Uno degli eventi fondamentali nella Storia del Giappone è la cosiddetta Riforma di Taika: una serie di riforme radicali enunciate dall’Imperatore Kōtoku nel 646 che trasformarono profondamente il Paese. Prima di Kōtoku c’era il regno di Wa, 50 anni dopo c’era l’Impero del Giappone. Prima di Kōtoku c’era una coalizione di capi-clan, 50 anni dopo c’era uno stato burocratico basato su un Codice di leggi alla cinese.
La Riforma è un soggetto interessantissimo se si vuole capire il meccanismo di state formation giapponese. Ma altrettanto interessante è il mezzo secolo che precede Kōtoku. Come è stato possibile passare da una situazione all’altra? Cos’è successo, cosa ha spianato la via alla modernizzazione?
Si tratta di una combinazione tra il tracollo dell’equilibrio geopolitico nella regione (Cina-Corea-Giappone) e l’esplodere di irrisolvibili tensioni politiche nel regno di Wa stesso.
Una dinastia sparisce, generali si ribellano, e un uomo viene fatto a pezzi nella sala del trono: oggi parliamo dell’Incidente di Isshi!

Contesto politico e diplomatico
Il sipario si alza agli inizi del VII° secolo. Nella Penisola coreana troviamo il regno di Goguryeo nel nord, il regno di Baekje nel sud-ovest, e il regno di Silla a est. I più assidui lettori potrebbero chiedersi: «hey, ma non c’era una Confederazione di Gaya incuneata tra Baekje e Silla?»
E la risposta è sì, c’era. Il letterale vaso di coccio tra i due vasi di bronzo. Nel 562 è stata cannibalizzata da Baekje e, soprattutto, da Silla, lasciando i giapponesi senza uno dei loro partner commerciali e diplomatici principali.
Nelle isole, il regno di Wa controlla il grosso di Kyūshū, la parte occidentale e centrale di Honshū, e ha una forte influenza sulla piana del Kantō, anche se tracciare confini veri e propri è una questione complicata. A questo punto il re di Wa è una sorta di «capo tra i capi» che si appoggia su una classe di capi-clan suoi alleati. La sua influenza non è stabilita direttamente sul territorio, ma «irradia», diventando sempre più debole verso est e nordest, fino a svanire nel nulla nelle regioni dominate dagli emishi, simpatici piromani a cavallo di cui abbiamo parlato qui.
Tra la fine del VI° e gli inizi del VII°, il regno di Wa sta subendo quella che Fried definisce secondary state formation, ovvero un’evoluzione da stato “tribale” verso uno stato burocratico a seguito dell’influenza di stati vicini più avanzati.
[Nota: il termine “stato tribale” è oggetto di un sacco di polemica pallosissime discussioni dibattito, è usato qui solo per intendersi, non sminuzzatemi le scatole a riguardo che vi sculaccio]
Nel 604 viene stilata una lista di 17 principi che avrebbero dovuto reggere il governo del domani, la famosa “Costituzione in 17 articoli”. Non si tratta di una vera e propria Costituzione, ovviamente, quanto di un elenco di principi sulle virtù e il ruolo del governo. Un punto però, il 12, è molto chiaro:
[…] Un paese non ha due signori. Il popolo non ha due sovrani. Il sovrano è il solo signore del Paese e dei sudditi. […]
All’atto pratico si tratta di una dichiarazione di intenti di muoversi da un sistema basato sul paradigma Re di Wa -> Capi-clan -> sudditi a uno in cui Re di Wa -> sudditi.
Fino a questo punto i capi clan di gran parte delle isole, chiamati in giapponese kuni no miyatsuko, “capi di territorio”, hanno sostenuto il re di Wa, ma continuano a incarnare il potere politico, militare e religioso nella loro zona. La corte di Yamato (di cui fanno parte i capi dei clan più importanti) ha la ferma intenzione di eliminare questo anello intermedio in favore di un sistema più centralizzato e moderno. Per fare questo, i nostri partecipano attivamente a scambi di tecniche e idee con la Cina dei Sui e i regni coreani (soprattutto Baekje).
Un fatto viene però a stravolgere l’equilibrio dell’intera regione: 618, i Tang rovesciano i Sui e prendono il controllo della Cina.
Goguryeo è il primo regno a saltare nel letto coi Tang, anche perché si erano appena fatti un guerrone colossale coi Sui (vincendolo!).
Il secondo regno a legarsi ai Tang è Silla, acerrimo nemico di Baekje e di Wa.
Le cose si mettono male per il regno di Wa, e peggiorano quando una spedizione militare contro Silla, datata 623, si conclude in un colossale buco nell’acqua.
Lo stravolgimento geopolitico del Continente non è l’unica grana del regno: la corte era dominata da decenni ormai dal clan dei Soga. Costoro erano gente tanto potente quanto pericolosa, il sovrano stesso doveva trattarli coi guantini se ci teneva alla pelle.
Non è un’iperbole: il sovrano Sushun cercò di liberarsi di loro e finì sgozzato come un cinghiale.

E le cose continuano a peggiorare: in pochi anni, i Tang pacificano le proprie frontiere e iniziano ad accarezzare l’idea di una bella espansione. I primi a preoccuparsi sono i regnanti di Goguryeo. E hanno ragione di sentirsela sdrucciolare: secondo Gernet a partire dal 627 i Tang lanciano quella che definisce «una delle più grandi espansioni militari della storia della Cina».
I Wa legano rapporti diplomatici coi Tang, interessati in particolar modo al loro sistema politico e militare. Wa deve modernizzarsi e i Tang sono un ottimo modello da seguire.
Un modello che però va applicato alla svelta: con lo scoccare del 641 è chiaro che i Tang hanno gli occhi sulla Penisola coreana.
Uno potrebbe pensare che, confrontati alla minaccia Tang, i regni coreani abbiano cercato di far fronte comune, magari tentando di rompere la stretta alleanza tra Silla e la nuova dinastia cinese.
Ma no: il re di Baekje decide che ora è il momento perfetto per attaccare Silla, primo alleato dei Tang in Corea. Spoiler: nonostante iniziali successi militari, l’Imperatore Tang fa la voce grossa e il re di Baekje deve ritirarsi con un nulla di fatto.
E la classe dirigente di Goguryeo non se la cava molto meglio. Invece di fare fronte unito contro la minaccia straniera, il re e i ministri decidono che il pericolo più imminente per la corona è uno dei loro: Yeon Gaesomun, un militare molto influente. Troppo influente. Si decide che è meglio farlo fuori (perché assassinare i tuoi generali all’alba di una guerra è un’idea grandiosa!).
Il piano viene sospeso quando Gaesomun li invita tutti a un sontuoso banchetto.
Per nulla sospetto, vero?
Oh beh. Re e ministri accettano l’invito, Gaesomun fa sbarrare le porte e li fa uccidere tutti.

Gaesomun non usurpa il trono, ma mette in carica re Bojang, che, spoiler sarà l’ultimo re di Goguryeo.
E i Wa?
Anche dai Wa c’è poco da essere allegri: il regno è nella morsa di una crisi economica, il clan Soga è sempre più impopolare a Corte, e gli emishi hanno cominciato a risentire la pressione coloniale nel loro territorio (e un emishi risentito è un emishi che brucia villaggi).
Quindi tirando le somme:
- sul piano estero l’alleato principale di Wa, Baekje, è impegnato a cercare rogne coi Tang e con Silla
- un altro alleato potenziale, Goguryeo, è ora controllato da un generale poco socievole
- la frontiera nordorientale è a fuoco
- alla Capitale i vari capifamiglia stanno arrotando i coltelli.
Il regno ha disperato bisogno di riforme, ma invece che costruttivi progetti si tessono intrighi, tutto va male e le cose stanno per prendere una piega ancora peggiore.
La corte di Wa e il gran botto del 645
Alla morte della regina Suiko (628) l’erede al trono è il principe Yamashiro, figlio del Principe Shōtoku, una delle figure più influenti del periodo nonché autore putativo della Costituzione in 17 articoli. Yamashiro però è inviso ai Soga, e in particolare al loro capo, Soga no Emishi (non un nome etnico, si tratta del suo nome personale), che riesce va farlo estromettere dalla discendenza imperiale.
Fun fact: Yamashiro era figlio della sorella di Soga no Emishi. Come si vedrà dall’albero genealogico: Yamashiro, Furuhito, Iruka e Kurayamada erano tutti cugini.
Al posto di Yamashiro i Soga spingono con successo la nomina del principe Tamura (poi sovrano Jōmei), che NON era legato a loro di parentela. Come per cui i legami di sangue non sempre fanno aggio.
Il problema si ripresenta nel 642, quando Jōmei stira le zampine. Chi deve succedergli?
I Soga favoriscono il principe Furuhito, figlio di Jōmei e di una donna Soga. Un altro contendente però è il principe Naka, figlio di Jōmei e della consorte Kōgyoku.
Furuhito è un uomo adulto e ha il sostegno dei Soga, ma Naka è sostenuto dai principi imperiali opposti al clan. Per evitare che la situazione degeneri, si opta quindi per far salire sul trono Kōgyoku. Una seconda volta, la disputa è solo rimandata.

Allo scopo di spianare la strada alla nomina di Furuhito e falciare il supporto a Naka, Soga no Iruka, figlio di Emishi e uomo dal carattere conciliante e compassato di una mina magnetica del ‘39, decide che, per prima cosa, bisogna eliminare Yamashiro. Yamashiro aveva ottime ragioni di odiare i cugini, era un vecchio candidato al trono, e rappresentava un avversario politico molto scomodo.

E’ il cuore dell’inverno del 643, è buio, il freddo è pungente. Soga dà ordine ai suoi uomini: andate alla residenza del principe Yamashiro, uccidete lui, i suoi figli e tutta la sua gente.
Gli sgherri avanzano nella notte, arrivano alla residenza. Tutto tace. Stanno per scavalcare la porta quando delle lanterne appaiono sopra il muro. Sono gli uomini di Yamashiro.
–I fart in your general direction!- Tuona il capo incoccando una freccia. –Your mother was a hamster and your father smelled of elderberries!
Yamashiro non è uno scemo, si aspetta un agguato. La sua gente scarica sulle capocce dei Soga una grandinata di frecce.
Dopo il primo shock, i Soga riprendono animo. Sono di più, sono meglio armati. Contrattaccano.
Yamashiro sa di non poter tenere la posizione. Scaltramente, getta delle ossa di cavallo della propria camera, appicca fuoco alla residenza e scappa insieme alla moglie e ai figli.
Dopo che le fiamme si sono calmate, gli sgherri di Iruka avanzano nel macello fumante. Hanno una mezza idea di dove si trovano gli appartamenti di Yamashiro, ci si dirigono scavalcando cadaveri e travi carbonizzate. Trovano i frammenti di osso nelle rovine fumanti.
-Aha ! Questa era la camera di Yamashiro, questo è senza dubbio il suo scheletro!
-Dici? Mi pare un po’ strano.
-E’ Yamashiro.
-Guarda che gambe, oh ! E’ proprio vero che aveva le ossa grandi…
-Ti dico che è Yamashiro.
-Senti, ma questo teschio mi pare avere un mento u po’ troppo volitivo. E questi dentoni poi…
-SENTI COSO, SONO LE 3 DI NOTTE, FA UN FREDDO CANE E ABBIAMO PERSO UN TERZO DEI NOSTRI, IO DICO CHE E’ YAMASHIRO E CHE POSSIAMO TORNARE A CASA!
Frattanto, nelle montagne, il Principe Yamashiro e i suoi fanno il punto della situazione. E’ chiaro che il momento delle discussioni è finito: Iruka ha dimostrato che no ha paura di usare le armi. Non resta che la guerra. Yamashiro potrebbe fuggire nelle provincie orientali, levare un esercito, combattere Iruka.
Questo però significa guerra civile. In un periodo in cui le casse languono, gli alleati sono inaffidabili e un esercito colossale e ultramoderno potrebbe decidere di attaccare a ogni momento. Chissà, magari una guerra civile è proprio ciò che Silla o i Tang aspettano.
Yamashiro non è disposto a correre questo rischio.
Dal Nihon shoki :
«Se facciamo come dici [NdT leviamo un esercito nell’est] saremmo certamente vincitori. Ma sento di non poter infliggere dieci anni di sofferenza sul popolo. Io sono solo un uomo, come posso portare dolore ad altri diecimila ? In futuro, non voglio che la gente dica che hanno perso le loro madri o i loro padri a causa mia»
Yamashiro non può trattare col suo nemico, e non vuole combattere, ma non ha intenzione di farsi catturare. Insieme ai suoi, ritorna al mucchio di cenere che era un tempo la sua residenza. Il tempio di famiglia è ancora in piedi. Yamashiro e la sua famiglia si riuniscono al suo interno e si suicidano tutti quanti.
Non sono morti per mano dei Soga, non sono morti in un incendio, non c’è modo di fingere che si sia trattato di un increscioso incidente. Yamashiro ha deciso di morire per risparmiare al regno la catastrofe di una guerra civile, e tosto diventa un esempio di virtù confuciana e fedeltà allo Stato. Yamashiro e i suoi non sono mere vittime di intrighi politici: ora sono martiri.
E chi ha strappato allo Stato e alla corona un uomo così fedele, così virtuoso?
Oh beh. Soga no Iruka.
Politicamente è un disastro.
Non solo: ora il nemico principale di Iruka, il principe Naka, poco più che un bambino in questa data, sa di non avere scelta. Non c’è accordo possibile, è solo questione di chi colpirà per primo.

Naka non è l’unico a odiare Iruka. Anche perché, considerati i metodi, Iruka non è tipo da farsi molti amici.
Tra quelli che lo odiano c’è un tale Nakatomi no Komako no Muraji. Non un pesce particolarmente grosso, tutto considerato. Ma è un sostenitore fedelissimo del principe imperiale Karu. Secondo lui, Karu incarna le virtù del sovrano benevolo, ed è quindi un candidato molto migliore di Furuhito.
Ma come fare a spingere la nomina di Karu, quando Furuhito ha dalla sua un clan potente e aggressivo come i Soga?
Komako ha bisogno di un alleato.
Un giorno, durante una partita della versione giapponese del calcio tra aristocratici, Komako incontra il giovane principe Naka.
I due si vanno a genio e presto scoprono di essere entrambi cultori di Confucio e degli insegnamenti del Duca di Zhou. Con mille precauzioni, i due iniziano a complottare contro Iruka.
Per evitare di essere scoperti, nascondono la loro amicizia, o parlano a bassa voce solo in luoghi pubblici, dove il frastuono impedisce ad orecchie indiscrete di ficcanasare.
I due decidono che la cosa più conveniente non è prendersela coi Soga nel loro insieme, ma di sfruttare le divisioni interne della famiglia.
Il capostipite dei Soga, quello che fece sgozzare il povero Sushun, era Soga Umako. Soga Umako ebbe molti figli, tra cui Soga Emishi, padre di Iruka, e Soga Kuramaro. Il figlio di Kuramaro è Kurayamada, erede del ramo secondario della famiglia. C’è poco amore tra i due cugini, primo perché i cugini in Giappone hanno tendenza a odiarsi, secondo perché Iruka è uno pericoloso e impulsivo, e terzo perché Kurayamada è relegato al secondo posto nel clan rispetto a Iruka.

Naka approccia quindi Kurayamada, che offre il proprio supporto (e la propria figlia) con pronto entusiasmo.
Mentre i congiurati congiurano, Iruka e suo padre costruiscono residenze fortificate. A Komako e Naka pare evidente che non c’è modo di stanarli con le cattive. Bisogna zompare Iruka mentre non è i una delle sue basi.
E la possibilità si presenta nel 645.

E’ il sesto mese, l’Imperatrice terrà una grande udienza in cui le saranno presentati i doni da parte dei re coreani e le sarà letto il rapporto sullo stato geopolitico della penisola.
Naka nasconde una lancia nel padiglione e si prepara ad attaccare con un paio di alleati.
Il principe Furuhito è presente, e così Iruka, che arriva armato di spada. Komako riesce però a metterlo a proprio agio e a convincerlo a lasciare l’arma prima di prendere il proprio posto.
Tutto è pronto. Kurayamada deve leggere il rapporto dalla Corea alla regina. La lettura del rapporto è il segnale per gli amici di Naka che è ora di intervenire e uccidere Iruka!
Kurayamada si alza per leggere il documento. Naka passa ordine alle guardie di bloccare le uscite e non fare passare nessuno, per nessun motivo.
I due alleati di Naka intanto tremano all’idea di attaccare l’uomo più pericoloso e potente del Paese. Entrambi si sentono male, vomitano per la tensione, cercano di restare saldi.
Intanto Kurayamada sta leggendo. Linea dopo linea, recita i carateri cinesi a voce alta. Naka e i suoi dovrebbero attaccare, ma niente si muove. Kurayamada sente gli occhi di Iruka piantati addosso. Il rapporto è quasi finito.
Il suo corpo era fradicio di sudore, la sua voce vacillava e le sue mani tremavano.
Kuratsukuri no Omi [Iruka, NdT] si insospettì e chiese: «perché tremi così?»
[Kura]yamada no Maro rispose: «Sono in soggezione perché sono così vicino a Sua Maestà, e senza volere sto sudando.»
Vedendo il terrore e l’esitazione dei suoi, Naka afferra la lancia e si avventa per primo. Gli altri lo seguono, sguainano le spade, irrompono nel mezzo della sala, colpiscono Iruka alla base del collo e alla gamba.
Iruka si trascinò presso il seggio dell’Imperatrice, e chinando il capo disse:
«Coloro che succedono al soglio imperiale sono i figli del cielo. Non credo di aver alcuna colpa, ma se ve ne sono, che siano investigate!»
L’Imperatrice era sconvolta, e disse a Naka no Ōe:
«Non so di cosa si tratti. Cosa sta succedendo?»
Naka no Ōe si prosternò e disse:
«Kuratsukuri [Iruka, NdT] si adopera per rovesciare il trono, e metterà fine al lignaggio. Come accettare che i discendenti del cielo siano rovesciati in favore di Kuratsukuti?»
[…] L’Imperatrice si alzò e se ne andò nella sala, Allora Saeki no Muraji Komaro e Wakainukai no Muraji Amita uccisero Iruka no Omi.

Così moriva uno degli uomini più potenti del Paese, fatto a pezzi nella sala del trono, abbandonato dalla propria sovrana.
Il cadavere fu portato alla residenza di suo padre. Sapendo che era solo questione di tempo prima che i soldati venissero a finire il lavoro, Emishi incendiò la propria residenza e morì nel rogo, portando con sé i tesori e la biblioteca del clan.
Una settimana dopo, Kōgyoku abdicava in favore del principe Karu. Naka divenne principe ereditario alla tenera età di diciannove anni. Una ventina d’anni dopo sarebbe a sua volta salito al trono col nome di Tenji. Nakatomi Komako fu premiato col nome di Fujiwara e divenne Fujiwara no Kamatari, capostipite del potentissimo clan Fujiwara (che vedete comparire negli articoli su Masakado o sulla Guerra di Genpei). Quanto al principe Karu, divenne l’Imperatore Kōtoku, il grande riformatore.

Questo colpo di mano del principe Naka, principe Karu e Nakatomi Komako fu decisivo nella Storia della corte: I tre architetti del colpo di stato furono quelli che lanciarono la Grande Riforma di Taika, che, basandosi sui principi della Costituzione in 17 articoli, catapultò il regno di Wa dallo stadio di proto-stato clanico a quello di impero burocratico basato su leggi scritte e governato da un’aristocrazia civile costituita da funzionari.
Ma di Taika e del Codice amministrativo parleremo un’altra volta.
Per ora imparate dalla triste sorte di Iruka: la morte del tuo nemico non è necessariamente una buona notizia.
Bibliografia
Un articolo sugli scavi archeologici svolti alla residenza di Iruka in Nara
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