Era il 1979, quando due studenti di Oxford fecero conoscenza. Si trattava di Rowan Atkinson (che stava studiando ingegneria, no less) e Richard Curtis. I due cominciarono a collaborare mettendo insieme reviews di commedie.
Quando decisero di passare dal commento all’azione, si trovarono davanti a un problema: Fawlty Towers. Questa serie faceva furore in quegli anni, e rappresenta tutt’ora un esempio ammirevole di commedia inglese. Qualsiasi altra serie umoristica non poteva non essere paragonata a Fawlty Towrs, Curtis e Atkinson lo sapevano, e il confronto sarebbe stato spietato. Come disse Curtis, Fawlty Towers era semplicemente “troppo perfetto”.
Decisero quindi di aggirare il Cariddi girando una serie di ambientazione storica, così diversa da non evocare nessun confronto.
Nel 1983 nasce The Black Adder la Vipera Nera.
Curtis spiega che il nome è una gomitata a Hollywood, che in quel periodo riteneva assolutamente necessario ficcare BLACK o RED su ogni drammone storico sfornato.
La serie attacca con la guerra tra Riccardo III e Enrico VII, spiegando che tutta la faccenda della battaglia di Bosoworth (vinta da Enrico) non è che una vile menzogna. Riccardo vinse la battaglia, ma…
E la storia comincia!
Rowan Atkinson recita il protagonista, Edmund, secondo figlio del non-molto-storico re Riccardo IV d’Inghilterra, sul finire del ‘400. Atkinson usa tutte le smorfie, la voce nasale e le gesticolazioni esagerate di Mr. Bean, che a me non dicono un granché ma che al resto del mondo sembrano piacere così tanto (go figure). Edmund è un personaggio untuoso, vile e senza talento, pieno di invidia e ambizione.
E’ affiancato nelle sue maldestre macchinazioni da un servo scaltro (interpretato dell’eccellente Tony Robinson), Baldrick, e da un compare mentecatto, Percy (recitato da Tim McInnerny).
Nella migliore tradizione inglese, il resto dei personaggi è costituito da vari mostri umani, di solito accomunati dall’assenza di qualsivoglia intelligenza e dal fatto che praticamente ognuno di loro è, a modo suo, una persona riprovevole.
Se c’è qualcosa che gli inglesi ci insegnano, è che ci sono 101 maniere differenti per essere un essere orribile.
La prima serie di Black Adder è una serie ambiziosa. Costumi, grandi riprese, numerosi set e scene esterne, trucchi… Tutto molto caro e tutto non all’altezza della spesa.
Intendiamoci,questa serie ha pregi innegabili, e non è in nessun modo un brutto prodotto. Ma nonostante tutto, non decolla. Alla fine è una specie di Mr. Bean nel passato.
Una delle cose buone è senz’altro la sceneggiatura, molto spassosa.
Una menzione di merito va anche al padre di Edmund, il mai esistito re Richard the IV, un pazzoide sanguinario, tanto scatenato quanto crudele. Brian Blessed è uno spettacolo!
Un assaggio, lo scambio tra Edmund e lo spettro di Riccardo.
La sceneggiatura |
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Re Riccardo! |
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Certe gag sono un po’ banalotte o maldestre |
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Molta ambizione nella realizzazione.. |
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… ma alla fine è Mr. Bean nel passato |
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Serie caruccia, ma niente di trascendentale.
La storia di BlackAdder però non è finita. Dopo la prima serie, al team creativo si aggiunse Ben Elton, altro comico televisivo, che decide di dare una drastica ripettinata alla faccenda: quello che alla serie manca è focus! Basta cavalli, basta grandi scene, basta lunghe riprese! Ben e Curtis impacchettano una nuova proposta alla BBC, una serie comica con meno sets, più presenza degli attori, metà prezzo per il doppio delle gags!
Nel 1986, nasce Blackadder II, ambientata sotto il regno di Elisabetta I. E diavolo, stavolta decolla!
Bob?
Ritroviamo Blackadder, che non è più principe ma un cortigiano, e non è più un impedito gesticolante ma un uomo astuto (che non vuol dire intelligente), tagliente e sarcastico. Un uomo senza scrupoli e senza morale, alla mercé di una regina capricciosa, infantile e completamente psicotica (recitata dalla bravissima Miranda Richardson).
Tornano anche Percy, l’amico idiota, e Baldrick, che in questo secolo ha perso la lotteria genetica e ricompare come completo ritardato mentale. Per quanto entrambi siano due side-kick stupidi, entrambi i personaggi vengono sviluppati in questa serie.
Percy è qualcuno che hai giusto voglia di prendere a calci per la pena che fa. E’ un imbecille senza talento, che adora Blackadder con ottuso ardore. Farebbe (fa!) qualsiasi cosa per aiutarlo, proteggerlo, compiacerlo, senza ottenere mai un’oncia di stima o gratitudine in cambio.
Baldrick è ancora più stupido, ma animato da una lealtà incrollabile. E’ peraltro forse l’unico personaggio, insieme a Percy, a non essere un essere spregevole, un infame o uno psicopatico pericoloso.
Un altro personaggio si aggiunge alla banda, il Ciambellano Melchett, interpretato dall’ottimo Stephen Fry, un sicofante che la regina tiene presso di sé come si tiene un canarino: le piace sentirlo cantare, ma può sempre decidere di tirargli il collo quando si stufa.
Un assaggio, che spero non vi sconwenga!
La sceneggiatura |
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I costumi |
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Gli attori |
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I nuovi caratteri dei personaggi |
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I nuovi personaggi |
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L’ultima puntata |
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Blackadder II non ha difetti, è uno spasso, guardatelo!
La serie ebbe un tale successo, che la seguente, Blackadder the Third, uscì subito l’anno dopo!
Seguendo le leggi Pessime e Regressive delle umane sorti, Blackadder ritrona sulla scena dopo essere ancora sceso nella scala sociale. Il personaggio è lo stesso come carattere e antipatia, ma a questo giro si trova incastrato come maggiordomo del Principe del Galles, erede del re matto Giorgio III (1738-1820).
Il personaggio del principe fu progettato seguendo l’idea “che tipo di persona sarebbe Percy se gli togliessimo quel pochissimo che ha di cervello?”. Aggiungete Hugh Laurie nei panni del ritardato, e avete uno dei personaggi più divertenti della serie. La stupidità disarmante del principe fa il paio con l’astuzia del suo maggiordomo.
Baldrick ritorna, e Stephen Fry, stavolta nei panni di nientemeno che il Duca di Wellington.
Questa serie rispetta molto più la storia della prima, la sfrutta invece di tenerla come mera scusa per filmare cavalli e gente in armature bislacche. E il risultato è ottimo.
C’è anche posto per il romanticismo, tipo quando il principe decide di corteggiare la ricchissima dolcissima Amy. Wof wof!
La sceneggiatura |
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Le gag storiche |
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Hugh Laurie nei panni del principe |
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La puntata del dizionario è bellissima e un capolavoro di per sé! |
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I francesi. Ah! |
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Blackadder the Third è oro. Guardatela!
Questa terza serie piacque tantissimo agli inglesi, al punto che la BBC chiese al team di girare uno speciale per Natale. Sai che hai sfondato quando ti chiedono di fare uno speciale di Natale. Pervertire senza vergogna il classico A Christmas Carol non ha prezzo!
La via per il successo di Blackadder non era però finita. Il gruppo decise di cimentarsi di nuovo, questa volta andando alla radice stessa della commedia: la miseria umana e la sofferenza gratuita.
Blackadder goes Forth si ambienta nel 1917, nelle trincee inglesi.
Per quanto non mi piacciano i discorsi dei preti, la Prima Guerra Mondiale fu una vera e propria “inutile strage”. Abbiamo fatto di peggio, è vero, ma resta uno dei momenti più bui della nostra storia. Il team comico sapeva di maneggiare materiale delicato, ed era determinato a farlo con rispetto e umorismo.
Blackadder è un capitano, affiancato dal Lieutenant George (Hugh Laurie) e il soldato semplice Baldrick.
Rispetto alle serie precedenti, il carattere di Blackadder è rispulizzito, certi tratti attenuati. Resta un egoista sarcastico e poco lungimirante, ma perde la malignità dei suoi antenati. Blackadder è un personaggio con cui è più facile riconoscersi. E’ un vigliacco e un paraculo, ma allo stesso tempo la situazione in cui si trova non ha senso.
Baldrick è l’uomo semplice, il tommy che viene preso a calci da tutti e la cui vita non vale niente. Ma per la prima volta alza la voce. Schiacciato sotto un sistema che lo opprime, Baldrick sogna la rivoluzione russa e la liberazione degli underdogs come lui.
Il mio personaggio preferito della serie è in assoluto Lieutenant George. George è un idiota che si berrebbe qualsiasi cosa servita dalla propaganda. Non ha la minima idea dei rischi che corre, nemmeno quando si trova nel bel mezzo della no man’s land, ma arde di patriottismo e buona volontà. Il suo “mindless optimism” è esilarante e tragico allo stesso tempo.
Melchett ricompare nei panni del generale, un despota completamente pazzo. E’ il simbolo stesso della follia della guerra. E’ potente e aggressivo, o, per usare le parole di Hugh Laurie in n’intervista, un avvinazzato fascista abbaiante. Non toccate i suoi piccioni, o le conseguenze potrebbero essere gravissime.
Percy torna sulla scena come Captain Darling, un uomo dannato dal nome più ingrato del secolo, cosciente del fatto di essere solo un piccolo burocrate vigliacco, consumato da amarezza e frustrazione ma troppo spaventato per cambiare qualcosa.
Un target molto particolare si rivelò entusiasta per questa nuova caratterizzazione di Baldrick: l’esercito britannico. Baldrick è diventato una specie di favorito assoluto di molti soldati e ufficiali. La serie in generale pare aver spopolato tra i militari. Espressioni come “cunning plan” o “wibble-wobble” sono entrate a far parte del gergo, costruzioni e luoghi vengono soprannominati coi nomi dei personaggi, e pare che una metà dele capre mascotte del Royal Regiment of Wales si chiamino Baldrick.
Questa serie offre spunti di alta poesia (come The german gun) e il finale più bello che un film sulla Prima Guerra Mondiale potesse avere. E’ triste, è tragico, è commovente, è crudele… E’ spettacolare.
La sceneggiatura |
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Gli attori |
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Ogni storia di ogni episodio! |
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20 minuters |
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Lieutenant George! |
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Il finale |
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Blackadder goes Forth è la serie più bella e divertente che abbia mai visto. E’ divertente, è tragica, è rispettosa e cinica. Da guardare assolutamente.
BTW, ho scritto questo articolo così chi bazzica capirà a cosa mi riferisco, d’ora in avanti, con Tally-ho!, cunning plan, sod off o READYAIMFIRE!.
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Riferimenti
The Black Adder