Vera gente da romanzo: Nikolai Bystrov

Questo blog non parla spesso di Storia contemporanea, e non ho intenzione di cambiare la cosa: tutti sanno che dopo il 1400 è tutta discesa.

Ciò detto, certi fatti o certa gente sono semplicemente troppo interessanti per essere lasciati ad ammuffire. Certi fatti o certa gente sembrano uscire dritti da un romanzo d’avventura, ed è bello ricordare ogni tanto che la realtà ha sempre più fantasia di noi.

Nella fattispecie, era un po’ che volevo parlare di questo signore. Più o meno da quando sono incespicata sul tatuatore e smerciatore di panzane, Nicolai Lilin. Già sapete cosa penso della sua storiella fantasy e di come mi deprima l’idea che tanti italiani prendano sul serio certe bischerate. Lilin ha fatto la galera due volte, Lilin era nell’esercito russo, Lilin è stato cecchino in Cecenia, Afghanistan e Iraq…

Lilin è anche andato su Marte insieme a Barbagli per sedare la grande rivolta dei Mimimmi.

La cosa mi infastidisce in particolar modo (che volete, noi zittelle acide ci infastidiamo almeno 8 ore al giorno tutti i giorni salvo domenica e festivi, è sul contratto), ma per non essere sempre quella negativa e rosikona che smonta favole, ho deciso di essere proactive, e raccontare la storia di un uomo che esiste davvero, e che davvero è stato soldato russo, e che davvero ha combattuto in Afghanistan.

Il suo nome è Nikolai Bystrov, ed è stato guardia del corpo di Massoud, il Leone del Pnashir.

Un piccolo quadro storico

Tadjik Ahmed Shah Massoud è stato uno dei più strenui nemici dei Sovietici prima e dei Talebani poi. La sua storia è affascinante, ma non è il soggetto dell’articolo, ergo ci limiteremo ad un breve riassunto.

In principio abbiamo l’aprile del 1978, quando il Partito Democratico Popolare d’Afghanistan (PDPA, infami bolscevichi) prende il potere con un colpo di stato. Tempo di accomodarsi e rinforzare la cooperazione coi compagni russi, che è già settembre, e il gran visir primo ministro Hafizullah Amin trova bene di far fuori il presidente.

In meno di niente, 18 delle 26 provincie sono in rivolta. Amin chiede aiuto a Mosca.

Mosca non resta indifferente. Il 25 dicembre un bel pacco di Natale varca il confine afghano, nella forma di 50.000 soldati. Due giorni dopo, Amin è morto, perché deludere Madre Russia è un errore molto, molto pericoloso. Dopotutto se Madre Russia vuole un pasticcio inverecondo, è capacissima di provvedere da sola.

Una dimostrazione del successo tattico dei russi in Afghanistan

Detto fatto, sedare rivolte in Afghanistan si avvera più ostico del previsto e il nostro Massoud, pio sunnita, si consacra alla guerra contro l’invasore miscredente. Nella sua bella valle del Panshir, dimostra di avere uno straordinario talento per picchiare sulle capocce sovietiche.

La guerra continua, si stiracchia, s’infogna. Sempre ottimisti, nell’86 i russi cercano di riappattumare il casino installando un altro dei loro a capo del governo: l’ex-capo dei servizi segreti, Najibullah. Najibullah sarà l’ultimo vassallo di Mosca.

L’anno dopo, i russi si disincagliano con lentezza e metodo dal merdaio. Altri due anni, e sono fuori dall’Afghanistan con la coda fra le gambe.

Il bilancio di questa bella avventura è di (circa): 14.500 sovietici, 18.000 soldati afgani, tra i 75.000 e 90.000 resistenti, tra 85.000 e 1,5 milioni di civili.

Nell’aprile del ’92 l’Afghanistan diventa uno stato islamico. Gaudio. Più o meno. Ad ogni modo la pace dura più o meno 5 settimane.

Massoud meditabondo

“Bombardare o non bombardare?” Massoud e i dilemmi di ogni giorno.

Massoud è ora Ministro della Difesa sotto il governo Rabbani. Per dieci anni filati ha dato prova di grandi capacità tattiche, è riuscito a tenere la sua valle, a mettere d’accordo sgozzacapre locali, a proteggere al meglio la propria popolazione civile.

Con un uomo così capace al Governo, le cose dovrebbero andare lisce.

O forse no.

Le fratture etniche e tribali sono troppo profonde, e ora che i sovietici si sono levati dalle palle niente impedisce ai nostri di fare quello che sanno fare meglio: la guerra tra di loro.

Tra il 1992 e il 1996 la guerra civile continua a bollire, mentre Hekmatyar (sostenuto dall’etnia dominante Pashtun) e Massoud si cannoneggiano a vicenda nella zona di Kabul.

Intanto, sostenuti ai Pakistani, i Pashtun partoriscono quelle simpatiche blatte bipedi conosciute col nome di Talebani. Si mangiano l’Ovest del paese, chiudono su Kabul. Massoud li respinge una prima volta, ma alla fine si risolve ad abbandonare la città: il 26 settembre del 1996, Kabul viene presa dai Talebani. Due anno dopo, i pazzoidi hanno virtualmente vinto la guerra.

Massoud decide di tornare a far quello che sa far meglio: tenere il Panshir.

Il 9 settembre del 2001 due tunisini bombaroli riescono ad ucciderlo. Più di vent’anni di guerra, e a farti fuori sono due ritardati senza un futuro. Iste mundus furibundus falsa prestat gaudia

Quanto all’Afghanistan, è sempre in guerra (Spoiler).

La singolare storia di Nikolai Bystrov

Mentre Massoud si avvicinava ai circoli islamisti sunniti nella torrida Kabul, nel nord del Caucaso cresceva Nikolai Bystrov, figlio di due cosacchi che sgobbano nel kolchoz. A 18 anni viene arruolato nell’esercito e dopo sei mesi di addestramento lo spediscono al fronte. Non sa perché, non sa nemmeno l’Afghanistan dove cazzo si trova, ma c’è la guerra, e cosa di meglio per un cosacco di diciannove anni che una guerra, una vera guerra?

Lo slancio romantico di Nikolai non dura un granché. Essere soldatino sovietico è un mestiere ingrato, ancorché a lui non va poi così male: lo schiaffano a guardia dell’aeroporto di Bagram, dove può approfittare dell’ottimo clima e della squisita cortesia degli ufficiali.

Un bel giorno, alcuni di loro dicono a lui e due dei suoi compari di andare fino al villaggio Tale e Tale per comprare dell’hashish. L’hashish è vietato, ma non si dice di no a un ufficiale. Nikolai e soci si trovano quindi in un buco sperduto di seminomadi a chiedere in giro dove abita lo spacciatore. Dei bambini gli indicano una strada.

Solo che nel dialetto locale “spacciatore” e “fucilate” suonano quasi uguali.

I tre russi finiscono dritti in un agguato, una joint venture organizzata da gente di Massoud e Hekmatyar. Tutti e tre vengono feriti. Nikolai è colpito a un piede, ma riesce ad alzarsi quando glielo ordinano. Anche uno dei suoi compagni si tira su. Il terzo è ferito a entrambe le gambe. mujaheddin lo freddano sul posto. Dopodiché, secondo l’antica tradizione afghana, i tizi iniziano a scannarsi per decidere chi deve prendersi i prigionieri. Dopo tante proposte interessanti (“ammazziamoci tra di noi per decidere”, o “e se li tagliassimo in due e ognuno ne prendesse metà?”), Nikolai viene imbarcato dalla gente di Massoud, mentre il suo compagno viene preso dall’altro gruppo.

Al primo villaggio, il nostro viene trascinato in una piazzetta dove sono stesi i cadaveri di altri rissi. I mujaheddin li indicano e sberbreticano in una lingua che non conosce, ma il messaggio è abbastanza chiaro: farà la stessa fine. Se lo aspetta. Nell’esercito gli hanno raccontato degli orrori indicibili che i mujaheddin infliggono ai prigionieri (storie peraltro fondate).

Nikolai non ha nessuna voglia di morire o di farsi torturare: appena lasciato solo, cerca di scappare. Riesce a uscire dalla cella e percorrere la straordinaria distanza di “di là dal cortile”, prima di essere ripreso e rovinato di botte. Gli afghani gli fanno saltare i denti, gli rompono le costole, ma non lo uccidono.

Nei giorni successivi, lo trascinano da un posto all’altro. Nikolai tenta di scappare di nuovo, con eguale fortuna. I suoi carcerieri gli fanno capire che se non l’abbozza lo appendono a un albero per il collo e lo lasciano agli avvoltoi.

Dopo qualche giorno di marcia arrivano in un posto chiamato Badarak, dove Nikolai viene rinchiuso in un bugigattolo. Non cerca più di scappare ormai: non ha la minima idea di dove si trova e non ha più fiato di provare. Peraltro, anche se riuscisse a evadere e ritrovare i suoi, che trattamento gli riserverebbero i russi?

Arrendersi è considerato tradimento, e i prigionieri recuperati sono trattati male o peggio, dalla semplice condanna sociale ai sei anni di lavori forzati. Lì dove si trova, nessuno lo mena finché obbedisce, non ha freddo né fame e si è convinto che probabilmente non hanno intenzione di ucciderlo. Forse sta meglio lì, dimenticato dal mondo, che coi suoi.

Un giorno i suoi carcerieri lo tirano fuori. Uno di loro è un ingegnere, parla un po’ di russo. Lo portano in un cortile, dove sono attruppati una trentina di tizi barbuti. L’ingegnere gli dice di salutare.

Nikolai esita. Nel mazzo, uno degli uomini attira la sua attenzione in modo particolare. Come lui stesso racconta, non sa cosa di preciso lo colpisce, ma l’uomo emerge rispetto agli altri afghani. Si dirige su di lui.

Gli altri lo agguantano. Gli chiedono perché si stia avvicinando proprio al tizio, tra tutti quanti.

-Sembra il capo.- spiega Nikolai. -Ho pensato di salutare il capo per primo.

Il tizio è Massoud, che trova la cosa divertente, ricambia la stretta di mano e lo invita a mangiare alla sua tavola. Quando si dice affinità elettive.

Dopo l’incidente, Nikolai è portato in un altro villaggio dove viene rinchiuso insieme ad altri prigionieri sovietici. Nonostante sia felice di vedere dei connazionali, non si fida di loro, e loro non si fidano di lui. Non osa dir loro il suo vero nome, né da dove viene. D’altra parte, è sicuro come la morte che anche loro stiano mentendo. Sono rinchiusi insieme, ma alla fine ognuno di loro è solo.

Il tempo passa, e Massoud ricompare. L’offensiva è ripresa e tenere un pugno di prigionieri in gattabuia non conviene a nessuno. Offre loro la scelta: possono andarsene dove vogliono: in Russia, o in Pakistan, e poi in Francia, o in Svizzera, o dove diavolo vogliono.

Quasi tutti optano per partire. Nikolai ci pensa, ma si rende conto che ormai non vuole andare più da nessuna parte. Decide di restare con Massoud.

Un giorno il nostro si trova a viaggiare col comandante e le sue guardie del corpo. Stanno ascendendo un passo molto ripido, e Nikolai parte avanti, distanziando il gruppo. Arriva per primo in vetta e si siede ad aspettare.

Massoud gli ha dato un fucile mitragliatore cinese per il viaggio. Le rotelle nella testa sovietica di Nikolai si mettono a girare. Controlla. E’ carico.

In lontananza baluginano delle pistole di segnalazione. Significano “russi nelle vicinanze”. Nikolai ragiona. Potrebbe uccidere Massoud e tutti i suoi. Non ci vorrebbe niente, sa come fare. Potrebbe ucciderli e tornare dai suoi.

Solo che è stato Massoud a dargli quell’arma. Può sparare in faccia all’uomo che gli ha risparmiato la vita e lo ha liberato? All’uomo che si è fidato di lui nonostante tutto?

Nikolai resta seduto sul passo. Il gruppo lo raggiunge. Massoud gli sorride senza dire niente. Era una prova? Nikolai non lo sa e non lo saprà mai. Insieme alle altre guardie del corpo, prendono un té e ripartono. Nikolai è ormai arruolato.

Nelle interviste, il nostro racconta di come, col tempo, l’Afghanistan gli si sia appiccicato addosso: si lascia crescere la barba, si converte (anche se non rinnega mai il suo battesimo ortodosso), impara a conoscere il proprio capo e ad ammirarlo. In un’intervista comparsa su Guerres & Histoire, spiega: “lo amavo più di mio padre”.

Per anni Nikolai resta una fedele guardia del corpo. Viaggiano insieme, combattono insieme, mangiano nello stesso piatto. Quando Massoud è sicuro che Nikolai non ha nessuna voglia di tornare in Russia, si preoccupa di trovargli una moglie, una brava ragazza della sua tribù. Zarlasht è il nome della signorina, una comunista convinta ed ex-ufficiale dell’esercito afghano. Dopo la caduta di Najibullah, si era ritrovata nella brutta posizione di avere le poppe in un paese di talebani. Zarlasht non ha simpatia per i russi, ma Nikolai non ha quasi più niente di russo ormai. I due convolano, mettono su famiglia.

La storia la sappiamo e non va a finire bene. Nel 1995 Nikolai ha ormai tre figli, il paese è infognato a morte, i talebani premono su Kabul. Massoud gli consiglia caldamente di sloggiare e tornarsene in Russia. Davanti alla prospettiva di allevare i marmocchi in un paese dilaniato tra guerra civile e dittatura religiosa, Nikolai decide di seguire il consiglio di Massoud.

Afghanistan. Non ci andate. Lasciate perdere. Cioé… nope.

Sarà l’ultimo addio al suo capo, ma non l’ultimo addio al paese. Oggi Nikolai vive a Oust-Labinsk, facendo lavoretti occasionali. Torna regolarmente in Afghanistan per cercare i resti dei soldati sovietici caduti e riportarli alle famiglie.

Quando il giornalista gli chiede come sente la morte di Massoud, risponde in lacrime: “era il mio talismano, la sia morte è la più grande tragedia della mia vita”.

La storia di Nikolai Bystrov è una storia avventurosa e triste, interessante da diversi punti di vista. Non è l’unico esempio di prigioniero “convertito” alla causa del nemico, ma è notevole per come da straniero in catene sia arrivato a legare uno stretto rapporto personale col carismatico capo nemico. A oggi, non può togliersi dalla testa il dubbio: se fosse rimasto, sarebbe cambiato qualcosa? Se fosse rimasto, avrebbe potuto salvare la vita di Massoud, il Leone del Panshir?

Inshallah, suppongo.

MUSICA


Bibliografia

BRAITHWAITE Rodric, Afgantsky: The russians in Afghanistan 1979-89, Oxford University Press, 2013

MACLASHA Yacha, “Nikolai Bystrov, un Sovietique au service de Massoud”, in Guerres & Histoires n° 27, Mondadori france, ottobre 2015

Bystrov su The voice of Russia

Un’intervista a Bystrov

Il documentario di Christophe de Ponfilly, Massoud l’Afghan, 1998 (francese)

La Nuova Cronologia, verso la demenza e oltre!

Vi capita mai di fare una scoperta così fenomenale da gettare una luce del tutto nuova sulla vostra esistenza?

Una di quelle scoperte che ti fanno realizzare qualcosa di importante e che non avevi assimilato del tutto.

Nel mio caso, ho realizzato fino in fondo che la Russia è davvero un paese pieno di sorprese. E quella di oggi si chiama Anatolij Fomenko.

Non sapete chi è?

Sedetevi, perché state per avere la rivelazione della vostra vita.

La Storia è sbagliata. Tutta!

No, non me lo sto inventando. Purtroppo la mia fantasia ha dei limiti.

Signore e signori, oggi parliamo di Recentismo, ovvero della Nuova Cronologia.

Anatolij Fomenko spiega come realizzare una mascherina di Carnevale.

Voi credete di certo a quella favoletta di Preistoria, Storia Antica, Dopo Cristo, eccetera. Credete senza dubbio a Napoleone, Alessandro Magno, Giulio Cesare.

Tutte balle! La storia è vecchia di 8-9 secoli al massimo!

Tutto comincia in Russia, e si sa che quando qualcosa comincia in Russia deve essere qualcosa di epico, perché se c’è qualcosa che i nostri amici cosacchi sanno fare è superare le aspettative.

Un bel giorno Anatolij Fomenko, matematico dell’università di Mosca, decide di infilarsi in un annoso dibattito con il suo team di nerds: la corrispondenza tra cronologia ufficiale e fenomeni astronomici.

Nel testi storici abbiamo spesso riferimenti a fenomeni come le eclissi. Ora, talvolta l’eclissi segnalata in un documento non combacia con la meccanica celeste. Non è un problema inventato e non è un problema banale. Ci possono essere mille ragioni sul perché tale documento collocato in tale periodo indichi un fenomeno astronomico che non può essersi verificato.

Ad esempio, il documento potrebbe essere stato copiato male, o collocato male. Potrebbe essere stato male interpretato o tradotto. Potrebbe essere falso. E’ ormai assodato che, nello studio della Storia, il ricercatore deve mantenere un certo spirito critico rispetto alla tradizione scritta.

L’approccio di Fomenko è molto più radicale: l’intera cronologia Scaligeriana è falsa!

Il nostro tavarish ha messo insieme un calcolo basato sulla rotazione lunare e ha riscritto da zero l’intera Storia dell’Umanità, infischiandosene bellamente di archeologia, studio comparato dei documenti, scienza o buonsenso spicciolo.

Come si dice a Firenze: e gli è tutto sbagliato, e gli è tutto da rifare! Quindi rimboccatevi le maniche e preparatevi a scoprire cosa è davvero successo!

Cominciamo col dire che, secondo Fomenko, non esistono fonti scritte antecedenti al X° secolo. Che dico fonti scritte! La scrittura stessa è stata inventata verso il mille, e prima la gente stava in grottoni e cacciava mammuth. Sissignori: quei chopper che avete visto al museo, i dipinti di Lascaux, il Tempio del Sole in Bulgaria, tutto risale al X° secolo al più presto.

Il primo grande impero nasce verso quest’epoca, e Fomenko lo chiama Prima Roma (perché Roma? Se non lo capisci il problema è solo tuo!). Prima Roma stendeva i suoi territori intorno al Nilo e aveva come Capitale Alessandria. Ora, non vorrei che voi vi immaginaste l’Egitto e le Piramidi, perché non è così: le Piramidi sono state costruite nel XIV° secolo, ovviamente.

Tornando a Prima Roma, verso il XI°-XII° secolo l’Impero copre l’Egitto, l’Europa e la Russia. I nostri decidono di spostare il centro del loro potere nella regione del Bosforo, dove fondano una seconda Capitale. Questa, situata dove si trova oggi la moderna Istanbul, allo stesso tempo la Gerusalemme Biblica, Troia e Costantinopoli!

STRIKE!

So che già vi sembra la storia di un ubriaco sotto effetto di Svanverol, ma il meglio a da venire.

E’ in questa grande capitale da me ora chiamata Clusterfuck City che nasce Gesù. Qui il nostro predica e si fa crocifiggere nel 1185 (lo stesso anno in cui Yoritomo diventa il primo shōgun del Periodo Kamakura. Coincidenze? Noi del Club degli Scoppiati crediamo di no).

Ora, nel Vangelo i seguaci del Nazareno erano una dozzina di tizi più qualche pastore ed ex-prostituta, ma in realtà il suo messaggio aveva avuto un successo che levati e l’intero Impero o quasi era cristiano. In particolare, erano cristiani i Russi (sì, ci sono dei russi, perché ogni storia è meglio se ci sono dei russi). A dimostrazione, i 3 Re Magi erano in realtà lo Zar, la Zarina e l’Ataman. La Zarina è passata alla tradizione col nome di Gaspare. Sai che culo.

Insomma, ai Russi questa cosa che hanno inchiodato Gesoo proprio non piace, e nel 1204 lanciano una crociata di cosacchi contro Bisanzio. Sarebbe già bellissimo così, ma Fomenko ci vizia e specifica che questi cosacchi del 1204 altri non sono che gli Achei della Guerra di Troia.

Questo è Schliemann. Leggendo l’Iliade ha scoperto Troia. E’ un figo. Ma Fomenko ha più fantasia.

Dopo la morte di Gesoo e l’invasione degli achei cosacchi (BWAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAH, grazie Fomenko!) l’Impero si frammenta in regni, tipo quello di Nicea e il Principato di Vladimir Suzdal con capitale Rostov. Quest’ultimo è sotto il controllo dei legittimi discendenti i Bisanzio e ha come esercito l’Orda. Già. Perché questo principato è anche passato alla storia come l’Impero Mongolo!

Non ditemi che credete a quella ridicola storiella di Gengis Qan e dei suoi baldi compari. Oh no no no, la Russia non è MAI stata invasa (ci mancherebbe altro!), sono stati i Russi a lanciare l’invasione verso l’Europa nel 1261!

Che poi invasione, dai. Fomenko spiega che il resto del globo era pressoché disabitato e si è trattato di un pacifico ripopolamento più che altro. Un po’ com’è successo in Cecenia, per intendersi.

La Russia era e resta inconquistabile

E Gengis Qan? Mai esistito. Si trattava invero del sovrano Yuri III, che regnò dal 1319 al 1325. Costui è anche passato ai posteri come San Giorgio di Lydda e Yuri II. Il caro Yuri morì giovane e fu seppellito insieme ai suoi antenati in…

rullo di tamburi

Ma a Giza in Egitto, ovviamente!

Insomma, siamo nel XIV° secolo e ancora nessuna traccia di Roma o del Papato, direte voi. Non temete: sono stati fondati dal successore di Yuri Gengis II di Lydda: Ivan Kalita. Che, all’occorrenza, era anche Califfo, Batu Qan e il leggendario Prete Gianni. Se vi chiedete che cazzo abbiano tutti questi tizi in comune o come mai coso qui abbia deciso di creare il Papato, non avete che da leggervi i 7 volumi di Nuova Cronologia scritti da Fomenko (che ha chiaramente un sacco di tempo libero).

Ma non distraiamoci: col passare del tempo, l’Impero si sgretola in diversi pezzettoni. Questi diversi regni, tutti russi non dimentichiamoceli, sono: l’Impero Mogol in India, l’Impero Mongolo in Cina, l’Impero Mameluco in Egitto (costoro sono anche gli Hyksos, così, tanto per gradire), l’Impero dei samurai in Giappone (non solo imparo che è esistito un impero dei samurai, ma scopro che i miei cari amici bushi erano dei russi), e, per non farsi mancar nulla, l’Impero Inca e Maya in America!

Vi sembra grossa? Ditevi solo che è a quest’epoca che appare Babilonia!

L’Impero dei russi è un sacco figo e bello e gli scambi aumentano. Il che provoca terribili epidemie. La soluzione è molto russa: mandare l’Orda a sterminare tutti i malati dell’Impero.

E’ un’idea così abissalmente cretina che non so neanche come un uomo adulto abbia potuto concepirla.

Ad ogni modo questo olocausto mondiale (severo ma giusto, ovvio) è passato alla Storia come la conquista ottomana e la ricerca della Terra Promessa raccontata nell’Esodo.

Tutto sembra andare di nuovo bene quando nel XV° secolo delle scissioni cominciano a crearsi nel Cristianesimo. Da queste nascono gli Ortodossi, i Luterani, i Cattolici, i Buddisti, i Mussulmani e gli Ebrei.

Sì, perché il Cristianesimo è la più antica delle religioni moderne. Gli Induisti trovano l’idea molto divertente.

Perché davanti a due libri chiamati uno Antico Testamento e uno Nuovo Testamento, il caro Fomenko è incerto su quale sia uscito prima. Che volete, matematici…

Ma insomma, direte voi, com’è che oggi troviamo un resoconto completamente diverso dei fatti storici?

Questo perché nel XVII° secolo in Russia prendono il potere i Romanov, infami usurpatori filo Europei che riscrivono l’intera Storia per autolegittimarsi!

Sì. Perché è ovvio no? Chi di voi, traducendo Senofonte, non ha pensato “però ‘sti Romanov, che fighi!”? Chi di voi, leggendo di Babilonia o della Guerra delle due Rose non ha pensato “se la Russia deve avere dei sovrani, quelli sono di certo i Romanov”?

Forse i Romanov erano solo pessimi scrittori e si son divertiti a riempire la loro grande opera con sub-plot superflui.

O forse Fomenko fuma roba che voi umani non potete immaginare.

Ad ogni modo, i Romanov inventarono anche le diverse lingue!. Oh sì. Per creare barriere linguistiche e impedire ai popoli di essere uniti nel grembo amorevole di Madre Russia. E tutte le lingue del mondo derivano dalla lingua ufficiale dell’Impero Russo: lo Slavo liturgico.

Gente, non so da che parte cominciare. Per certi versi vorrei applaudire la totale idiozia di queste ipotesi, per certi altri vorrei picchiare qualcuno, e infine mi chiedo come mai il gruppo FB italiano della Nuova Cronologia abbia solo 200 fan. Per un paese dove la Cartomante è considerato un mestiere rispettabile e dove la gente non vaccina i bambini, uno penserebbe che i vaneggiamenti di un alienato farneticante dovrebbero avere discreto successo.

Perché Fomenko ha un certo appeal, l’appeal del complotto. C’è un complotto degli storici per nascondere la verità. Lo sapete che i magazzini dei musei sono strapieni di reperti mai esposti? (Sì, lo so io e lo sa il gatto della vicina) Questo perché detti reperti contraddicono la Storia ufficiale! (E noi sappiamo che la Storia ufficiale è un monolito, non ci sono mai dibattiti o bisticci tra storici).

Secondo Fomenko, se riconoscessimo la verità vera delle cose tutto andrebbe meglio. Ad esempio, se i mussulmani accettassero ‘sta cosa che derivano tutti dal cristianesimo, non ci sarebbero guerre di religione.

E’ un’idea così naive e così stupida che sarebbe imbarazzante in bocca a un bambino di tre anni non troppo intelligente. Fomenko è un matematico. Mah.

Io non studio matematica né frequento matematici, tranne uno, che è un tizio tanto intelligente quanto fuori del mondo (il tipo viene a trovarmi in gennaio dell’anno scorso ed è sorpreso del fatto che la polizia lo abbia fermato e gli abbia chiesto se era mussulmano. Si era perso il piccolo dettaglio degli attentati a Charlie Hebdo. Viviamo a Parigi tutti e due.).

Forse Fomenko è dello stesso genere. Di sicuro non sa un cazzo di etologia umana.

In conclusione, io non so cosa augurarmi: di vederli rinsavire o di vederlo continuare nelle sue boiate. Credo che la cosa più bella sarebbe vedere una collaborazione fra Fomenko e il mio caro Lilin.

Il mondo è pieno di meraviglia. Dovevo condividere con voi questa perla di assoluta e pura assurdità.

Ora sapete chi è Fomenko.

MUSICA

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Link utili

Il sito italiano dedicato a Fomenko e i suoi vaneggiamenti

Bibliografia per coprofagi

Un canale youtube sui documentari di Fomenko, e un altro (francese)

La pagina wiki

Star Wars, la Forza s’è appena svegliata e le ci vuole un caffé

Il 2015 è finito, finalmente. E’ stato un anno molto grumpy, e ho alte aspettative per il 2016.

Quindi, perché non inaugurare tutto con una recensione mainstream e coatta su un argomento tanto di moda?

Sono andata a vedere Star Wars, the Force awakens.

Mi è piaciuto?

Mettiamola così. Dopo averlo visto, sono tornata a casa, ho preso il cofanetto dei prequel (quella roba che nessuno guarda mai ma che dobbiamo avere in casa che sennò poi mi tolgono la tessera da nerd) e ho chiesto scusa alla facciona tonda di Anakin.

Sì, è così brutto. Perché i prequel avranno anche tutti i difetti del mondo (tra cui il fatto che se ne faceva anche a meno, che hanno più buchi di Jean Reno alla fine di Leon, che i dialoghi romantici facevano vomitare arcobaleni e che Jar Jar), ma la storia aveva un senso. E anche alcune idee buone, stringi stringi. L’idea che l’Impero fosse un parto della Repubblica stessa (c’è crisi, c’è bisogno di un uomo forte!) era bella, per esempio.

Questo qui è un pattume rimasticato.

Jar Jar Abrams ha chiaramente cercato di mettere le basi di una nuova saga legandola in modo solido all’originale, la più amata. E di per sé, era una buona cosa. Peccato che non abbiano saputo farlo.

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La trama è quasi la stessa dello Star Wars del ’77, solo che per metà abbiamo la vecchia gang e per metà la nuova, che mima quasi tutti gli stessi ruoli (Rey come la giovane Padawan, Poe come il giovane Solo, Kylo Ren –d’ora in poi noto come il Frignetta– come il giovane Vader) e che dovrebbe riprendere la fiaccola della storia.

Ora, i personaggi dello Star Wars originale non saranno stati la cosa più originale del mondo (il giovane prescelto, il contrabbandiere canaglia ma di buon cuore, la principessa idealista e arrogante, ecc.) ma erano scritti bene. Avevano un carattere, potevamo capire le loro ragioni e i loro scopi.

Con questi? Eh… Ma andiamo con ordine!

Specifico subito che ho visto questo film in italiano, con quello che è, a mia esperienza, il doppiaggio peggiore del decennio. Non sentivo roba del genere da quando, appena sedicenne, mi strafacevo di film di Kurosawa in italiano. Dopo anni che guardo solo film in lingua originale (che signorina snob sarei, altrimenti?), il doppiaggio mi dà sempre fastidio. Ma per Giove e Putifarre, ‘sta roba era dolorosa!

Insomma, comincia la storia con un testo da morte cerebrale in cui si dice grosso modo:

“I ribelli avevano vinto la guerra, ma siccome Leia e soci sono una manica di mentecatti coi pollici nel culo, dopo solo 30 anni la Repubblica è ridotta come la Somalia, l’Impero c’è di nuovo ed è anche più potente di prima, Luke ha ragequittato e i Jedi continuano ad essere estinti.”

Wow.

Tutti sono alla ricerca di Luke, che si è dimostrato il peggior mentore del secolo ma che hey, la profezia diceva che avrebbe portato equilibrio, quindi ciccia. Luke non ha lasciato indirizzo, ma ha seminato pezzettini di mappa da tutte le parti perché sennò non si riempiono due ore di film.

Il nipote di R2D2, d’ora in poi Monopalla, va con NonSolo su NonTatooine a prendere la USB con la mappa. Purtroppo, il Frignetta sbarca, cattura Poe e uccide tutti. Sembra finita per Poe, ma uno Stormtrooper decide a caso di disertare e lo libera.

Ok, STOP.

Esaminiamo i problemi qui.

Il guaio non è l’idea dello Stormtrooper disertore.

Il guaio è che il personaggio è scritto malissimo. Per capire un personaggio dobbiamo vederlo nel suo ambiente prima del suo grande Cambiamento. Pensate a un altro film a caso, per esempio Romancing the stone (Alla ricerca della pietra verde). Non cominciamo con Joan nell’autobus nella jungla, cominciamo con lei che vive sola col gatto e di lavoro scrive orridi romanzi romantici d’avventura. Siccome sappiamo che è una donna abitudinaria e sedentaria, siamo interessati quando la vediamo costretta dalle circostanze a intraprendere un rocambolesco viaggio in mezzo a liane, serpenti e narcotrafficanti.

Cosa sappiamo di questo tizio? Poco, e quel poco non ha senso. E’ un trooper, inquadrato fin dalla tenera infanzia. Il processo è così severo e disumanizzante che il tizio non ha nemmeno un nome. Una roba che a confronto la propaganda nazista è semolino.

Sarebbe un’ottima fonte di conflitto! Un personaggio che per tutto il film lotta per liberarsi dalle catene ideologiche e psicologiche di questo terribile sistema!

Invece no. Coso diserta. Perché? Non ce lo diranno mai. Capiamo che ha avuto paura alla prima battaglia, che ha avuto remore a spacciare dei civili. Sappiamo anche che, fino a questa piccola scaramuccia, Coso qui aveva sempre obbedito senza problemi.

Ok, quindi non si era mai trovato in una condizione rischiosa o davanti a una scelta morale che testasse la sua lealtà. Più tardi scopriremo che il tizio era addirittura un addetto ai cessi.

Perché un bidello la cui competenza e lealtà non è mai stata testata è stato scelto per una missione importante come la cattura di Poe? Non si tratta di una battaglia, si tratta di un’operazione di precisione con effettivi ridotti e (si presume) scelti. Quindi?

Se non conosco le ragioni e il background del personaggio, come faccio ad affezionarmi?

Una storia migliore, in 4 vignette.

Insomma, Finn, il trooper, decide di disertare perché la guerra è brutta o qualche stronzata del genere (complimenti al programma disumanizzante del Primo Ordine, che non lascerà nessuna traccia sul carattere di Finn). Potrebbe scappare nel parapiglia o fingersi morto, ma siccome c’è rischio che il Primo Ordine lo insegua, Finn decide di scappare col prigioniero importante, così invece di una squadra (o magari nulla) è sicuro di avere alle calcagna una bella fetta della flotta. Finn è stupido, da questo punto di vista, ma non temete, non è il solo.

Finn e Poe restano separati e Finn si ritrova solo su Jakku, dove per la legge delle Coincidenze che Levati e il corollario del Quanto è Piccolo il Mondo, dopo una passeggiatina incontra Rey, bella fanciulla del deserto.

Rey è la Donna che Tutto Può. E’ tipo Wonderwoman, Nuvolari, Richthofen e Gesù tutto in uno.

Dovrebbe essere una meccanica che campa recuperando pezzi da rottami stellari, un’orfana sfruttata e malnutrita in un pianeta desertico e crudele.

Essere malnutriti e sfruttati in Pakistan…

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…e su Jakku

Rey sa parlare con un droide mai visto prima (vi ricordate quando Luke non capiva niente dei bip bop bum di R2D2? Luke era una pippa), sa parlare svariate lingue aliene, sa parlare il wookie nonostante 30 anni prima il wookie fosse una lingua rarissima.

Rey viene aggredita da due goons cattivi e li mena entrambi senza nemmeno spettinarsi.

Rey non ha mai pilotato niente di significativo, ma una volta posato il suo grazioso didietro su una nave atipica (e modificata) non solo riesce a farla decollare, ma si scatena in acrobazie aereonautiche che le nostre Frecce gliela leccano.

E lo so cosa diranno alcuno. He, ma anche Luke!

No.

Intanto non è che siccome il primo Star Wars è ora un mostro sacro allora non ha difetti.

E poi no.

Luke viene presentato come il rampollo di una famiglia benestante, gente non ricca sfondata ma nemmeno povera, che vive e lavora presso un grande porto interstellare. Luke stesso non è un semplice rottamaio, ma è in grado di manipolare, riparare e modificare dei droidi. Non è un salto troppo grande supporre che gli sia capitato di pilotare roba più grossa del suo macinino.

In secondo luogo Luke non si mette alla guida del Millennium Falcon! Manovra il cannone, e la sola roba che guida è un piccolo X-wing dotato di copilota, R2D2. Alla resa dei conti quello che Luke fa è mirare bene e infilare due colpi ben piazzati. Non si scatena in acrobazie stellari a bordo di veicoli mai usati prima.

Ma torniamo a Rey. Han Solo le mette in mano una pistola che lei non ha mai usato. Non sa nemmeno come usarla. Ma dalle mezzo secondo e la tipa dà le pappine a Simo Haya.

Mai preso una spada laser in mano, ma tiene testa al Frignetta.

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Ho ho ho, chi ha avuto l’idea della guardia laser?

E la forza? Vi ricordate come Luke debba allenarsi per lungo tempo?

Rey, senza mai averci provato prima, spacca il culo al Frignetta, il pupillo del nuovo Imperatore e uno capace di sbatacchiare la gente in giro (ma solo quando serve alla trama) e bloccare un colpo di folgoratore a mezz’aria (qualcosa che non abbiamo mai visto fare a nessun Jedi figo prima).

Ora, so cosa qualcuno sta per dire:

-Ma Tengy, ti lamenti sempre che non ci sono personaggi femminili forti, e ora che te ne danno uno rompi?

Non vorrei apparire come la Donna Che Chiede Troppo, ma oltre a un personaggio “forte” non è che noi fanciulle potremmo averne anche uno scritto bene? ‘Sta tizia totalizza Mary Sue a mani basse (ma non frigna troppo, il che è un punto a favore).

La storia segue a grandi linee roba già vista. I Cattivi hanno un’altra superpalla spakkapianeti, solo che questa è del tutto diversa dalla Morte Nera I e II perché questa è ancora più grande. Ma ha un punto debole che se colpito abbastanza provocherà l’esplosione dell’intera baracca. E Finn sa dove e come arrivarci perché lui puliva i cessi.

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Lo Starkiller è grande come un pianeta, conterà al minimo una cinquantina di milioni di impiegati. Ma ognuno di loro deve imparare a menadito i piani dell’intera palla. Perché dai, è credibile. Boh.

Intanto il Frignetta cattura Rey, perché lei ha visto la mappa del robot e ne hanno bisogno per completare il puzzle. Perché il Primo Ordine ha ricostruito il resto della roba basandosi su vecchi archivi. Perché la Repubblica non sia riuscita a fare la stessa cosa sarebbe stupido da spiegare.

Il Frignetta capisce che Rey è potente nella Forza, e quindi lascia a farle la guardia un singolo stormtrooper facilmente impressionabile.

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Il Frignetta, uno dei cattivi più deludenti della storia del Cinema

Insomma, i nostri riescono a scoppiare la palla e scappare (sorpresona), Han Solo muore perché costava troppo metterlo in Star Wars VIIIOld ideas strike back, il Frignetta si scatena in un’inutile duello con Rey e Finn e perde (peraltro, ho apprezzato il cazzotto sulla ferita come metodo di cura), i buoni si salvano e i cattivi fuggono.

Di ritorno alla base, sorpresa! R2D2, che era rimasto tra i piedi in standby da quando Luke era sparito, si riattiva. E vedi un po’ te i casi della vita, ha il resto della mappa! Perché in 30 anni nessuno ha pensato a controllare l’hard-disk del computer personale dello scomparso. Cristo…

Voler fare un elenco di tutte le cose stupide di questo film sarebbe impossibile. Ce ne sono a bizzeffe, saturano ogni singolo minuto di film. L’intera storia sembra rivolgere intorno al tema: “Leia e Han Solo sono pippe in tutto ciò che fanno”.

Hanno vinto la guerra, e 30 anni dopo la Repubblica è a catafascio, la guerra va male, sono divorziati, loro figlio è un serial killer e Han è tornato a fare il contrabbandiere indebitato. Ha anche la faccia di parlare del suo piccolo business come “quello che so fare meglio”. Coso, abbiamo visto due bande di creditori armati fino ai denti entrare senza colpo ferire nella tua nave. Mi sa che è chiaramente stabilito ormai che sei una ciofeca anche in quello.

L’unica scena genuinamente divertente è quella in cui il Fringetta sta avendo l’ennesima crisi di bizze, due stotmtroopers voltano l’angolo, capiscono l’antifona, si scambiano un’occhiata e voltano sui tacchi facendo finta di niente.

Insomma, un film esilarante per quanto è tirato via.

Due stormtroopers che se la filano  
Storia rimasticata…  
… ma arricchita con gustosissimi buchi di trama  
Zero cura nella sceneggiatura e nella caratterizzazione  
Finn è un buco di trama vagante  
Rey sa fare tutto anche se non ci ha mai provato  
Lo Starkiller è un coacervo di buchi di trama tale da inghiottire il sole  
Nessuno aveva nemmeno pensato a controllare la memoria di R2D2  
Il Frignetta  
Il nuovo Imperatore  
Come in Interstellar, l’unico personaggio memorabile è il robot  
Hai preso Brienne per fare Phasma, e la metti in due scenette di merda  
Luke deve essere il peggior maestro del secolo  

 

Insomma, è un pessimo, pessimo film. Lo ha detto anche Lucas, che ha definito vendere Star Wars
alla Disney l’equivante che vendere i propri figli agli schiavisti. C’era un’alternativa, sai Giorgino. Non vendere. E ora sappiamo cos’hai fatto dei tuoi figli naturali, mostro!

Comunque nessuno si mette contro la Disney (il cui amministratore delegato compare nel film nei panni dell’Ologramma di Snoke) e Giorgino si è dovuto rimangiare tutto.

Film consigliato solo per chi conta di andarlo a vedere a un orario di bassa frequenza e con un gruppo di amici trashomani. Perché se non si può ridere e commentare non ne vale la pena. E’ un’accozzaglia di roba talmente disperante che mi ha fatto seriamente rivalutare Star Wars Holiday Special.

Questo è tutto e che la Forza sia con voi!

MUSICA!

(E’ un appello a Hollywood, don’t waste your time always searching for those wasted years! Fatela finita col nuovo Star Wars, il nuovo Ghost Busters, il nuovo Star Trek e tutta la corte dei film zombies, dateci roba nuova, storie mai raccontate prima porca puttana!)