Illustri sconosciuti: Taira no Masakado (3)

Nelle scorse puntate abbiamo raccontato di come la faida familiare dei Taira del Bandō fosse degenerata in roghi e massacri. Masakado, gagliardo notabile senza funzione ma con tanto ingegno, ha vinto l’ultimo round: è il guerriero più famoso dell’Est, la sua reputazione è alle stelle, frotte di combattenti e clan locali sgomitano per essere nelle sue buone grazie e i funzionari provinciali lasciano correre dato che, per ora, nessuno ha cercato di buttar giù i loro uffici.

E’ il 939, e come al solito l’amministrazione ficca la testa nella sabbia fintanto che i convogli di tributi sono relativamente indisturbati. Dal canto suo, Masakado si è guardato bene dal cercare rogne con l’autorità costituita. La sua è una guerra privata, e ormai il suo principale obbiettivo è ristabilire pace e quiete nella regione.

Purtroppo per Masakado, suo cugino Sadamori è ancora vivo, ed è riuscito a raggiungere la Corte. Insieme all’ex funzionario provinciale Minamoto Tsunemoto, ha presentato il suo caso contro Masakado, e i Nobili li hanno ascoltati. Circa.

La Corte si trova infatti presa tra due fuochi: da un lato Masakado, dall’altro Sumitomo e i suoi pirati, che stanno saccheggiando e distruggendo allegramente la regione del Mare Interno.

I Nobili decidono quindi di rifilare un mandato a Sadamori e mandarlo a morire nell’Est, mentre loro si occupano di ammansire il Re dei Pirati nell’Ovest.

Piccolo promemoria: sulla sinistra la provincia di Yamashiro, dove si trova Heian, la Capitale; sulla destra, le Provincie Orientali chiamate in causa in questo articolo

Nel Kantō, Masakado fa del suo meglio per mantenere la pace nella sua zona, forte del suo nuovo stato di Cazzutissimo Maximo. Ma è il Kantō, e ‘sta gente non la mette calma nemmeno l’Armageddon.

Cominciamo con la provincia di Musashi. Come si accennava nella puntata precedente, il Principe Okiyo era arrivato costì nei panni di governatore provvisorio, in attesa del governatore vero e proprio.

Quest’ultimo, all’anagrafe Kudara Sadatsura, arriva finalmente alla capitale provinciale. Sadatsura ha sposato la figlia di Okiyo e, tanto per cambiare, i due uomini si odiano.

E’ uso che il governatore temporaneo continui a partecipare agli affari della provincia, soprattutto se si tratta del suocero (verso cui Sadatsura ha obblighi filiali). Ma è anche uso che i giovani caccino i vecchi a pedate nel culo, e appena finito il banchetto di benvenuto Sadatsura fa un bel pacchettino di Okiyo e lo esclude dall’amministrazione.

Incazzatissimo, il Principe se ne va sbattendo l’uscio e si installa sul divano a casa di Masakado, in Shimōsa.

Ospitare a casa Okiyo non è una scelta anodina. Masakado sa che Tsunemoto ha accusato lui e Okiyo di tradimento verso lo Stato, e diventare coinquilini non può che ravvivare i sospetti della Corte. La scelta peraltro può solo complicare i suoi futuri rapporti con Sadatsura. Bene che vivono in provincie diverse, ma sono comunque vicini di casa.

Allo stesso tempo Okiyo resta un Principe imperiale, e la sua presenza è fonte di grandissimo prestigio tra i notabili locali.

Si tratta anche di una provocazione. Masakado sta mostrando al governatore e ai burocrati della Capitale che non teme il loro giudizio o i loro sospetti. E’ una dimostrazione di forza che non lascia i notabili locali indifferenti.

Mentre questa pantomima va avanti, il vero casino si riattizza a nord di Shimōsa, nella provincia di Hitachi. Dove si prepara un nuovo fuck up di epiche proporzioni,.

La provincia è al momento sotto l’amministrazione di tale Fujiwara Korechika, membro di un ramo secondario del celeberrimo (e potentissimo) clan Fujiwara. Con lui c’è anche suo figlio Tamenori.

Secondo il Sonpi bunmyaku, Korechika ha legami stretti con la provincia, legami che però si sono indeboliti molto negli ultimi anni. Il nostro infatti ha sposato la figlia di una potente famiglia locale, come era spesso il caso per i funzionari del Governo centrale che volessero costituirsi una base decente in provincia.

Detto potente clan locale è stato spazzato via: Korechika ha sposato una zia di Masakado, e tutti sanno ormai che fine hanno fatto gli zii di Masakado e i loro guerrieri. Vincendo la faida, il nostro ha anche annientato la base militare di Korechika nella provincia.

A parte ciò, non sappiamo molto di Korechika e Tamenori, non sappiamo se fossero buoni amministratori o meno, ma sappiamo per certo che almeno uno dei sudditi di Hitachi non li ha molto in simpatia: Fujiwara Haruaki. A differenza del governatore, Haruaki non discende da aristocratici, non ha funzioni, non ha agganci a Corte. E’ benestante, abbastanza grosso da avere guerrieri personali al suo comando (jūrui). Appartiene alla stessa classe di Masakado, ma politicamente se ne sta acciaccato su un gradino ancora inferiore: è meno ricco e non ha patroni.

Haruaki e Korechika si odiano.

Korechika dice che Haruaki non paga le tasse, non obbedisce alle imposizioni dell’amministrazione e non rispetta le leggi. Si suggerisce addirittura che Haruaki sia a capo di una delle famigerate shūba no to, bande di gente con bestie da soma che si spostano da una provincia all’altra come impresa di trasporti e brigantaggio a tempo perso.

Haruaki dice che Korechika non saprebbe trovarsi il culo usando due mani e che Tamenori è un delinquente figlio di papà che approfitta della propria posizione per rubare, angariare e strizzare i residenti.

La cosa interessante è che entrambe queste versioni sono perfettamente credibili e una non esclude l’altra.

Long story short, dopo l’ennesimo esempio di insubordinazione civile, Korechika decide che ne ha le palle piene, tira su le truppe provinciali e marcia contro la base di Haruaki.

Questa decisione presenta diversi inconvenienti: tanto per cominciare Haruaki è un uomo abituato alla brutalità e non ha particolare intenzione di farsi arrestare. In secondo luogo, Haruaki ha probabilmente un membro della famiglia come funzionario nel governo provinciale, e non si fa quindi prendere con le braghe in mano. In terzo luogo, Haruaki appartiene ai Fujiwara stabiliti nel nord della provincia. Costoro sono in ottimi rapporti con altre famiglie importanti della zona, tra cui i Taira. Un Taira in particolare: Masakado.

Haruaki non è a casa quando i soldati arrivano: insieme ai suoi, il nostro se l’è data a gambe. Saccheggiando granai provinciali lungo la strada (tanto vale unire l’utile al dilettevole!) il nostro si rifugia da Masakado, che gli offre prontamente protezione.

Siamo all’alba del legame di vassallaggio, la reputazione di un capo dipende già in larga parte dalla protezione che è disposto ad accordare ai suoi gregari, e Masakado ha molto a cuore la propria reputazione.

A cose normali Masakado è un uomo molto ragionevole e incline a cercare il compromesso dove possibile.

Negli ultimi mesi però il nostro ha accumulato qualche rancore verso l’amministrazione e i burocrati in generale.

La capitale provinciale di Musashi e di quella di Hitachi sono grosso modo equidistanti da casa di Masakado

Volendo essere ottimista, Korechika prova ad approcciare la questione con le buone e manda dei messaggeri in Shimōsa.

-Sappiamo che l’evasore fiscale e svuotatore di granai Fujiwara Haruaki si trova qui.- Spiegano questi, arrivati a Iwai. -Sei pregato di rispettare la legge e collaborare.

-Oh, interessante.- Masakado sogghigna amabile. -Sai cosa mi ricorda? Qualche mese fa avevo un mandato d’arresto per mio cugino Sadamori. Vi ricordate quanto avete collaborato ai tempi?

-Errr…

-Appunto. Fuori dalle palle.

Calciorotati i passacarte imperiali, Masakado decide che la situazione in Hitachi non può essere lasciata a suppurare.

-Dobbiamo trovare un modo di calmare le acque.- Dice ai suoi. -Haruaki è uno dei miei uomini, Korechika ha sposato mia zia, sono la persona perfetta per fare da mediatore.

-Haruaki non vuole far pace con Korechika, lo vuole uccidere, inculare il cadavere, ridurlo in polpettine e farci del cibo per gatti.- Fa notare uno dei suoi.

-Ah, ma lo dice per dire… è locker room talk!

-E Korechika ha una paura verde di te.

-Ma è mio zio acquisito!

-Come sono finiti gli altri tuoi zii?

-…

-…

-Oh.

-Eh.

-Senti, uno dei miei alleati lavora nel governo provinciale di Hitachi. Secondo me tra me e lui riusciamo a metter pace. Dopotutto siamo tutti uomini adulti, nessuno vuole morte e devastazione, no?

-Mi hai perso a “siamo tutti uomini adulti”.

-Facciamo così: io vado in Hitachi con tutti i miei guerrieri, così Korechika e suo figlio evitano di fare gesti inconsulti e possiamo discutere amabilmente.

-La famosa regola diplomatica del “la gente tende a starti a sentire se gli punti una freccia in mezzo agli occhi”?
-Proprio quella!

-Oh, beh, potrebbe anche funzionare, fintanto che noi siamo lì per assicurare l’ordine e non per uccidere qualcuno…

Un piantone arriva di corsa.

-Capo! Capo! Sadamori è di nuovo nella regione e ha un mandato ufficiale della Corte!

Una vena comincia a pulsare sulla tempia di Masakado.

-Ha avuto la facciadimerda di tornare? Senza banda, senza alleati, senza nemmeno la corda per impiccarsi?

-Ce l’hanno rispedito via catapulta!

-Dove si nasconde?

-Dal governatore provinciale di Hitachi. Haha, ora che ci penso, non è il tizio con cui Haruaki ha quello scazzo in sospeso?

E’ lo stesso tizio.

Il ventuno dell’undicesimo mese del secondo anno dell’era Tengyō, Masakado parte in tromba per il governo provinciale di Hitachi con un migliaio di uomini.

Korechika lo viene a sapere.

-Magari sta venendo per parlare.- Korechika si asciuga il sudore freddo con la manica. -Magari vuole mettere pace, come in Musashi…

Sadamori scuote la testa. -Viene per ucciderci e farsi un paio di pantofole con la nostra pelle.

-Forse dovrei consegnarti ed evitare altri casini.

-Ho due buone ragioni per cui ti conviene stare dalla mia parte.

-Ah sì?

-Primo: io ho un mandato imperiale e lui no. Secondo: io non sono uso assassinare i miei zii e le loro famiglie, lui sì.

Point taken.

Korechika tira su in fretta e furia tutte le truppe provinciali che riesce a raccattare, circa 3000 uomini secondo lo Shōmonki. Si asserragliano tutti nella capitale provinciale appena in tempo. Masakado è già davanti alle porte.

-Buondì.- Fa un sorriso a trentadue denti al piantone sopra la porta. -Dì a mio zio di aprire senza storie, che oggi proprio non è giornata.

-Ah! Noi siamo in posizione difensiva, che come tutti ben sanno è una posizione vantaggiosa, e siamo tre volte più numerosi!

-L’ho già sentita.- Masakado incocca. -Quelli di mio zio Yoshikane erano otto volte superiori.

-Oh, già, è vero.

Il piantone muore, l’attacco comincia.

Da una parte un migliaio di volontari ben armati, pompati abbelva e impazienti di far prova di cazzutaggine davanti al loro capo, il menabotte più figo della regione.

Dall’altra gente di corvée, coscritti raccattati a pedate, soldati provinciali sottopagati agli ordini di quella mezza sega di Sadamori (anche noto come Colui Che Perde le Battaglie) e di un burocrate i cui alleati hanno già perso tutto combattendo contro Masakado.

Plus, sappiamo che Masakado ha un uomo di fiducia nella capitale provinciale. E’ possibile che costui abbia giocato un ruolo nella battaglia, o che abbia addirittura agito da quinta colonna all’interno del complesso provinciale.

Interpretazione artistica dell’assedio del complesso provinciale di Hitachi

I dettagli dello scontro non sono noti, ma sappiamo il risultato: Masakado spiana il governo provinciale di Hitachi, poi fa inversione e lo spiana di nuovo.

La stragrande maggioranza delle truppe provinciali vengono falcidiate. Il governatore è costretto a sottomettersi e con lui l’inviato imperiale presente sul posto. Mentre il complesso provinciale brucia, Masakado lancia una folgorante rappresaglia contro tutti quelli che hanno osato scoccare una freccia su di lui: più di 300 abitazioni vengono bruciate, il fumo e le urla riempiono il cielo, gli uomini a piedi alzano mucchi di teste mentre Masakado ricompensa lo sforzo dei suoi con bottino e cavalli.

Per la prima volta dall’inizio dei disordini, Masakado se l’è presa con una del Governo. Per la prima volta Masakado ha ufficialmente commesso un crimine contro lo Stato.

Per anni il nostro ha condotto la sua guerra privata senza pestare i calli alla Corte, e in risposta ha avuto solo tira e molla politici e resistenza passiva. Finalmente ha deciso di cambiare approccio: ferro e fuoco sia.

Un paio di giorni dopo, Masakado è di ritorno alla sua basa in Shimōsa.

I funzionari minori di Hitachi sono stati risparmiati e viene loro suggerito amabilmente di mandare avanti l’ordinaria amministrazione senza fare troppi scherzi. Per il resto, il centro politico della provincia è annientato, la banda di Korechika distrutta, l’esercito provinciale non esiste più.

Masakado raduna fratelli ed alleati alla sua residenza.

-Signori miei, la situazione è delicata.- Dice. -Abbiamo un governatore e un inviato imperiale chiusi in cantina, una provincia senza funzionari responsabili e, ciliegina sul mucchio di merda, quella mezza sega di mio cugino è riuscito a scappare.

-Ma di nuovo?

-Di nuovo.

-La Corte non sarà felice della notizia. Ci dichiareranno ribelli contro lo Stato.

-Fanculo la Corte!- Sbotta uno dei suoi. -Che hanno mai fatto per noi a parte chiedere tasse e strimpellare chitarre?

Okiyo ha il buonsenso di non pronunciarsi.

-Però è la Corte.- Osserva un altro. -Hanno autorità sull’intero Paese. Ci schiafferanno un bel decreto di Persecuzione e Cattura, sicuro come la morte.

-E’ vero.- Conviene Masakado. -Tra qualche settimana i notabili e i funzionari di tutte le provincie del Kantō riceveranno ordine di farci la pelle.

-Siamo seduti nel bel mezzo del centro militare del Paese. Tutti i migliori combattenti vengono di qui, se dovessero unirsi non ci sarebbe modo di spuntarla.

-Vero.

-Sarebbero una forza assolutamente spaventosa!

-Corretto.

-E quindi? Proviamo a chiedere perdono? Se le carovane di tasse arrivano in tempo, non credo che-

Masakado impone il silenzio con un gesto. -Non possiamo fidarci dei Nobili, e a questo punto i Nobili non possono fidarsi di noi. No, dobbiamo fargli capire che sottometterci con la forza sarebbe un incubo. Dobbiamo spaventarli abbastanza da convincerli a trattare con noi.

-Ma come?

Masakado sorride. -L’hai detto tu: siamo nel cuore militare del Paese.

Masakado si alza. -Signori, il tempo della diplomazia è finito. Se dobbiamo finire alla forca, tanto vale finirci per una pecora piuttosto che per un agnello.

-E la pecora quale sarebbe?

-Le otto provincie del Bandō.

Il 23 dell’undicesimo mese, comincia la grande rivolta guerriera dell’Est, destinata a restare per sempre nella memoria.

MUSICA!


Prima puntata

Seconda puntata

Terza puntata

Quarta puntata

Quinta puntata

Interludio

Settima puntata


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