Chi avesse perso tempo a leggere le mie disavventure da pseudo-congressista ormai sa: in casa Tenger c’è un gatto.
A quanto pare l’Imperatore Kittoh deh Destroyah ha stabilito che la nostra cellula rettiliana necessitava una sorveglianza più stretta, e chi sono io per discutere.
Questo articolo, di vitale importanza per le Umane Lettere, è il debutto in società della creatura.
Deeeeeeeeeeeerp
E’ il primo d’aprile, esco di casa per andare a fare la spesa. L’acquisizione di cibo è una nota forma di decadenza borghese, ed è probabilmente questo mio peccato reiterato ad attirare l’attenzione dell’Ispettorato Felino.
Ad ogni modo, davanti al cancello trovo una crosta di pelo, pus e muco spiaccicata. Capisco subito che la cosa è viva. Grazie alle mie doti di fine zoologa, deduco che è un gatto.
Dato che non mi faccio mai i cazzi miei, torno in casa, m’infilo i guanti da pota, torno fuori con uno scatolone, gratto la carcassa dall’asfalto e la metto nella scatola. L’essere non miagola, non si agita nemmeno.
Questa situazione mi ricorda del mio vecchio criceto.
*Retrolampo*
Avevo un topino russo da ragazzina. La bestia campò qualcosa come 5 anni. Alla fine le zampine di dietro erano del tutto atrofizzate e rinsecchite, metà della faccia era spelata e costantemente gonfia. La nutrivo con un pennellino e dello yogurt o della frutta spiaccicata, perché non aveva più denti.
Che c’entra?
C’entra. I miei raccontano sempre questa storia agli ospiti per dimostrare che figliola affettuosa e premurosa che sono.
In realtà io la povera bestia volevo ammazzarla e liberarla da questa inutile sofferenza. Solo che non sapevo come.
Ho pensato a prenderla a martellate, ma se sbagliavo mira o se non picchiavo abbastanza forte da stecchirla d’un colpo?
Un’altra opzione era l’enciclopedia: prendere tutti i volumi di quella robaccia sorpassata de La Base e farglieli schiantare addosso. Però poi avrei dovuto grattare pelo e frattaglie dalla copertina di cuoio…
Long story short, il topo morì di vecchiaia in agonia per colpa della mia codardia.
Da allora ho corretto i miei e ho spiegato loro la vera storia dietro al criceto in geriatria.
Mi hanno fatto notare che avrei potuto portarla da un veterinario (giuro non m’era venuto in mente, che oltre a esser codarda son pure tonta come un Dodo). Mio padre mi ha anche fatto vedere dove tiene il cloroformio.
Ha aggiunto: -Un giorno il babbo sarà molto vecchio è malato, con le gambine rinsecchite e niente denti. Allora, casomai, il cloroformio te lo lascio qui. Niente librate, pls.
Sarà, ma l’eutanasia via Treccani secondo me è un concetto da esplorare.
*Fine retrolampo*
Dopo anni mi ritrovo di nuovo con lo stesso problema: una bestia da eutanasiare. Solo che ora le enciclopedie sono tutte online, e non ho voglia di finire il gatto a botte di computer portatile. Sarebbe stupido.
Chiamo l’associazione di protezione animale del mio quartiere. Spiego che non ho soldi per curare la bestia, né per ucciderla.
La tizia mi dà le indicazioni di una clinica veterinaria e mi dice che se porto lì il rottame se lo sobbarcano loro.
Il posto è lontanino, e io non ho la macchina, sicché il fottuto gatto fa il viaggio fino alla clinica in taxi!
Arrivati, il veterinario estrae il blob e lo posa sul tavolo.
-Toh!- Sorride. -Ma c’è del gatto intorno a questo cimurro!
L’essere non ha occhi, il muso è una crosta di muco e putridume, le zampe davanti sono spappolate e spellate al punto che le articolazioni dei polsi escono del tutto da lembi di cuoio rinsecchito.
-E’ messo molto male.- Faccio notare. -Non avete mica un grosso tomo di anatomia, da qualche parte?
-Ma no, non è brutta come sembra.- Il dottore rigira l’essere. -Nah, è molto disidratato, ma probabilmente è recuperabile. Che si fa?
Mi tiro fuori. E’ l’associazione che paga, sono loro che scelgono. Sorpresona: scelgono di curarlo.
Prima che me ne vada, il veterinario mi chiede se voglio dargli un nome.
Lo chiamo Tiresia. Nessuno capisce la battuta. Oimoi oimoi eleleu eleleu.
Liceo Classico. Educa nerds senza social skills da sempre.
Un mese dopo ripasso davanti alla clinica. Decido di affacciarmi per sapere come sta la creatura.
Il gatto sta recuperando bene. Alla fine gli occhi li aveva tutti e due, sotto muco e croste. Hai visto mai!
Altri due mesi, ripasso di lì. Il gatto scoppia di salute, ma ormai siamo all’inizio dell’estate, è il periodo degli abbandoni, nessuno ha posto, nessuno adotta, e sono tre mesi che il felino è chiuso in un gabbiottino di 80×80.
A me i gatti son sempre piaciuti (SORPRESA!), ma in estate sono dai miei, e i miei hanno un coniglio.
Il fottuto coniglio è l’animale più viziato dell’Universo e odia i gatti con infernale passione. Dovrei trovare qualcuno che si ciucci il pulcioso per tre mesi, un’impresa impossibile.
Ne parlo con un amico che ha due gatti.
-E quindi niente, non posso aiutarlo. Dove troverò mai un martire disposto a sobbarcarsi il fardello per tre mesi?
-Ah, ma non c’è problema, te lo tengo io!
-Sicuro?
-Massì, cosa potrà mai andare storto?
Chiamo l’associazione.
-Sì, sono la tizia che ha grattato il rosso dal marciapiede. Io non sono proprio la persona adatta per prendersi cura di un gatto, ma-
-DIOPRETEPIGLIATELOTELOINCARTIAMO!
Un paio di giorni dopo sono con il gatto in treno, alla volta della casa dell’amico gattaro.
Siccome gli occhi ce li ha, non possiamo chiamare la bestia Tiresia. E’ rosso ed è sopravvissuto a un brutto incidente, quindi troviamo che sia un’idea molto simpatica battezzarlo Manfred von Richthofen die zweite. Freddy per gli amici.
Smollo Manfred all’amico e parto per la campagna (dove mi aspetta il coniglio mannaro).
Manco una settimana, e l’amico mi telefona. Manfred fa il ruffiano, ma i suoi gatti lo odiano. La notte Manfred cerca di giocare e loro gli urlano addosso. Tutta la notte, tutte le notti. A chiosa, Manfred ha trovato la maniera di ferirsi un occhio e gli devo mandare 80 euro per le spese di veterinario e medicine.
Questo sacco di pulci non ha ancora poggiato il culo in casa mia, e già mi porta grane. Ho un pessimo presentimento.
E quando posai l’occhi su di lui, il mio cuor di giovanetta mi disse: “T’ha fatto ma ‘na gran cazzata, bimba bella!”
A settembre recupero la creatura. Ha un cono al collo e un occhio pesto. Con Nursie (la coinquilina) lo riportiamo dal segaossa.
–Long time no see.- Il segaossa lo esamina. -Ha un buco nella retina e l’occhio gli sta colando fuori.
-Oh beh.- Mi stringo nelle spalle. -Lo ribattezziamo Moshe Dayan?
Ci mettono un secondo per capire cosa intendo, e lo stadio esplode.
-BUUUUH, DAGLI AL MOSTRO SENZA QUORE, BRUTTA STREGA MALVAGIA!
-Ma ne ha due di occhi, uno di meno che differenza fa…
-Ti rendi conto che se gli togli un occhio poi non può più pilotare triplani per sua Maestà il Keiser?!
-Oh beh.
Mi faccio bullare come una mezza sega nel portare il cazzo di gatto in una cazzo di CLINICA OFTALMOLOGICA SPECIALIZZATA IN GATTI!
Sì, esiste!
Ancora non so che emozione provare a tal proposito…
Ad ogni modo, ficco il gatto in un trasportino e mi sciroppo due ore di viaggio per arrivare in questo posto. La tizia è super competente, super gentile, con equipaggiamento super alla punta della tecnologia.
-Oh, assolutamente si può riparare!- Mi dice.
-Che culo.
-Basta fargli un trapianto.
-FARGLI UN COSA?!
-Costerà 800 euro.
-Non ce li ho.
-Posso venirle incontro con 700.
-Famo a capisse, io non ho 70 euro fino alla fine del mese, lascia fare 700. A meno che non accetti pagamenti in organi umani… Perché nel caso ho una coinquilina…
-Hum, che lavoro fa?
-Sono studentessa universitaria.
-Bwahahahahahah!
-Appunto.
-Che anno?
-Terzo di dottorato.
-Yikes!- La tizia si copre la bocca con la mano. -Oh cielo, mi dispiace…
Le spiego il perché mi trovo questa bestia ritardata per le mani. Dopo molto meditare, la tizia decide di farmi un megasconto che levati che di certo c’ha rimesso, per di più rateizzato.
Sempre troppo per me, ma l’offerta è davvero troppo altruista e non ho la faccia di rifiutare. Sulla via del ritorno, mi chiedo per quale gioco del karma così tanta gente ultraqualificata stia lavorando a perdere per tenere in vita questa bestia inutile.
-Devi essere un gatto davvero eccezionale.- Gli faccio. -Altrimenti davvero non si spiega.
Nursie: -Hey, ci pensi che con la stessa cifra con cui curi il gatto avresti potuto comprare una macchina?
Tenger: -Ci pensi che se vi mandavo tutti all’Inferno a quest’ora avevo una macchina E un gatto con un nome super-badass?
Di ritorno a casa ho voglia di sbattere la testa contro uno spigolo.
Little Bro decide di buttarmi un salvagente e si offe di pagare il 70% delle spese. Non mi va, ma insiste.
-Adesso è un po’ come se tu fossi co-proprietario della bestia.- Dico.
Mio fratello alza lo sguardo dal portatile che ha sulle ginocchia. -Co-proprietario?- Inarca un sopracciglio. -Non ci siamo capiti. Ho appena comprato il pacchetto di maggioranza del gatto. Te ormai sei solo il manager.
Yay!
Altro che coca e mignotte: CORRERE SOTTO UN LENZUOLO E’ IL VERO SPASSO!
E sicché comincia la routine. Visite al centro in Culonia, 20 medicine al giorno, corri dietro al gatto, mettigli il collirio, ecc. La presenza del gatto scatena gli istinti materni di Nursie, che perde del tutto il mirinvengo. Il gatto capisce al volo e la schiavizza senza esitazione.
La faccenda dura fino a fine ottobre, quando finalmente l’occhio guarisce.
Il parto del divano
All’inizio Manfred è un gatto disciplinato e vivace, risponde perfino quando lo chiami per nome.
In poche settimane, rivela il proprio vero carattere.
IE, è un coglione al quadrato.
Sto parlando di “corro dietro alla mia coda finché non sbatto la testa in una porta” coglione.
Dopo poche settimane Nursie inizia a chiamarlo “my baby” invece che Manfred.
Perché “my baby”?
Oh beh, ovviamente Manfred parla tedesco, ma comunichiamo in inglese perché è più semplice.
In ogni caso il richiamo non è un semplice “my baby”, ma uno stridulo e strascicato “MY BAAAAABY”.
-Bada che lo rincoglionisci ancora di più.- Avverto Nursie. -L’altro giorno ha preso a cornate la tua porta 3 volte prima di accorgersi che era chiusa.
-Non è stupido, è speciale!
-Stammi a sentire Bernard, se questa palla di pelo inizia a rispondere a “my baaaaby” la impaglio e ci fo’ un soprammobile!
-Ma figurati!
E’ novembre, e Manfred risponde solo a “my baaaaaby”. Well, fuck me.
Nursie ha trovato in Manfred una fonte inesauribile d’ispirazine.
Parlando d’altro, qualcuno sa come eliminare gimp dal computer di un estraneo?
Quindi eccolo a voi in tutto il suo splendore.
Deeeeeeeeeep
Manfred pesa 5 chili.
Non rompe le palle per il cibo, ma pretende costante attenzione. Roba che miagola solo per farti girare. Non vuole nulla, non ha sete, non ha fame, non vuole carezze. E’ solo un puro e semplice GIB ME ATTENDION MODER, I VANT ATTENDION!
E’ così cretino che il suo concetto di “correre a nascondersi” consta nel tuffarsi sul divano e nascondere il muso sotto un cuscino. Alcuni gatti particolarmente stupidi dimenticano fuori la coda, lui dimentica fuori il resto del corpo.
Per questo suo notevole acume, ha raccattato anche altri nomignoli. Derp von Dork è il più popolare per ora. Bane of my existence è quello che di solito uso io. Con Nursie stiamo calcolando un compromesso con il nome Favurzio.
Viste le sue attitudini intellettuali, abbiamo stabilito che il suo rango in seno alla Luftstreitkrafte è unter-Scheiße.
Se è molto bravo, un giorno potrà arrivare perfino al grado di ober-Scheiße.
Per permettere a unter-Scheiße Manfred von Richthofen die zweite di guerreggiare contro i maledetti rostbeefs, io e Nursie gli abbiamo costruito un aereo. Un triplano Dreidecker ovviamente!
L’aereo di un eroe!
Omaggio a un fellow gentleman flier!
Il Barone Peloso supervisiona i lavori del suo Fokker Dr.I e partecipa all’assemblamento finale
Ready to joust in the cloud-strewn glory of the skies!
Il Keiser, nella sua infinita benevolenza, offre le sue congratulazioni per lo sforzo tecnico e scientifico, fiancheggiato dal suo miglior pilota: L’ALTRO Manfred von Richthofen.
(Immagine di Giulia Becattini)
Ci gioca. Ha già sfasciato un’ala e una mitragliatrice, quindi yay.
Il suo piatto preferito è la Carrot Cake. Non rompe mai le palle, non mendica mai, salvo che per la Carrot Cake! Con quella sul tavolo schioda del tutto, con salti, urli e lotte sanguinose per strapparne un pezzo. L’ultima volta ne ha artigliato via una parte ed è fuggito sotto il divano tipo Gollum con l’Unico Anello.
Boh, non me lo spiego nemmeno io.
Lo scottex è nemico della Rivoluzione!
Un’altra cosa che ama fare è rubare le talee che faccio germogliare (ho una passione malata per le piante in vaso) per rimpiattarmele in giro.
Scherzi a parte, questa scimmia psicotica mi dà più occasioni di ridere che di imprecare. Anche se sta mettendo sottosopra la mia perfetta casa da donnetta anni ’30.
In conclusione, gente, non comprate animali, non fateli riprodurre, adottateli. Con tante bestie a intasare i centri, non abbiamo bisogno di un altro meinkun che si strozza col pelo.