Interno, bar.
Sono a bere con un gruppo di amici, gente con una vita e una famiglia che ha comunque deciso che bere un bicchiere con la Tenger fosse un buon investimento di tempo. Valli a capire.
Stiamo parlando di film. L’amico americano lancia il commento:
“Mi piacciono tantissimo i film vecchi!”
“Ah!- M’illumino. -Anche a me! Ma com’era bello e bravo Tony Curtis? Peraltro, ho rivisto di recente Bringing up Baby, lo conosci? Ho sempre avuto una cotta grandissima per Kat-
Mi fissa perplesso.
“Oh, scusa, intendevi ‘vecchi’! Io non ho particolare passione per la roba pre-anni ’30, però è vero che-
Stesso sguardo perplesso.
“Sei un fan di George Méliès?”
“Io intendevo gli anni ’80. 1980.”
“Ma mica sono vecchi!”
“Boh, 30-40 anni fa ormai.”

Oggi parliamo di film vecchi. E quando dico “vecchi” dico vecchi, gli anni ’80 erano pochissimo tempo fa, tipo boh, 10-15 anni fa al massimo!
Nella fattispecie, parliamo di film divertenti, di quello che è secondo me un momento d’oro nella commedia americana: gli anni ’40 e ’50.
Alcuni dei miei film preferiti sono stati girati in questo periodo: Some like it hot, How to marry a millionaire, Operation Petticoat, Arsenic and old lace…
Oggi parliamo di un’altra perla del cinema in bianco e nero: Hellzapoppin’!

La storia dietro questo film comincia nel 1918, in un piccolo nightclub di Chicago, dove è prevista una serata vaudeville chiamata Mike Fritzol’s Frolics.
Il vaudeville è cabaret, scenette comiche inframezzate da canzoni popolari, pezzi musicali e sketch acrobatici. Molti dei più grandi artisti dello spettacolo cominciarono col vaudeville: Charlie Chaplin, Buster Keaton, Cary Grant…
Il genere ha avuto un’importanza immane nell’evoluzione del cinema: commedia acrobatica, ritmo e farsa fisica sono palesi in molti film dell’epoca d’oro.
Questa sera de1918, nel mazzo dei cabarettisti compare un duo sconosciuto: Harold Ogden Johnson e John Sigvard Olsen. I due tizi dai nomi vichinghi stanno cercando di riciclarsi dopo che il gruppo musicale che li aveva assunti si è sciolto.
I due spingono un pianoforte su scena davanti a una platea di gente poco convinta. Johnson si lancia in una frenetica sinfonia in ragtime, accompagnato dal violino di Olsen. La musica pimpante è inframezzata da boutades e insulti che i due si scambiano, mentre mettono insieme il testo improbabile di una canzone ridicola.
E’ un successo.
Il duo comico Ole&Chic ha debuttato sulla scena comica!

I roaring ’20 sono un buon periodo per Ole e Chic, e tra alti e bassi i nostri si costruiscono una rispettabile carriera che li porta, nel 1930, ad essere assunti come comici da niente meno che la Warner Bros!
I due norrenoamiericani compaiono in musicals come Gold Dust Gertie e Fifty million Frenchmen, ma il genere musical incappa in alcuni scogli e l’azienda decide di tagliare sulle canzoni e sui film musicali in generale.
A questo punto il duo è riuscito a inserirsi nel mondo dello showbiz: sono loro a lanciare sulla scena un altro celebre duo comico, Abbott e Castello (tradotti in Italia come Gianni e Pinotto, sigh).
Nel 1938, liberi dal contratto con la Warner Bros, Ole e Chic decidono di mettere insieme un nuovo spettacolo musicale. Nasce Hellzapoppin‘ (tradotto in Italia come Il cabaret dell’Inferno), la vendetta del musical!

Cos’era Helzapoppin’?
In un’atmosfera da circo, con fili del bucato tirati sopra la platea, la facciona di Hitler balena su uno schermo e urla con spiccato accento yiddish, seguito da Mussolini in blackface. Ole e Chic irrompono sul palco e lanciano incalzanti sketch comici fatti di scambi rapidi, insulti e buffonate acrobatiche, musica, balletto, animali ammaestrati!
Gli artisti si susseguono su scena, coinvolgono il pubblico, infliggono scherzi assurdi a colleghi in incognito seduti in platea o anche a spettatori paganti. Alla fine dello spettacolo, le ragazze del coro scendono dal palco per ballare con gli spettatori, le sedie sono spinte via per concludere in una colossale festa danzante con gli artisti.
Il copione cambia da spettacolo a spettacolo in una continua riscrittura che lo tenga sempre fresco, sempre attuale, sempre imprevedibile.
Hellzapoppin’ è un trionfo gargantuesco del vaudeville!
I critici arricciano il naso, ma è un assoluto successo di pubblico.
Helzapoppin‘ sarà lo show con la vita più lunga e il più alto numero di spettacoli del suo tempo, con un totale impressionante di 1.404 spettacoli!

Lo spettacolo annoverava grandi artisti del vaudeville, come Barto e Mann, un duo di ballerini e acrobati che giocavano sul fatto che uno era uno scricciolo e l’altro un Marcantonio; il prestigiatore Theo Hardeen, fratello minore di Houdini; gli straordinati Harlem Congeroo Dancers (meglio noti poi come i Whitey’s Lindy Hoppers), e tantissimi altri.
Lo spettacolo piacque così tanto che una versione itinerante fu messa insieme e spedita a zonzo per gli Stati Uniti, ma non era finita lì: Hellzapoppin’ sarebbe diventato un film con la Universal Picture!

Ole e Chic adattano la follia prorompente dello spettacolo teatrale con l’aiuto dello sceneggiatore Nat Perrin, già affermata penna al servizio dei Fratelli Marx.
Del cast originale restano solo Ole, Chic e i Whitey’s Lindy Hoppers. In compenso saltano a bordo grandi artisti del grande schermo, come la ballerina e attrice comica Martha Raye, l’affermato Mischa Auer, o uno dei tre Marmittoni Shemp Howard.
Il nuovo medium presuppone un radicale cambiamento strutturale (non potendo più smollare blocchi di ghiaccio in grembo al pubblico o altre balordaggini simili), ma offre anche l’occasione di reinventare, e il duo ne approfitta per deridere Hollywood e i film del periodo.
Come dice il regista nel film (insistendo che un film deve avere una trama):
-This is Hollywood, we change everything.

Il film comincia con quella che appare una banalissima scena musicale, con un coro di belle figliole che canta una sdolcinata canzone d’amore scendendo una scalinata.
I once had a vision of Heaven, and you were there…
La sbrodolata melensa si trasforma però in strilli di terrore quando la scalinata che svanisce sotto i loro piedi, scaraventando tutti all’Inferno. Dopo i credits, che scorrono davanti a immagini di gente che precipita nell’abisso, un cartello ci spiega che ogni somiglianza tra Hellzapoppin‘ e un film è puramente casuale.
In una bolgia frenetica diavoli in mutande cantano “anything can happen and it probably will!” mentre acrobati e ballerini torturano dannati e inscatolano peccatori.
Un taxi arriva con un colpo di fulmine e scarica Chic e Ole assieme a polli, capre, pecore e bestie assortite.
Dopo qualche minuto di pura follia e metahumor, il tutto si rivela essere il palco di unu studio: Chic e Ole stanno realizzando il film di Hellzapoppin‘. Dopo un frenetico concatenarsi di gag surreali e il suicidio di uno dei cameramen, un furioso regista cerca di spiegare ai due che non possono continuare a snocciolare sketch folli come fanno a Broadway, che “in un film ci vuole una trama”.
-A story.- Ride Chic. -Crazy!

Il film è costruito con cornici-nelle cornici e metahumor surreale: un tecnico sta proiettando il film di Hellzapoppin’ in un cinema, e nel film Chic e Ole stanno parlando di Hellzapoppin’ col regista, che spiega loro la storia che Hollywood vuole (“ci vuole una storia d’amore!”), e nella storia che Hollywod vuole si sta preparando uno spettacolo teatrale, e così via, un’infinita matrioska del “che cacchio sto guardando”.
Per citare uno scambio nel film:
-Look here my friend, we’re making a motion picture!
-That’s a matter of opinions.
Può sembrare una faccenda molto contorta, ma il ritmo del film è così frenetico e il tono così surreale ed esilarante, che ci si trova a seguire senza porsi troppe domande. E ne vale la pena!

Se vogliamo proprio individuare la storia “principale”, al centro di tutto, si tratta di una parodia geniale delle peggio mattonate di Hollywood.
Kitty è una ragazza giovane, bellissima, ricchissima e talentuosissima. E’ corteggiata da Woody, pure ricchissimo e favorito dai genitori di lei. Ma dramma! Kitty è innamorata del drammaturgo squattrinato Jeff.
Kitty ha abbastanza soldi per tutti e due e abbastanza carattere da sfidare il volere dei genitori, ma Jeff rifiuta di fare la vita del mantenuto. Con l’aiuto di Kitty mette su uno spettacolo teatrale che spera di mostrare a un noto produttore di Hollywood.
Se il produttore gli compra lo spettacolo, Jeff sposerà Kitty, altrimenti fuggirà via, lasciando la nostra a sposare il suo caro amico Woody.
Jeff fa quindi appello a Chic e Ole per mettere insieme lo spettacolo, e segue una folle sarabanda di scherzi, canzoni, giochi di prestigio e personaggi caricaturali.

E’ difficile descrivere davvero Hellzapippin’.
Per certi versi è una commedia tipicamente anni ’40, con il botta e risposta serrato, il dialogo velocissimo, gli intermezzi musicali.
La meta-ironia e la satira degli schemi tradizionali però lo rendono un film assolutamente unico che ha ispirato generazioni di commediografi a seguito.
Uno di quelli che di certo hanno pescato più di tutti dalla surreale comicità di Hellzapoppin’ è l’ottimo Mel Brooks. Il suo bellissimo The producers è sicuramente in debito con il film di Chic e Ole.
Un altro elemento comunissimo nel film (ed ereditato nelle pellicole di Mel Brooks) è il continuo rompere della “quarta parete”, il riconoscere che si tratta di un film. In diversi momenti gli attori si rivolgono all’operatore della prima cornice o direttamente al pubblico. Queste gag non sono semplici battute o strizzate d’occhio, ma sono sviluppate e sfruttate al loro massimo potenziale comico.
In un momento del film, ad esempio, il proiettore s’incanta, bloccando il film a cavallo tra due fotogrammi, sicché Chic si trova nel fotogramma di sopra mentre Ole e Woody sono incastrati in quello di sotto.
In un altro momento il secondo proiettore si avvia catapultando Chic e Ole in un film di indiani e cowboy. E così via.
I personaggi sono una compagine memorabile ed esilarante, dove Martha Raye brilla in particolar modo come la rozza ballerina Betty, una specie di ruspa umana determinatissima a violentare il principe Pepi, esule russo e truffatore che si guadagna la vita facendo il buffone per ricchi americani. Durante tutto il film Pepi sarà lo sventurato oggetto delle attenzioni di Betty, in una parodia del topos Hollywoodiano della giovane innocente assediata dallo straniero seduttore e predatore.
Il tutto è punteggiato da pezzi musicali nel miglior stile anni ’40, con uno straordinario spezzone dei Whitey’s Lindy Hoppers, in una rara celebrazione cinematografica di arte afroamericana.
E’ degno notare che tutti i ballerini appaiono in abiti da domestici per poi scatenarsi in un eccezionale numero musicale, probabilmente una frecciata al fatto che, al tempo, l’unico ruolo che un afroamericano poteva ottenere in un film era proprio quello di domestico, a prescindere dal talento della persona. Ricordiamo che negli anni ’40 (e anche dopo) solo il fatto di mettere nella stessa scena attori bianchi e neri era considerato risqué o proprio riprovevole (specie negli stati meridionali). Film come questo o Gone with the wind sono eccezioni, non la regola.

Molte delle canzoni non hanno alcuno scopo nella storia (ma poi c’è davvero una storia?), ma sono pimpanti e orecchiabili: Watch the birdie mi resta in testa per ore ogni volta che riguardo questo film!
Non voglio elaborare oltre su tutte le buffonate presenti, perché non è proprio possibile rendergli giustizia in prosa e perché rovinerei le trovate comiche. Come dice la canzone principale: anything can happen and it probably will!
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Hellzapoppin’ è un film spassosissimo che tutti dovrebbero conoscere. Ancora nel 1967 arrivò al secondo posto in un sondaggio fatto dalla Canadian Centennial Commission tra i critici cinematografici di 40 paesi per determinare le migliori commedie di sempre. Altri titoli erano Ninotchka, Shoulder arms e The Navigator.
E’ un trionfo del vaudeville, che invade e deride i tropismi e clichés del cinema.
Non vi spoilero la fine, ma sappiate che questa include invero un orso in monopattino, cani parlanti e uno sceneggiatore preso a rivoltellate.
Lo trovate su YouTube in lingua originale, ma esiste una versione doppiata in italiano, e doppiata piuttosto bene (nei limiti del possibile, si tratta pur sempre di commedia, il genere più difficile da tradurre e doppiare).
Dategli una chance!
Bilbliografia
COBBETT Steinberg, Film facts, New York, Facts on Files Inc., 1980
La pagina wiki dello spettacolo teatrale