In concomitanza con il 78esimo anniversario della Kristallnacht, i nostri cugini yankees eleggono un tizio che promette infrastrutture, industrie, veterani e amicizie di dubbia reciprocità (come fa notare il mio buon amico Sir GreenMold). Sono così tanti omen tutti insieme che la palla di cristallo mi è scoppiata e ha fatto scappare tutti i pipistrelli. Ora l’antro è vuoto e solingo fatta eccezione per la ragnetta Becky e la sua progenie di aracnidi grandi come criceti.
Quindi è con sommo piacere che oggi parlo di altra gente determinata a martellarsi le palle fino a ridurle in polvere: Masakado e soci.
Nella scorsa puntata avevamo lasciato Masakado in una situazione non proprio piacevole: suo zio Yoshikane gli ha appena inflitto cocenti sberle nel muso, culminate con la cattura di sua moglie e il possibile massacro dei suoi figli.
Yoshikane è sulla cresta dell’onda. C’è solo un problemino: Masakado è sempre vivo. Grave errore.
La “battaglia” del colle Yubukuro
Siamo nell’anno 937, è l’inizio dell’inverno, gli aghi dei larici cadono, gli aceri dardeggiano rosso sangue nella foresta, il raccolto (o ciò che ne resta) è immagazzinato e la nebbia riempie le valli.
Yoshikane decide che, sai che, ho sconfitto mio nipote/genero e di certo questa brutta faccenda è conclusa. Perché non andare in gita per una visita alla famiglia di Hitachi?
Il Nord-Est
Arriva alla residenza di Hatori, nel distretto di Makabe. La base è grande, circondata da un muro in terra, abitata da numerosi vassalli e dipendenti assortiti. Yoshikane è lieto di ritrovare conoscenti e familiari. Sarà una bella riunione dopo tutto il dramma degli ultimi mesi!
Il nostro si è appena installato, quando un piantone arriva di corsa.
-Capo, sono arrivati!
-Ah, la famiglia intendi, vero?
-Heu… sì, si potrebbe dire così…
-Li aspettavo. Fai preparare un bel pranzetto-
-Capo, sono 1800! [fonte: Shōmonki]
-1800? All’anima, chi si è portato l’intera banda?
-Er… dice di essere tuo nipote Masakado…
Mai lasciare i nemici in vita.
Mentre Yoshikane preparava la scampagnata, Masakado ha raccattato i suoi e preparato una bella festa a sorpresa. Come un sol’uomo, assaltano la residenza e affogano la cinta in una pioggia di frecce. Contadini e artigiani, guerrieri, scribi, donne e bambini, vengono infilzati come puntaspilli. Poi Masakado e i suoi gagliardi compari sfondano le porte a cornate e sciamano all’interno in un’orgia di stupro, morte, budella sparpagliate e fuoco. Orti, frutteti, case, magazzini: tutto viene saccheggiato, bruciato, distrutto secondo la brutale logica dal X° secolo.
Yoshikane e una parte dei suoi uomini riescono a raccattar le sottane e scappare a gambe levate sulle montagne circostanti. Nascosti tra cinghiali e scoiattoli, nella fredda aria di fine autunno, guardano il fumo di quelle che fino al giorno prima erano le loro case.
Masakado dal canto suo si è tolto una soddisfazione. Ma non è abbastanza.
-Dobbiamo trovare Yoshikane e staccargli quella testa di cazzo una volta per tutte.
-Non è uno spreco di risorse?- Obietta uno dei suoi fratelli. -Gli abbiamo fatto un culo grosso come un canotto, magari è sufficiente.
-Ah, certo, perché io sono fesso abbastanza da lasciarlo vivo, più che altro! Mandate gli esploratori!
Gli esploratori ritornano dopo poco tempo: Yoshikane e i suoi si sono rifugiati sulle pendici del Monte Tsukuba.
-Oh bene.- Masakado si sfrega le mani. -Chi è in vena di un po’ di momijigari?
Il 13 del decimo mese Masakado incoccia nel nemico: un migliaio di uomini di Yoshikane si annida sulla collina Yubukuro, nei pressi del Monte Tsukuba.
Quella che segue, è una delle battaglie più ciofeca nella storia delle battaglie ciofeca.
Com’è andata? Oh beh…
Se crediamo allo Shōmonki, Masakado avrebbe optato, per una volta nella vita, di ingaggiar battaglia secondo il “protocollo”.
Tale protocollo non è definito nello Shōmonki, ma Kawajiri lo spiega basandosi su un altro esempio:
I due contendenti e compari si danno prima di tutto appuntamento in un luogo prestabilito (via lettera formale, perché tutto è più bello con la burocrazia).
In seguito, i due si piazzano a 100 metri di distanza e i capoccia si incontrano al centro per scambiarsi dichiarazioni di ostilità ufficiali. Qualcosa del tipo…
Egregio signor Tiziocaio,
con la presente le comunico la mia ufficiale intenzione di staccarle la testa con uno strumento affilato e defecarle poscia nell’esofago.
La ringrazio per la cortese attenzione e mi scuso per la sua imminente e violenta dipartita,
Sempre suo
Firma
Dopo questa formalità, i due si congedano (preferibilmente senza strapparsi i baffi a vicenda) e ritornano dietro le rispettive linee di mantelletti. Indi i due gruppi procedono a un simpatico scambio di frecce detto ya awase.
Se per disavventura nessuno dovesse morire (purtroppo a volte succede), le linee vengono avvicinate e le salve di frecce riprese, finché uno dei due campi non defunge.
Masakado non procede proprio in questo modo, ma prende la pena di mandare a suo zio una lettera ufficiale sul tono “Howdy pezzo di merda, sono venuto per stapparti gli occhi e sputarti nel cervello! Tally oh!”
Questo non era il modo normale di procedere (secondo l’antico adagio che avvertire il nemico del tuo imminente attacco è da Dodo) e non abbiamo altri esempi simili in questo conflitto. Perché quindi questa lettera?
Poesse che lo Shōmonki ci stia coglionando, o poesse che Masakado stesse semplicemente cercando di provocare lo zio.
Come abbiamo detto, l’inverno è alle porte, le giornate sono brevi e la notte fa un freddo buggerone con le rape. Nessuno vuole stare su questo cazzo di colle a lungo. Allo stesso tempo, nelle scale delle priorità di Yoshikane e soci, ammuffire in montagna è comunque passabile rispetto al farsi tritare da Masakado. Yoshikane è sulla difensiva, una posizione generalmente vantaggiosa.
Mandandogli una lettera di sfida Masakado spera forse di far leva sulla coda di paglia dello zio (e i guerrieri giapponesi hanno notoriamente una coda di paglia molto infiammabile) spingendolo a uscire allo scoperto.
Sfortunatamente per Masakado suo zio non è così tanto fesso, e si guarda bene dall’incontrare il nipote in campo aperto.
Guerriero in armatura dōmaru con naginata
Quindi come va a finire?
Si riassume facile: Masakado e Yoshikane, insieme ai compagnetti di merende, si girano intorno e si tirano pallette di carta per diversi giorni, senza mai compicciare niente. Nel frattempo, bruciano e saccheggiano nella zona perché hey, già che siamo costretti a far del campeggio, almeno riforniamoci bene.
Secondo lo Shōmonki, questa epica battaglia del colle Yubukuro avrebbe portato a una prematura fine la cifra straordinaria di 7 uomini.
Secondo Rabinovitch costoro sarebbero stati assassinati proditoriamente dai nemici, secondo Yanase erano ciucchi come macachi e si sono spacciati a clavate tra loro per l’ultimo orcio di grog. Il bello della storia giapponese è che, non solo entrambe le versioni sono perfettamente verosimili ed egualmente probabili, ma una teoria non esclude l’altra!
Roba molto costruttiva, insomma.
Altre vittime della guerra sono due bovi, che muoiono di indigestione quando qualche mentecatto ubriaco decide di nutrirli a botte di granaglie.
Probabilmente la scena andò così:
-Ohooo… ho un’idea!
-Un’altra?
-Sssshì! Hai presente come le mucche si gonfiano e petano quando magniano troppi semi?
-Aha…
-Allora noi rimpinziamo due bui.. buvi… buii…
-Buoi.
-Quelli! Li rimpinziamo di granaglie e poi li mandiamo nel bosco con una torcia nel culo e li facciamo esssshplodere e vacchiamo ‘sti figli di puttana a morte!
-Figo, dai!
In definitiva, i nostri sputtanano campi e orti della zona, pasteggiano a spese dei glebani locali e alla fine ritornano a casa senza aver compicciato nulla. For the win!
Il 5 dell’undicesimo mese, però, una novità arriva nella regione: un comunicato ufficiale della Corte!
Tolto il linguaggio fiorito, il messaggio è grosso modo:
Ok, banda di matti, abbiamo sentito dire che state ancora sul sentiero di guerra. Le loro celesti eccellenza hanno deciso che le tasse hanno da arriva’, quindi ‘sta situazione non può durare. Siccome sculo a parte Masakado pare il picchiaduro migliore e per corollario quello più difficile da spacciare, abbiamo stabilito che ha ragione lui. D’ora in poi ha la benedizione del Cielo se vuole scotennare suo zio o quell’altro tizio Minamoto Mamoru. E vediamo di risolvere ‘sto casino alla svelta che avreste anche un po’ rotto i coglioni con le vostre beghe familiari.
Tale eloquente comunicato viene indirizzato alle provincie di Musashi, Awa, Kazusa, Hitachi e Shimotsuke.
I funzionari provinciali la esaminano con preoccupazione.
-Che si fa? La Corte è la Corte…
-Sì, ma Mamoru ha amichetti dappertutto, Yoshikane è un ex-funzionario e uno degli uomini più potenti di Hitachi, e Sadamori ha più maniglie alla Capitale di… qualcosa con molte maniglie.
-Che facciamo allora?
-Facciamo come con i Testimoni di Geova: se Masakado viene a chiedere qualcosa, ci nascondiamo sotto la scrivania e fingiamo di essere morti!
-E se proprio insiste?
-Lo schiviamo con la scusa che dobbiamo eseguire l’importante Rituale della Testa nella Sabbia!
-Geniale!
Uno può immaginarlo: Masakado non resta proprio contento della resistenza passiva accampata dai funzionari. Prova a protestare, ma gli rispondono che se ha qualcosa da dire deve comporre un modulo di reclamo con carta da bollo da spedire con ricevuta di ritorno indi poi aspettare un intervallo tra i sei mesi e i sessant’anni. La paraculaggine dei burocrati non è la sola cosa che ostacola la giusta vendetta di Masakado: l’inverno è arrivato, e d’inverno non si combatte.
E la giostra continua: zio e nipote sempre in vita, sempre determinati a farsi a fettine l’un l’altro.
Nella prossima puntata: Hasetsukabe, ovvero “se sei un facchino di merda, stai al tuo posto e non impicciarti di scazzi tra guerrieri”.
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