in realtà il lavoro servile è sempre legale, anche se in modo diverso). Quando tu romanticizzi la schiavitù o la celebri con dei monumenti, non stai semplicemente falsando la Storia del periodo, stai contribuendo a una narrativa secondo cui “si tratta di roba di un sacco di tempo fa di cui non vale più la pena parlare”. E invece bisogna parlarne.
        L’abolizione è stata “pacifica” negli UK PERCHE’ HANNO PAGATO GLI SCHIAVISTI. E’ un po’ come se abolissimo la Mafia regalando ai boss 100miliardi di euro. E i cittadini inglesi (inclusi gli schiavi liberati e i loro discendenti, che WOW!) hanno continuato a ripagare quel debito fino al 2015 (fonte: https://www.thelondoneconomic.com/politics/uk-taxpayers-were-paying-compensation-to-slave-traders-until-2015/11/06/). Quindi concluso DI CHE, DI COSA STIAMO PARLANDO? Qui si tratta di un debito nato da un patteggiamento con dei mercanti di esseri umani e che ha avuto un effetto diretto fino a 5 anni fa. In che modo questa faccenda è “conclusa”?

        3) Questo discorso semplicemente non ha senso. Stai di nuovo usando il trito sotterfugio dell’esagerazione: sei razzista se vai in giro a impiccare neri. Quello che sto dicendo è una cosa diversa e non sto a ripetermi perché palesemente non la vuoi intendere.

        4) Una rappresentazione (statua, quadro, film) non cessa di raccontare una storia perché “è vecchia”. Il fatto che dopo decenni dalla morte del tizio e dall’abolizione della schiavitù qualcuno abbia pensato che fosse una buona idea fargli una statua dovrebbe essere indicativo di come la Storia dello schiavismo è stata sminuita e travisata.
        Quanto alla demolizione buona/cattiva, rileggi il mio articolo, ne ho parlato.
        E guarda, per i cut-off è molto semplice: le strutture politiche, economiche e culturali che hanno costruito un certo monumento esistono sempre? Sì. Questo monumento le celebra e le legittima? Sì. Queste strutture perseguono OGGI azioni discriminatorie? Se la risposta è sì, allora il monumento in questione può essere problematico, perché legittima dette strutture e le loro azioni contemporanee. L’Impero Romano esiste sempre? No. Fine. Lo Stato Italiano persegue politiche discriminatorie? In certa misura sì, ma benché l’eredità romana abbia un impatto sulla Storia Italiana, non possiamo dire che il governo di Traiano sia direttamente responsabile di dette politiche. Mentre possiamo dirlo della tratta degli schiavi e del governo statunitense.
        Per il resto, invito a leggere il mio secondo articolo, è linkato in questo ^_^
        E l’unico che “inchioda” Colston sei te. Quando la statua è stata eretta, il significato era celebrare un noto filantropo (col sotto-testo che i suoi crimini non erano rilevanti). OGGI quella statua significa ESATTAMENTE QUESTO: lo sminuire e cancellare i crimini subiti da minoranze in favore dell’esperienza dei bianchi (come tu stesso dici dell’America, l’unica Storia che conta è quella dei coloni europei). Il senso della statua è cambiato, è “invecchiata male”. Sul demolire, rimando al mio articolo.

        5) Certo, i monumenti sono “fruiti” solo e soltanto durante dotte visite guidate fatte da eccellenti ricercatori che ti tengono 40 minuti davanti a ogni statua per spiegarti il contesto del soggetto, il contesto del monumento, e le possibili ramificazioni recenti. Ha senso ^_^

        6) I base a cosa decidi se un fenomeno è concluso o no? In base a cosa decidi se è legittimo parlarne nel contesto attuale? Chiedo perché così faccio passare la direttiva al Comitato Antifa NWO.

        ULTIMO MA NON ULTIMO: tiri tutta una sacca su come contestare o demolire monumenti degli anni ’60 ti impedisce di apprezzare la Storia Europea. Quello che viene chiesto è l’esatto contrario: che la Storia sia studiata meglio e in modo più completo, senza glissare elegantemente sugli aspetti che non ci piacciono. Quello che viene chiesto è che il passato non sia romanticizzato ma studiato per ciò che è stato. Questo può significare che quando studi la Storia tu provi curiosità disagio, ammirazione, perplessità, orrore, e non il rassicurante batuffoloso sentimento del “guarda come siamo stati ganzi”. E posso capire che questo ti disturbi. Ma la realtà è che ci sono state cose ganze e ci sono state cose orrende, e la Storia non la si studia per sentirsi fieri, la si studia per imparare e capire esseri umani e società. Stai reagendo esattamente come il tizio del “non bisogna parlare di stupro nel medioevo perché è politico”.

      • 1) da quest’orecchio non ci senti, quindi direi che è confermato: con la questione tempo non ci fai pace.

        2 -4) Sì, tutto quello che vuoi; se vogliamo fare il giochino di risalire al filo storico allora anche la schiavitù degli ebrei in Egitto si ricollega alla Shoah, ma di che cavolo stiamo parlando? I fenomeni storici sono *tutti in continuità*, non puoi “tranciare il tempo”, anche se ti piacerebbe; ma in quella continuità ciascun fenomeno ha inizio, svolgimento e quindi fine, come lo schiavismo IN OCCIDENTE (se no qui sotto arriva il professorino col ditino alzato che non vedeva l’ora di fare nitpicking sulle cagate).
        Poi mi spiace che tu ti offenda quando ti caratterizzo con tutti i difetti della persona di Sinistra, ma sì, ti stai dimostrando uno stereotipo di sinistra vivente, e ivi rientra la totale mancanza di senso della politica e della storia, sostituito da un puritanesimo morale fuori dal tempo e fuori dallo spazio. Che cazzo mi c’entra la compensazione economica ai proprietari di schiavi? Guarda che la storia è storia, non sta nel mondo di my little pony, per ottenere dei risultati politici devi farli dei compromessi, non è che buttare bombe su tutto è il modo migliore di ottenere i risultati. Gli USA hanno fatto una guerra, l’UK è stato molto più pacifico e ha fatto tutto da sé. Certo non è piacevole pensare che i proprietari di schiavi abbiano ricevuto compenso, ma a parte che succedeva quasi due secoli fa, è anche così che si ottengono i risultati, ed è meglio pagare una cifra che scatenare guerre o rivolte. L’idea dell’UK, in realtà, era inizialmente di far esaurire la schiavitù per semplice mancanza di materia prima, vietando la tratta già nel 1807; esaurita la tratta ci si aspettava già che la schiavitù sarebbe finita di conseguenza. e di fatto aveva già i giorni contati. Ma l’UK ha voluto fare un passo in più, quindi non solo ha proibito la tratta, non solo ha iniziato a pattugliare i mari intercettando e sequestrando le navi dei mercanti di schiavi, ma nel 1833 ha anche liberato gli schiavi che c’erano già sul territorio. Sì, ha dato compensazione economica, e quindi? Cosa viola questo, in termini di diritti degli schiavi, eccetto la tua concezione della storia come grande elenco di peccati da giudicare sulla base del tuo metro morale? Pagando una somma tu hai ottenuto il passaggio in maniera più semplice in senso politico, una cosa resa possibile peraltro dal fatto che la schiavitù nel territorio UK era già fenomeno di entità molto ridotta. Il fatto storico, visto che ti piace tanto la storia (o meglio, la tua idea della storia), è che in UK ‘sto gran dibattito sulla schiavitù non c’è mai stato, fosse anche solo perché l’economia dell’UK non si basava sulla schiavitù. Era invece pesantemente influenzata dal mercato tripartito con USA e Africa, al cui interno questi ultimi due scambiavano, questo sì, anche un sacco di schiavi. Cosa che però l’UK vietò già nel 1807, questo sì potenzialmente nuocendo alla propria economia. Quindi sì, nel 1895 non esisteva un problema schiavismo in UK, figurati se esiste oggi. Il giochetto di dire che “stiamo ancora pagando i proprietari di schiavi” è onestamente clownesco. L’UK fece dei debiti a suo tempo per quella compensazione, per la precisione con i Rothschild (e qua i complottisti antisemiti potranno sguazzarci), il che semmai testimonia ancora di più la sua forte volontà politica in tal senso; ma questo mica significa che ad oggi ci siano proprietari di schiavi che ricevono vitalizi dall’UK, ma ti rendi conto di cosa stai dicendo?! Certo, quello che ebbe un grosso impatto sull’economia di allora ha strascichi economici su oggi, ma ancora una volta.. ma che c’entra?! Sì, lo schiavismo di allora ha avuto conseguenze che si ripercuotono oggi, ma questo non significa che *oggi* ci sia da dibattere sullo schiavismo che è stato abolito allora! Anche i dinosauri hanno strascichi sulla vita di oggi, questo non significa che il benessere dinosauri sia un problema attuale, sono estinti, Dio santo. E no, cazzo, non puoi dire che uno vissuto trecento anni fa è responsabile diretto di quello che fanno gli uomini oggi. Puoi dire che c’è un collegamento *storico*, certo, ma non puoi dire che è direttamente responsabile, perché non lo è. Ascendenza storica != responsabilità diretta. E sentirti insistere ancora su questo tema mi pare di sentire uno che ti mostra un cerchio e ti dice tutto convinto “guarda, non lo vedi che è un quadrato? Si riconosce dal fatto che ha tre lati!”
        Ma davvero, cos’è che non registri di questa idea? Perché è così complicata? Le guerre puniche non sono responsabili della nostra storia odierna meno di quanto lo fosse lo schiavismo in USA, semmai di più; il razzismo poi lo hanno inventato gli Spagnoli, non gli americani, molto prima che gli USA nascessero. La differenza è distanza temporale, inizio e fine di un fenomeno, punto.

        3) No, il razzismo non è necessariamente solo impiccare i neri, ma non puoi neanche scegliere una definizione di razzismo tale che ogni singola persona sulla terra risulti essere uguale ad Hitler, perché se no poi ti devi inventare una parola nuova per Hitler. E analogamente, non puoi scegliere una definizione di “politica” tale che pure la scelta del culatello sulla mortadella diventi una questione politica, perché se lo fai svilisci il concetto stesso di politica. Ci sono cose che sono politica e cose che non lo sono, e persone che sono razziste e persone che non lo sono.

        5) No, infatti sono generalmente fruiti da gente che non sapeva un cazzo di Colston, non aveva idea di perché la statua fosse lì, non aveva idea delle sue opere filantropiche né del suo schiavismo, e non le capitava certo di guardare quella statua e pensare “OH MIO DIO LA SCHIAVITU’ ERA UNA COSA BELLA SONO UNO SCHIAVISTA ORA!”

        6) Si può sempre parlarne,e infatti insisti col tuo uomo di paglia, come se io avessi mai negato che si possa *parlare* della Storia. Ma ovvio che si possa, anzi che si *debba* parlare della Storia, ma non può la storia di trecento anni fa, con tutte le sue testimonianze, diventare l’arena su cui si combattano gli scontri politici di oggi, perché se la tratti in quel modo tu l’hai sottratta alla dimensione storica, e questo significa che tu hai di fatto trasformato un patrimonio di conoscenze in un agone politico. E allora tu hai perso l’uso di quelle conoscenze, sono solo diventate l’ennesimo tema di cui discutere nella cagnara del talk show di Bruno Vespa.

        ULTIMO MA NON ULTIMO: dovrebbe poterti saltare che il punto della storia sia *capirla*, innanzitutto; è che capirla significa astenersi dal giudizio. E astenersi dal giudizio significa che non dici “come siamo stati ganzi”, e neanche “come siamo stati mostri”.

      • Ma chi si offende? XD
        Peraltro, se per te dire che il rapporto schiavismo-razzismo è equivalente a far rimontare la Shoa alla cattività egiziana, non ho altro da dirti: o ti sei piccato che devi darmi torto perché sono una Kattiva Kompagna, o la tua comprensione dei meccanismi storici è semplicemente troppo superficiale. E non lo dico per offenderti: so che sei una persona intelligente, ma in questo campo hai un approccio banale e amatoriale.
        Il mio commento sulla compensazione agli schiavisti non era un giudizio morale, quanto una critica alla balzana idea che “è tutto concluso nel 1807” (quando in realtà la questione si è trascinata fino al 2015). Il fatto che tu debba interpretare ogni mia parola come un giudizio morale, dimostra che non stai ascoltando quello che è il mio punto di vista, ti stai triggerando basandoti su dei preconcetti di quello che secondo te uno stereotipo di sinistra dice o pensa. D’altro canto sei stato capace di leggere questo articolo e concludere che “le proteste sono perfette” e “ABBATTEREEEE”.

        “non puoi neanche scegliere una definizione di razzismo tale che ogni singola persona sulla terra risulti essere uguale ad Hitler”
        Lol, non l’ho detto e non lo penso, è una tua interpretazione distorta delle mie parole. Perché tu stia optando per leggere le mie parole i questo modo non lo so, e onestamente me ne frega il giusto.

        Guarda, facciamola breve perché sono una donna impegnata e non ho tempo per chi non sta a sentire:
        -Questo articolo è stato scritto per spiegare il perché di un movimento iconoclasta, da cosa deriva, perché è legittimo attaccare i simboli.
        -Questo articolo NON incita a non studiare la Storia o a giudicarla, parla di come noi OGGI la raccontiamo (perché l’atto di raccontare la Storia non è mai neutro), in particolar modo quando decidiamo di celebrare qualcosa o qualcuno. Il modo in cui raccontiamo la Storia ha un impatto diretto sulla cultura e quindi su cose come il razzismo.
        -Questo articolo esamina alcuni argomenti correnti che sono viziati o disinformati o fuffosi al 100%, e che quindi intralciano una discussione intelligente sul modo in cui raccontiamo la Storia.
        Te puoi scegliere se leggere e capire questo articolo (e essere in disaccordo o meno), o puoi dirti che sono tutti scemi, solo te capisci il Tempo e la Storia, e in America gli stupidi neBri tirano giù Colombo perché non capiscono che è morto cinquecento anni fa.
        Hai visto il mio articolo, l’hai letto come un endorsment all’iconoclastia, hai deciso cosa secondo te un Kattivo Kompagno Ikonoclasta aveva da dire e sei partito in quarte per darmi torto, senza cercare assolutamente di capire il mio punto di vista prima di appioppargli un bel giudizio. E la butto lì, ma ho il sospetto che il mio approccio alla Storia sia un pelino più informato del tuo, ma non divaghiamo.

        Detto ciò ho un’ultima domanda: questo è un blogghino di storia militare che nessuno si fila, com’è che ci sei capitato e perché ti sei sentito in dovere di rispondere a me (registrata all’Anagrafe come Tizia dell’Internet con un’Opinione)? Giusto per curiosità personale.

      • Sì: la tratta *legale* di schiavi nell’Impero Britannico si è conclusa nel 1807. Lo schiavismo tout-court nel 1833. La tratta è continuata per lo più in modo illegale fino alla fine della schiavitù in America. Dopodichè lo schiavismo (IN OCCIDENTE) è finito.
        Certo, ha avuto *conseguenze* che sono andate oltre la sua fine. Come le Guerre Puniche o il varco del Rubicone o la Seconda Guerra Mondiale.
        Sul resto non ritengo necessario aggiungere nulla.

        L’articolo l’ho trovato condiviso su facebook.

      • 2) per dire che ne sai di storia ne sai davvero poco visto che siamo l’epoca storica con il maggior numero di schiavi.
        Ovviamente noi bianchi occidentali non li vediamo quindi non esistono, ma invece esistono, si stima che ci siamo circa 30.000.000 di schiavi al mondo.
        Quindi no, non è una cosa chiusa e consegnata alla storia.

        Inoltre la tua definizione di razzismo è sbagliata, la definizione di razzismo esiste ed è stata coniata da persone più intelligenti di me e di te:
        razzismo è dare un valore diverso alle razze umane e deriva dal razzialismo che è dire che esistano delle razze umane.
        Quindi non è “avere pregiudizi”, è qualcosa di molto più specifico, definibile e riscontrabile, quindi no, non tutti sono razzisti, solo chi decide che esistano razze umane e solo chi da valori diversi a queste razze.

  11. Nicholas, è carinissimo che nella seconda parte tu mi dia ragione; ma anche la prima parte è interessante, e mi obbligherebbe a dover riscrivere tutti i miei interventi sin qui premettendo “schiavitù in Europa ed USA”. Pensavo non fosse necessario, visto che il contesto di tutto questo discorso sono Europa ed USA, ma hey! Complimenti per aver colto questa grave pecca nel mio discorso, e devo dire, WOW! Sai un fracco di storia! Se mi mandi una tua foto la userò per farci un piccolo altare in camera mia con la scritta “in onore di una persona che sa più storia di me” e vi rivolgerò preghiere e offerte votive tutti i giorni.

  12. Pingback: Storie che precorrono i tempi: Gaslight – Fortezza Nascosta

  13. L’ha ripubblicato su Il Ragnoe ha commentato:
    Quando trovi qualcuno – o qualcuna – in grado di esprimere quel grumo di idee che ti porti dentro con grande esasperazione mentre guardi la gente pensando “Come cavolo fanno a non capire?!”, non resta che applaudire e invitare tutti voi a leggerla.

  14. Aggiungo qua un commento sul nobil’uomo che fu l’attore Monni Carlo (per me lo fu davvero) e alla sua statua in scala 1:43 (no vabbe’ dai non proprio 1:43, ma insomma, a vederla sarà quella di un uomo di 1 metro e 40, dove sono gli altri 40 centimetri? Che vi mancava il bronzo?)! Qui sotto le coordinate google-mappesi.
    https://www.google.com/maps/uv?pb=!1s0x132a584a12126665%3A0x741f2468fc60da64!3m1!7e115!4shttps%3A%2F%2Flh5.googleusercontent.com%2Fp%2FAF1QipPM6IzQGu-0AZ3X8zJ16O3MQa1ZpdEMbhpIDpoI%3Dw120-h160-k-no!5smonni%20carlo%20statua%20-%20Cerca%20con%20Google!15sCgIgAQ&imagekey=!1e10!2sAF1QipPM6IzQGu-0AZ3X8zJ16O3MQa1ZpdEMbhpIDpoI&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjjpq3fwKzuAhUQ4aQKHWEqDgYQoiowCnoECBcQAw

    E di nuovo grazie di questo post

  15. Pingback: Cristoforo Colombo e la realtà storica | Demoni di EFP e Wattpad

Lascia un commento