Nuovo Ordine Mondiale, il film che il tuo psichiatra non vuole farti vedere!

Esiste una maledizione.

Dice: possa tu vivere in tempi interessanti. (cit.)

E ci stiamo vivendo, in tempi interessanti. Trogloditi con i codici nucleari, Mussolini in parrucca, secessionismo aleatorio, regressione economica, Lilin che fa il politologo… è chiaro ormai che la Democrazia occidentale ha deciso di farla finita in un’ultima gargantuesca seduta di asfissia erotica.

In tutto questo caos, è così difficile avere un’opinione informata e critica. E’ così difficile trovare qualcuno che si raccapezzi, che riesca a tener conto di tutti i fattori in gioco…

E nel buio della confusione, una luce: i Fratelli Ferrara!

Se non puoi smettere di farti i film, DIVENTA IL FILM

Dalla rutilante Napoli, i nostri Mihcael Bay in erba ci offrono una chiave per interpretare questi tempi sì interessanti: la chiave complottista!

Nuovo Ordine Mondiale è un film di denuncia, un’opera indipendente che rivendica un budget di 5 MILIONI DI EURO e che ha preso ben CINQUE ANNI di lavoro indefesso. Altro che quelle cagate di Soylent green, Citizen Kane o A clockwork orange!

Ma di quali complotti parliamo?

Ebbene signori, potete disdire i vostri abbonamenti a Le Monde Diplomatique, dar fuoco alla vostra laurea, arrotolare i vostri Journal of applied meteorology and climatology e ficcarveli nel culo (cercando di non godere troppo)!

Tutto è falso, tutto è un complotto!

E i “Ferrara Brothers” (sic!) hanno ragione! Il complotto esiste, ma non nelle modalità che credono loro. Nonostante questi grandi artisti si siano svegliati, la Verità (il Noumeno oggettivo!) ancora li elude. Ma non temete: tutto sarà rivelato a fine articolo!

Andiamo con ordine. Chi sono i Ferrara Braders?

Stando a un’intervista rilasciata a Vice, i nostri amici Fabio e Marco avrebbero cominciato come ufologi, per poi avvicinarsi alle teorie di complotto. Un percorso accademico di tutto riguardo, direi.

Resisi conto della terribile situazione in cui versa l’Umanità, manovrata a tavolino da malvagi oligarchi rettiliani, i nostri avrebbero investito i fondi privati della loro non meglio definita azienda in una “crociata” informativa, in un film che “scriverá un nuovo capitolo della storia” (sic!).

In altre parole, i due ufologi hanno squarciato il Velo di Maya per rivelare le natiche fruncolose dei cattivi Illuminati!

La faccenda è seria, tanto è vero che all’uscita del film i nostri hanno dovuto (dovuto!) munirsi di una scorta! Futile precauzione: il rischio è reale, ma la scorta è futile. Le menti dietro l’Ordine Mondiale non saranno fermate da dei gorilla con gli occhiali da sole (ma di questo parleremo dopo).

I nostri hanno anche un’accademia di recitazione, la Ciack (sic!) Academy! Uno dei due, Fabio, ci ha anche studiato. Ovvero, se non ho capito male, hanno fondato un’accademia, ci hanno studiato e ci si sono diplomati. Altro che autarchia!

Online non sono riuscita a trovare NULLA né sull’accademia né sull’azienda che ha fornito i 5 milioni. Ma quale azienda poi? La Ciack? Macina così tanti milioni? COME? QUANTI CAZZO DI WANNABE TROPPO IN GRANA CI SONO, IN ITALIA?

L’unica cosa che sono riuscita a scovare è un trailer per una serie poliziesca del 2009 in cui i nostri sparano a macchine vuote, e un trailer promozionale dell’accademia in cui si incoraggiano wannabe ad iscriversi mentre la camera riprende una scena di funerale. Simbolico?

In ogni caso, a credere alle pagine Faceboook, il film avrebbe ricevuto perfino riconoscimenti ufficiali. In una foto vediamo i due fratelli brandire un riconoscimento della Città di Napoli, la “star of merit”. Non sono riuscita a trovare nulla su questa presunta onorificenza, e la Stella al Merito (che esiste ed ha un nome italiano!) viene di solito conferita a lavoratori anziani, non proprio a giovani artisti rampanti. Magia di photoshop? Licenza narrativa? Per citare una battuta del film, “non lo sapremo mai”.

So many misteri, so poche answers…

Un altro premio menzionato di sfuggita sarebbe un “premio Industria Cinematografica”. Di nuovo, non riesco a confermarne l’esistenza, ma è di certo un problema mio!

Insomma, abbiamo un film sul complottismo, premi misteriosi e un budget altrettanto inspiegato. Come dire, i Ferrara sono i The producers della situazione, solo che a loro il trucchetto sembra riuscito!

Ad ogni modo, ci stiamo perdendo in chiacchiere, veniamo alla trama!

Let the Jew flow through you!

Siate grati per questo film: non è stato facile realizzarlo! Come spiegano i nostri creativi a Vice, il mondo italiano semplicemente non era pronto al genio.

[…] in Italia non esiste una cultura cinematografica, tecnica e organizzativa. Si lavora in modo molto approssimativo, e quindi noi, volendo fare un film che potesse rispettare gli standard internazionali di un certo cinema americano—perché comunque loro hanno il dominio tecnico—abbiamo avuto molti problemi.

Senti Coso, l’Italia è la patria di Brancaleone, immortale gloria cinematografica! Porta rispetto, per Giove e Putifarre!

Ci siamo ispirati a gente come Michael Bay, il regista di Armageddon. Anche se ultimamente anche lui è diventato un po’ commerciale.

PERCHE’ ARMAGEDDON NON E’ COMMERCIALE!

Ma veniamo a noi!

Il film comincia con un pupazzo vestito da pupazzo che ci spoilera tutto il complotto, perché la suspense è roba da n00bz. Peraltro, se ripeti “Nuovo Ordine Mondiale” 3 volte davanti a uno specchio appare George Soros che ti spruzza di scie chimiche!

Passiamo poi in una sala riunioni. Un tizio fa qualche patetico tentativo di parlare inglese, mentre un Ebreo Malvagio lo scruta arcigno (ha anche una Stella di Davide addosso, nel caso non avessimo inteso). Il finto yankee introduce uno sbarbino di nome Dottor Moloch (“Mister von Destruction” era già preso?). Questo convincentissimo cattivo ci spiega che la crisi economica, il cancro, il Cambiamento Climatico, Barbara d’Urso, la tassa sugli assorbenti e tutto ciò che di male esiste al mondo, è tutto  pianificato a tavolino. Perché? Per spaventare la gente e renderla quindi più controllabile.

E come ciliegina, abbiamo anche una stretta di mano massonica!

Insomma, gli ebrei rettiliani creano un’ondata di crimine che sommerge l’Italia, tanto da giustificare l’intervento dell’esercito per le strade.

Ci viene FINALMENTE presentato il nostro protagonista, il Commissario Torre, recitato dal produttore Mario Ferrara per la gioia di grandi e piccini!

Il commissario Torre ha un vasto reperterio di 3 espressioni. Faccia numero 1.

Torre è un ometto sulla sessantina, il fisico di mio zio Epifanio, il carisma di una patata bollita e le doti interpretative di Tommy Wiseau.

Torre è anche UN EROE: al muro sono appesi articoli di giornali con lui che arresta mafiosi, salva bambine in pericolo, sventa invasioni aliene e apre barattoli col tappo troppo stretto. E’ così tosto che lettere di encomio nazionale si materializzano spontaneamente sul pavimento della sua cucina e lui le deve accumulare nei cassetti. Sì, perché il nostro è UN EROE UMILE, non gli importa di essere celebrato.

Salvo quando appende al muro di casa articoli che lo celebrano, ovvio…

Torre comanda un commissariato pieno delle reclute più bellocce che la Patria può offrire, tra cui una focosa bruna sulla trentina che proprio non sa resistere al suo fascino virile. In una scena la bruna procace gli salta letteralmente addosso. Che ci volete fare, quando uno è troppo sexy, è troppo sexy.

Questi due hanno così poco feeling e intesa che la mattina dopo la scopata:

  • si rendono conto che stanno per avere un bambino
  • decidono di essere genitori insieme
  • lui fa “ora che ti ho ingravidata, ti metti a passar carte come voglio io, vero?”
  • lei risponde “ma anche no”
  • lui la manda affanculo e si separano in pessimi termini.

Dalla passione, alla procreazione, al divorzio, IN MENO DI CINQUE MINUTI. E’ proprio vero che la gente oggi va sempre di fretta…

Non abbiamo però tempo da perdere, perché dei kattyvy guidati da un tizio con del pongo sulla faccia attaccano un supermercato e prendono Bruna Incinta come ostaggio. Uno sbirro viene gravemente ferito e lasciato a sanguinare fuori, ma nessuno chiama un’ambulanza o lo soccorre, perché è solo una comparsa.

Hai qualcosa sulla guancia… no, quell’altra…

Perché questi figuri al soldo dei rettiliani attaccano un supermercato?

Non verrà mai spiegato. Suppongo avessero finito l’estratto di vaniglia per i russian teacakes.

Ad ogni modo Torre è un eroe col cazzo durissimo e decide di entrare nel supermercato, che magari la sua Faccia Feroce da Grumpy Cat barbuto basta a sottomettere i tre criminali armati. Purtroppo per lui, Pongo in Faccia è il boss del penultimo livello, quindi non può ancora essere sconfitto. In modo del tutto imprevedibile, il geniale piano “entro e gli dico di abbozzarla” non funziona. Shocking!

Questa scena ci offre perle di alto cinema, tipo la cassiera con le tette di fuori o massime di saggezza del tipo:

“Sai cosa placa la voglia di uccidere? Uccidere.”

I tizi sparano a Bruna Incinta (ma non a Torre, perché sennò finisce il film) e scappano su un furgone. Come in ogni film di serie Z che si rispetti, gli altri comprimari aspettano pazientemente che Pongo in Faccia abbia guardato torto il commissario, sia rimontato in macchina e abbia messo in moto. Poi sparano, ma non subito. Perché di nuovo, sennò finiva il film.

Faccia numero 2 (“Oh nooooooes…”)

Il furgone viene comunque rintracciato alla svelta e si scopra che, dopo aver fatto un salto al super per l’estratto di vaniglia, Pongo In Faccia ha massacrato tutti i ricercatori di un non meglio specificato laboratorio (lo chiamano “biotech company spa”, perché “laboratorio segreto internéscional” era già preso).

Il capo ricercatore di questo posto ha scoperto una pozione magica per stimolare la GHIANDOLA PINEALE (sì amici miei, c’è anche quella!) e far quindi diventare la gente super-longeva e super-intelligente. Pongo in Faccia l’ha spacciato per conto degli Ebrei Rettiliani.

Una ricercatrice però si è salvata, perché è giovane e figa e quel giorno lì era dall’estetista. I nostri si precipitano a salvarla fermando bus a caso e la trovano, ostaggio di due agenti segreti.

Pausa un secondo:

  • il laboratorio supersegreto non è protetto da niente;
  • è passata una giornata, ma Ricercatrice Figa scopre che il suo boss e tutti gli altri sono stati massacrati sbirciandolo su un giornale sul bus;
  • sul bus c’è anche un investigatore privato ingaggiato dal capo scienziato per scoprire chi complotta contro di lui, il tizio a quanto pare sa tutto e sa che la ragazza è in pericolo, ma non fa nulla per salvarla e pare essere lì solo per lo spettacolo;
  • gli agenti segreti portano gli occhiali neri in piena notte, perché sennò il complottaro medio non capisce che sono agenti segreti;
  • la tizia si è iniettata il siero magico, dovrebbe essere quindi sotto costante osservazione in un istituto apposito ma no, è a giro su un bus con un portatile pieno di materiale sensibilissimo. Perché è così che lavorano gli scienziati.

A prima vista questa scena sembra una scemenza scritta da una classe di bambini di 6 anni durante l’ora di buco, ma certamente il problema è mio. Vado a prendere a testate uno spigolo, magari mi si aprirà il Terzo Occhio della Conoscenza Cinematografica.

Insomma, la tizia viene salvata solo per essere rapita di nuovo. Nella sparatoria che ne segue abbiamo altri fiori all’occhiello, come tizi che camminano lentamente allo scoperto sparando dritti davanti a loro (tipo papere al luna park), Pongo in Faccia che uccide la gente e si lecca le labbra soddisfatto, gente che urla frasi a effetto prima di sparare. Perché i Ferrara Braderz hanno assoldato un consulente tattico (!) ma non hanno visto Il buono, il brutto e il cattivo: quando si spara, si spara, non si parla!

Non tutto è perduto però! Dopo altre scene da morte cerebrale, Torre e il suo fidanzatino riescono a rintracciare (non si sa bene come) il detective fancazzista di cui sopra e scoprire l’intera storia!

Il fluoro ci rende docili!

La crisi è creata a tavolino!

Lo HAARP spara uragani!

Lo yogurt rende froci!

Insomma, tutto è calcolato per ridurre la popolazione.

Popolazione che sta aumentando e ha ampiamente superato la capacità di carico del Pianeta. Quindi o gli Illuminati sono una manica di rincoglioniti che si cagano in mano prima di giocare allo schiaffo del soldato, o ‘sta roba del “vogliono ridurre la popolazione” è una stronzata cosmica con propulsione a curvatura.

Faccia numero 3, chiara citazione cinematografica, omaggio alla morte del personaggio di Gastone Moschin in Uova fatali

 

La tragica dipartita del Professor Pérsikov

Per raggiungere (oppure no) il loro diabolico scopo, i rettiliani pianificano di impiantare tutti con (indovina indovinello, quale idiozia sarà nel cestello?) il bio-chip.

Il piano è quello di smollare bidoni di roba verde nell’acqua potabile, fare ammalare tutti e convincerli a infilarsi ‘sta roba in corpo. I nostri prodi partono quindi all’attacco per impedire questo blasfemo piano.

Well, questo suscita alcune domande:

  • Se i rettiliani sono così potenti e così dappertutto, perché non possono impiantarci già coi chip a nostra insaputa? Potrebbero farlo dalla nascita, chippando via via i bambini che nascono, o approfittare di un qualsiasi intervento medico.
  • Perché i rettiliani vorrebbero ridurre la popolazione? Non potrebbero lanciare un business di schiavi umani verso Yuggoth, o qualcosa del genere?
  • Se questo complotto è mondiale, come sembra, si suppone che lo scarico di roba verde avverrà in diversi punti del mondo o d’Italia: come fanno i nostri a trovare (perché ovviamente li trovano) i bidoni?
  • Che scopo ha andare in tre a cercare i bidoni, se l’operazione è nazionale? Diciamo che arrivi, uccidi tutti e recuperi i bidoni: a 100 chilometri da lì altri cattivi con altri bidoni staranno avvelenando altra gente! Non ha senso e non ha utilità!

Ma sono domande stupide, perché finalmente capiamo qual è lo scopo reale di questo film: Mario Ferrara vuole una ripresa molto figa del suo cosplay di Metal Gear Solid. Non scherzo: la fine del film è Torre vestito da Solid Snake che ricrea il gameplay in un tripudio di stupidaggini da macho, trucchetti da film d’azione Disney (tiro il sassolino per attirare la sentinella!), poracciate che farebbero facepalmare Licia Troisi, inquadrature traballanti per nascondere la ripetitività disarmante delle coreografie e musica a palla.

KAPOW!

Peraltro, il tutto non si svolge in un grande depuratore, né in un impianto importante, no: i soldati cattivi (alcuni con le maschere antigas altri no) stanno scaricando la zuppa di piselli in un rigagnolo tipo fiumicello ameno. Perché vogliamo avvelenare la popolazione, ma prima bisogna sterminare quelle dannate nutrie!

Pongo in Faccia è di nuovo sul posto, perché questa gigantesca organizzazione segreta ha u budget limitato e il povero cristo deve occuparsi di tutto: uccidere ricercatori, fare la spesa, avvelenare i fiumi, interrogare prigionieri, pulire la sabbietta del gatto, riempire la dichiarazione dei redditi…

Segue una scena d’azione così poco convincente che a tratti i segmenti sembrano messi in repeat. Uno rischierebbe di addormentarsi (colpa del fluoro!), non fosse per i momenti salienti, tipo il poliziotto professionista che spara di traverso come un gangster mentecatto in un film americano, o Pongo in Faccia che si erge sopra il nostro eroe, brandisce un coltellaccio sopra la testa e urla “TU UCCIDERO’ TORRE, AAAAAAAAAAAAH”. Arte!

Oscar subito!

Nel duello finale abbiamo Solid Torre, un commissario tappetto e tombolotto sulla sessantina, contro Pongo in Faccia, un agente speciale della più potente organizzazione terrestre che ha la metà dei suoi anni e il doppio dei centimetri in altezza.

Un po’ come organizzare un incontro tra un chihuahua neuroleso e un megalodonte affamato.

Ma Solid Torre è il produttore e il padre degli sceneggiatori, quindi pesta Pongo in Faccia e lo uccide trafiggendolo con un coltello, chiaro simbolo fallico.

La vera e propria fine della storia non ve la racconto perché bisogna vederla per crederci. Immaginate di ritrovare una storia che avete scritto a 6 anni, in cui siete il protagonista nei panni di Batman, e invece di dargli fuoco decideste di farci un film e scritturare il padre di Stannis La Rochelle vestito da Rambo.

Una rappresentazione scientifica della fine del mondo

I Ferraras sono molto contenti della loro immane fatica. Nell’intervista a Vice spiegano:

Allora: non sono state riportate nel film cose che non siano successe realmente.

MA CERTO.

Anche l’ultimo attentato in Francia è finto quanto una sceneggiatura di serie B [dissero gli esperti in sceneggiatura di serie Z, NdTenger]. Il terrorista che si dimentica la carta d’identità in macchina: neanche uno sceneggiatore di basso livello penserebbe ad una cosa del genere.

MA OVVIO!

Giusto per la cronaca, se io voglio arrivare nel posto X senza farmi notare ed eseguire quindi un attacco suicida, ECCOME CHE MI PORTO DIETRO IL DOCUMENTO! Perché? Perché se mi fermano per un controllo a caso lungo la via e io non ho un documento identificativo, posso essere portata in centrale per ulteriori accertamenti, posso attirare l’attenzione, posso destare sospetti.

Se invece faccio vedere il documento, non c’è problema. E non c’è bisogno di leggersi lo SOE Manual del ’43, basta accendere il cervello. Ma hey, forse chi ha la ghiandola pineale sbloccata ha più difficoltà a organizzare le informazioni…

Matrix non l’ha mai capito realmente nessuno, perché è stato fatto in modo molto fantascientifico.

Se trovi Matrix troppo complesso e intellettuale, non preoccuparti, Nuovo Ordine Mondiale fa al caso tuo!

Ma tornando a noi, tutti i buchi della teoria dei Ferrara potrebbero portare qualcuno a credere che in realtà si tratti solo di panzane. Alcuni potrebbero perfino chiedersi se il film non sia un qualche dubbio maneggio per ripulire 5 milioni di euro (ma sbagliate, sono certa che i 5 milioni sono andati a pagare le 3 scene di Iacchetti e la preziosa consulenza del “military advisor” Benito Noviello).

Sbagliate tutti. La verità è che i Ferraras hanno ragione: c’è un complotto planetario.

Purtroppo si sono lasciati fregare dalla false flag della teoria del New World Order, anch’essa creata ad arte dai veri shōgun dell’ombra!

E oggi, per chi è riuscito ad arrivare fino in fondo, io rivelerò la verità.

Tutto è controllato dagli ebrei, che sono in realtà dei rettiliani travestiti (sotto il nasone nascondiamo un’antenna per comunicare con la navicella). Tuttavia, non sono i rettiliani a comandare! I rettiliani sono solo impiegati, mercenari incaricati di controllare l’Esperimento Terra per conto di terzi.

Questi terzi sono i veri signori della galassia.

Sono tra noi, costantemente, attenti osservatori che sorvegliano le cavie umane. Sono nelle nostre case, sono nelle nostre strade, sono sui nostri computer, passando continuamente sotto i nostri occhi e i nostri cervelli instupiditi dal fluoro. Controllano le nostre vite, intervengono sfacciatamente nelle elezioni dei grandi paesi, controllano l’inernet globale.

Chi sono?

I gattini.

Non mi credete? Pensate sia un caso che al fianco di ogni più grande figura storica e politica salti sempre fuori un gattino? Pensate che sia un caso che gli egiziani li venerassero come dei? Non mi credete? Ecco qualche esempio!

Mark Twain

Lenin

Churchill

Don Vito Corleone

John “Rat Faced Bastard” Oliver

I gattini sono membri di un impero intergalattico capitanato dal grande Kittoh deh Destroyah.

Quando l’Esperimento Terra sarà concluso, il pianeta sarà polverizzato e con esso la totalità della razza umana (o meglio “oomana”). Solo chi riconosce la superiorità incontestata della specie felina sarà risparmiato, e gli sarà concesso di vivere sulle navicelle come schiavo dei suoi padroni pelosini.

 
Guardate in faccia il vero Armageddon

Questa è la verità, e non ho timore di rivelarvela, perché tanto non c’è niente che potete fare. I gattini sono invincibili. I gattini sono incorruttibili. I gattini sono inevitabili.

Hail Kittoh, Holy Emperor of Kittehs!

MUSICA!

[EDIT: se non si fosse capito, questo film è ASSOLUTAMENTE CONSIGLIATO! C’è un sacco di trash bellissimo che non ho potuto nominare per ragioni di spazio! Il mio nuovo sogno erotico è una joint venture tra i Ferrara e Pietro Aliprandi! Voglio Torre a cavallo di un gattino alato che vola a salvare Re Precisamente dagli ebrei cattivi!]


L’intervista a Vice

Un articolo su International Business Time

Un articolo dello Hollywood reporter

La pagina Facebook del produttore

Catastrofi epiche: Gods of Egypt

Vi è mai capitato di andare a vedere un film noto per essere pessimo e di ritrovarvi, con incredula sorpresa, davanti a un prodotto più che dignitoso?

A me non è mai capitato.

Abbiate paura. Abbiate molta paura.

Questo film è un capolavoro assoluto e chi non la pensa così ha torto. E’ il Nirvana dell’orrido, il Santo Graal del trash!

E il fatto che in un film intitolato Gods of Egypt non ci sia nemmeno un attore egiziano non è che lo zucchero a velo su questa fenomenalenale torta di che cazzo sto guardando!

Immaginate che qualcuno abbia preso Lory del Santo (regista della celeberrima serie The Lady), le abbia dato 170 milioni di dollari e le abbia chiesto di realizzare i filmatini in Computer Grafica di un videogioco del 2004. Aggiungete Leonida di 300 e Jamie Lannister nei panni di Jamie Lannister. Metteteci Aladdin della Disney, ma togliete la scimmietta, così che il ladruncolo acrobata si ritrovi a parlare da solo come uno psicotico. Aggiungete una spolverata di humor anni ’80 stile episodio ciofeca di Friends. Dategli la trama di una puntata mediocre di Xena principessa guerriera.

Mixate tutto e… avrete comunque qualcosa di meglio di questo film.

Ammirate! Pensavate che Foodfight fosse il fondo del barile quanto a CG? SBAGLIAVATE!

La trama è quella del re leone: il fratello del re ammazza quest’ultimo ed esilia il nipote (legittimo erede). Costui deve ritrovare la propria forza per salvare il regno dal folle usurpatore, ma durante il suo viaggio scoprirà che il vero potere non viene da fuori, ma dal Quore. Jaimie Lannister salva tutti grazie al Potere dell’AmiciziaTM.

No, non sto scherzando.

In ciò ci sono sottotrame che da sole stordirebbero un elefante. Tipo Seth Butler che prende il potere con la stessa strategia di Lillard in In the name of the king di Uwe Ball, ovvero spaccia il sovrano durante la benedizione urbi et orbi e dice “bon, il tipo è morto, io sono il nuovo capoccia”.

Il primo provvedimento di Seth Butler, peraltro, consta nell’alzare la tariffa per l’ingresso al Paradiso.

No, non è per dire. L’ingresso al Paradiso si paga. In oro o altri beni. C’è una scena nell’Oltretomba, con la bilancia e tutto, dove i ricchi pagano ed entrano, e i poveri vengono distrutti.

Io mi chiedo, che contano di farci, gli dei, con i quattrini? Li investono? Li accumulano? Qual è il piano di sviluppo economico sul lungo periodo?

Seth ad esempio accumula oro in una piramide. Magari ci nuota dentro come un muscolacciuto e depilato Paperone. O magari vuole investire tutto in un’astronave (why does God need a starship? cit.)

Si capisce che parte almeno del malloppo è usata per costruire un’armatura. Ok, ma è una sola armatura. Una massa di oro pari al Titanic, tutta magicamente pigiata nella carrozzeria di un pandino? E se davvero avevi bisogno di tutto ‘sto oro, non potevi confiscarlo e basta? C’era bisogno di far girare la filiera dell’Oltretomba?

Insomma, tornando alla trama (termine usato qui nel senso più lato possibile), Seth Butler prende il potere con la stessa facilità con cui io prendo l’autobus, schiavizza tutti, frega la ragazza a Jamie Lannister (Hator la dea Vacca) ed esilia quest’ultimo. Dopodiché chiama John Murdoc e gli fa costruire una torre alta altissima. Visto come se l’è cavata nella città deglli Strangers, direi che Johnny è l’uomo giusto.

Tornando alle astronavi, Butler decide di andare a trovare suo padre, il dio Rah. Costui sta su una nave spaziale e non scende mai. La scena del loro incontro è pregnante, la luce è drammatica, le espressioni tese, tutto urla “sviluppo personaggi angst trauma!”

-Mi hai schiaffato in un deserto di merda dove non c’era un cazzo da fare a parte crossfit!- Si lagna Butler –Non mi hai mai voluto bene!

-Ma no che ti volevo bene.- Replica Rah –Vieni, guarda.

Un vermone cosmico della Madonna emerge dal buio. Rah gli tira una forchettata e il vermone se ne va.

-Vedi, questo vermone viene tutti i giorni per mangiare il mondo.- Spiega Rah. –E io tutti i giorni devo star qui su a fiocinarlo. E’ una vita di merda. Allora mi son detto, “ci vuole qualcuno che venga su a fare ‘sta vita di merda al posto mio”. Ti ho schiaffato nel deserto perché TU sei quello che intendo inchiodare qui in eterno, mentre tuo fratello se la spassa nella valle dei fiorellini. Vedi come ti voglio bene?

Seth acchiappa una seggiola e sfascia il vecchio di legnate. E fa bene.

Solo che Seth non ha fatto i conti con Aladdin!

Su terra il nostro ha una fidanzata con due tette gigantesche.

-Dobbiamo trovare il modo di rimettere al potere Jamie Lannister.- Fa lei. –Dovresti rischiare la vita per restituirgli gli occhi magici e quindi i poteri!

-Come fai a sapere che ha degli occhi magici a cui sono vincolati i poteri? Siamo due morti di fame, da dove ti viene ‘sta conoscienza sulla fisiologia divina?

-Ho due tettone giganti.

-Ok, vero. Però Jamie Lannister è un pirla, perché dovrei rischiar la pelle per lui?

-Ho due tettone giganti.

-Ok, vero.

I due rubano i piani segreti della piramide in cui sono gli occhi di Jamie (una roba che a confronto le trappole di Indiana Jones sembrano fedeli ricostruzioni storiche) e ne recuperano uno. Per vendetta, John Murdoc ammazza una delle tette. Dramma!

Insomma, Jamie, Aladdin e Hator si ritrovano in un avventuroso viaggio alla ricerca dell’altro occhio. Sì, perché in questo universo tutti gli dei hanno un pezzo di corpo magico da cui traggono tutto il loro potere, e se smonti i pezzi magici puoi fare una superarmatura spakkaculi fortissima.

Suona stupido da morire, e lo è. Ma a parte ciò, è realizzato malissimo. La natura degli dei non è mai spiegata, il che lascia lo spettatore perplesso davanti all’idea che tu li possa smontare e rimontare come pupazzetti lego. Vi ricordate come nel film del Signore degli Anelli (che peraltro a me nemmeno garba ‘sto granché) erano riusciti a rendere il carattere diverso di elfi, nani, hobbit e uomini così che, al di là delle apparenze, dal loro modo di parlare e pensare fossero chiare le differenze di razza e longevità?

Bene. Qui non c’è niente del genere.

Gli dei di questo film sono usciti dritti dal Jersey shore. L’unica differenza con gli umani è che sono più alti, e tendenzialmente più stupidi.

A sinistra, un personaggio divertente; a Destra, Jamie Lannister sogna la pensione.

Questo film è un DISASTRO. Nonostante sia una visione divertentissima e trash in modo delizioso, non riesco a immaginare a chi possa genuinamente piacere.  E’ stato fatto a pezzi dalla critica, e a ragione. Tutto trasuda schifo a livelli epici. Il tono, le scene, i personaggi, i dialoghi…

La cosa triste è che il regista si è sentito in dovere di andare su Facebook a lagnarsi di come i critici non capiscano la vera arte.

Un bello scivolone per Proyas. Come? Il suo nome non vi dice nulla?

E’ il regista di The Crow, e di Dark city.

Yup. La mente malvagia dietro questo armageddon cinematografico ci ha regalato un grandissimo cult e quello che dovrebbe essere un cult, Dark city, uno dei miei film preferiti in assoluto.

Iste mundus furibundus falsa prestat gaudia

Il cast  
La Computer Grafica  
La storia  
Aladdin  
Rah redivivo  
Ogni singolo dettaglio di questa boiata colossale
Il vermone  

 

Questo film è ancora più assurdo di Dungeons & Dragons. Trascende l’assurdo e diventa spettacolare!

Consigliatissimo anche per i non amanti di trash: è così stupido che chiunque può trovarci roba di cui ridere. E mal che vada, la ragazza di Aladdin ha delle tette grandi così.

E’ un film del’Asylum che ha un budget di 170 milioni di dollari! Chi non lo guarda è complice!

MUSICA!

La Nuova Cronologia, verso la demenza e oltre!

Vi capita mai di fare una scoperta così fenomenale da gettare una luce del tutto nuova sulla vostra esistenza?

Una di quelle scoperte che ti fanno realizzare qualcosa di importante e che non avevi assimilato del tutto.

Nel mio caso, ho realizzato fino in fondo che la Russia è davvero un paese pieno di sorprese. E quella di oggi si chiama Anatolij Fomenko.

Non sapete chi è?

Sedetevi, perché state per avere la rivelazione della vostra vita.

La Storia è sbagliata. Tutta!

No, non me lo sto inventando. Purtroppo la mia fantasia ha dei limiti.

Signore e signori, oggi parliamo di Recentismo, ovvero della Nuova Cronologia.

Anatolij Fomenko spiega come realizzare una mascherina di Carnevale.

Voi credete di certo a quella favoletta di Preistoria, Storia Antica, Dopo Cristo, eccetera. Credete senza dubbio a Napoleone, Alessandro Magno, Giulio Cesare.

Tutte balle! La storia è vecchia di 8-9 secoli al massimo!

Tutto comincia in Russia, e si sa che quando qualcosa comincia in Russia deve essere qualcosa di epico, perché se c’è qualcosa che i nostri amici cosacchi sanno fare è superare le aspettative.

Un bel giorno Anatolij Fomenko, matematico dell’università di Mosca, decide di infilarsi in un annoso dibattito con il suo team di nerds: la corrispondenza tra cronologia ufficiale e fenomeni astronomici.

Nel testi storici abbiamo spesso riferimenti a fenomeni come le eclissi. Ora, talvolta l’eclissi segnalata in un documento non combacia con la meccanica celeste. Non è un problema inventato e non è un problema banale. Ci possono essere mille ragioni sul perché tale documento collocato in tale periodo indichi un fenomeno astronomico che non può essersi verificato.

Ad esempio, il documento potrebbe essere stato copiato male, o collocato male. Potrebbe essere stato male interpretato o tradotto. Potrebbe essere falso. E’ ormai assodato che, nello studio della Storia, il ricercatore deve mantenere un certo spirito critico rispetto alla tradizione scritta.

L’approccio di Fomenko è molto più radicale: l’intera cronologia Scaligeriana è falsa!

Il nostro tavarish ha messo insieme un calcolo basato sulla rotazione lunare e ha riscritto da zero l’intera Storia dell’Umanità, infischiandosene bellamente di archeologia, studio comparato dei documenti, scienza o buonsenso spicciolo.

Come si dice a Firenze: e gli è tutto sbagliato, e gli è tutto da rifare! Quindi rimboccatevi le maniche e preparatevi a scoprire cosa è davvero successo!

Cominciamo col dire che, secondo Fomenko, non esistono fonti scritte antecedenti al X° secolo. Che dico fonti scritte! La scrittura stessa è stata inventata verso il mille, e prima la gente stava in grottoni e cacciava mammuth. Sissignori: quei chopper che avete visto al museo, i dipinti di Lascaux, il Tempio del Sole in Bulgaria, tutto risale al X° secolo al più presto.

Il primo grande impero nasce verso quest’epoca, e Fomenko lo chiama Prima Roma (perché Roma? Se non lo capisci il problema è solo tuo!). Prima Roma stendeva i suoi territori intorno al Nilo e aveva come Capitale Alessandria. Ora, non vorrei che voi vi immaginaste l’Egitto e le Piramidi, perché non è così: le Piramidi sono state costruite nel XIV° secolo, ovviamente.

Tornando a Prima Roma, verso il XI°-XII° secolo l’Impero copre l’Egitto, l’Europa e la Russia. I nostri decidono di spostare il centro del loro potere nella regione del Bosforo, dove fondano una seconda Capitale. Questa, situata dove si trova oggi la moderna Istanbul, allo stesso tempo la Gerusalemme Biblica, Troia e Costantinopoli!

STRIKE!

So che già vi sembra la storia di un ubriaco sotto effetto di Svanverol, ma il meglio a da venire.

E’ in questa grande capitale da me ora chiamata Clusterfuck City che nasce Gesù. Qui il nostro predica e si fa crocifiggere nel 1185 (lo stesso anno in cui Yoritomo diventa il primo shōgun del Periodo Kamakura. Coincidenze? Noi del Club degli Scoppiati crediamo di no).

Ora, nel Vangelo i seguaci del Nazareno erano una dozzina di tizi più qualche pastore ed ex-prostituta, ma in realtà il suo messaggio aveva avuto un successo che levati e l’intero Impero o quasi era cristiano. In particolare, erano cristiani i Russi (sì, ci sono dei russi, perché ogni storia è meglio se ci sono dei russi). A dimostrazione, i 3 Re Magi erano in realtà lo Zar, la Zarina e l’Ataman. La Zarina è passata alla tradizione col nome di Gaspare. Sai che culo.

Insomma, ai Russi questa cosa che hanno inchiodato Gesoo proprio non piace, e nel 1204 lanciano una crociata di cosacchi contro Bisanzio. Sarebbe già bellissimo così, ma Fomenko ci vizia e specifica che questi cosacchi del 1204 altri non sono che gli Achei della Guerra di Troia.

Questo è Schliemann. Leggendo l’Iliade ha scoperto Troia. E’ un figo. Ma Fomenko ha più fantasia.

Dopo la morte di Gesoo e l’invasione degli achei cosacchi (BWAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAH, grazie Fomenko!) l’Impero si frammenta in regni, tipo quello di Nicea e il Principato di Vladimir Suzdal con capitale Rostov. Quest’ultimo è sotto il controllo dei legittimi discendenti i Bisanzio e ha come esercito l’Orda. Già. Perché questo principato è anche passato alla storia come l’Impero Mongolo!

Non ditemi che credete a quella ridicola storiella di Gengis Qan e dei suoi baldi compari. Oh no no no, la Russia non è MAI stata invasa (ci mancherebbe altro!), sono stati i Russi a lanciare l’invasione verso l’Europa nel 1261!

Che poi invasione, dai. Fomenko spiega che il resto del globo era pressoché disabitato e si è trattato di un pacifico ripopolamento più che altro. Un po’ com’è successo in Cecenia, per intendersi.

La Russia era e resta inconquistabile

E Gengis Qan? Mai esistito. Si trattava invero del sovrano Yuri III, che regnò dal 1319 al 1325. Costui è anche passato ai posteri come San Giorgio di Lydda e Yuri II. Il caro Yuri morì giovane e fu seppellito insieme ai suoi antenati in…

rullo di tamburi

Ma a Giza in Egitto, ovviamente!

Insomma, siamo nel XIV° secolo e ancora nessuna traccia di Roma o del Papato, direte voi. Non temete: sono stati fondati dal successore di Yuri Gengis II di Lydda: Ivan Kalita. Che, all’occorrenza, era anche Califfo, Batu Qan e il leggendario Prete Gianni. Se vi chiedete che cazzo abbiano tutti questi tizi in comune o come mai coso qui abbia deciso di creare il Papato, non avete che da leggervi i 7 volumi di Nuova Cronologia scritti da Fomenko (che ha chiaramente un sacco di tempo libero).

Ma non distraiamoci: col passare del tempo, l’Impero si sgretola in diversi pezzettoni. Questi diversi regni, tutti russi non dimentichiamoceli, sono: l’Impero Mogol in India, l’Impero Mongolo in Cina, l’Impero Mameluco in Egitto (costoro sono anche gli Hyksos, così, tanto per gradire), l’Impero dei samurai in Giappone (non solo imparo che è esistito un impero dei samurai, ma scopro che i miei cari amici bushi erano dei russi), e, per non farsi mancar nulla, l’Impero Inca e Maya in America!

Vi sembra grossa? Ditevi solo che è a quest’epoca che appare Babilonia!

L’Impero dei russi è un sacco figo e bello e gli scambi aumentano. Il che provoca terribili epidemie. La soluzione è molto russa: mandare l’Orda a sterminare tutti i malati dell’Impero.

E’ un’idea così abissalmente cretina che non so neanche come un uomo adulto abbia potuto concepirla.

Ad ogni modo questo olocausto mondiale (severo ma giusto, ovvio) è passato alla Storia come la conquista ottomana e la ricerca della Terra Promessa raccontata nell’Esodo.

Tutto sembra andare di nuovo bene quando nel XV° secolo delle scissioni cominciano a crearsi nel Cristianesimo. Da queste nascono gli Ortodossi, i Luterani, i Cattolici, i Buddisti, i Mussulmani e gli Ebrei.

Sì, perché il Cristianesimo è la più antica delle religioni moderne. Gli Induisti trovano l’idea molto divertente.

Perché davanti a due libri chiamati uno Antico Testamento e uno Nuovo Testamento, il caro Fomenko è incerto su quale sia uscito prima. Che volete, matematici…

Ma insomma, direte voi, com’è che oggi troviamo un resoconto completamente diverso dei fatti storici?

Questo perché nel XVII° secolo in Russia prendono il potere i Romanov, infami usurpatori filo Europei che riscrivono l’intera Storia per autolegittimarsi!

Sì. Perché è ovvio no? Chi di voi, traducendo Senofonte, non ha pensato “però ‘sti Romanov, che fighi!”? Chi di voi, leggendo di Babilonia o della Guerra delle due Rose non ha pensato “se la Russia deve avere dei sovrani, quelli sono di certo i Romanov”?

Forse i Romanov erano solo pessimi scrittori e si son divertiti a riempire la loro grande opera con sub-plot superflui.

O forse Fomenko fuma roba che voi umani non potete immaginare.

Ad ogni modo, i Romanov inventarono anche le diverse lingue!. Oh sì. Per creare barriere linguistiche e impedire ai popoli di essere uniti nel grembo amorevole di Madre Russia. E tutte le lingue del mondo derivano dalla lingua ufficiale dell’Impero Russo: lo Slavo liturgico.

Gente, non so da che parte cominciare. Per certi versi vorrei applaudire la totale idiozia di queste ipotesi, per certi altri vorrei picchiare qualcuno, e infine mi chiedo come mai il gruppo FB italiano della Nuova Cronologia abbia solo 200 fan. Per un paese dove la Cartomante è considerato un mestiere rispettabile e dove la gente non vaccina i bambini, uno penserebbe che i vaneggiamenti di un alienato farneticante dovrebbero avere discreto successo.

Perché Fomenko ha un certo appeal, l’appeal del complotto. C’è un complotto degli storici per nascondere la verità. Lo sapete che i magazzini dei musei sono strapieni di reperti mai esposti? (Sì, lo so io e lo sa il gatto della vicina) Questo perché detti reperti contraddicono la Storia ufficiale! (E noi sappiamo che la Storia ufficiale è un monolito, non ci sono mai dibattiti o bisticci tra storici).

Secondo Fomenko, se riconoscessimo la verità vera delle cose tutto andrebbe meglio. Ad esempio, se i mussulmani accettassero ‘sta cosa che derivano tutti dal cristianesimo, non ci sarebbero guerre di religione.

E’ un’idea così naive e così stupida che sarebbe imbarazzante in bocca a un bambino di tre anni non troppo intelligente. Fomenko è un matematico. Mah.

Io non studio matematica né frequento matematici, tranne uno, che è un tizio tanto intelligente quanto fuori del mondo (il tipo viene a trovarmi in gennaio dell’anno scorso ed è sorpreso del fatto che la polizia lo abbia fermato e gli abbia chiesto se era mussulmano. Si era perso il piccolo dettaglio degli attentati a Charlie Hebdo. Viviamo a Parigi tutti e due.).

Forse Fomenko è dello stesso genere. Di sicuro non sa un cazzo di etologia umana.

In conclusione, io non so cosa augurarmi: di vederli rinsavire o di vederlo continuare nelle sue boiate. Credo che la cosa più bella sarebbe vedere una collaborazione fra Fomenko e il mio caro Lilin.

Il mondo è pieno di meraviglia. Dovevo condividere con voi questa perla di assoluta e pura assurdità.

Ora sapete chi è Fomenko.

MUSICA

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Link utili

Il sito italiano dedicato a Fomenko e i suoi vaneggiamenti

Bibliografia per coprofagi

Un canale youtube sui documentari di Fomenko, e un altro (francese)

La pagina wiki

Educazione siberiana: scemo più scemo in Siberia

Tempo fa sono capitata per caso su un film. Pareva una cupa storia in seno alla mafia russa, e mi son detta “perché no?” I film di cattiveria e degrado mi piacciono, e Goodfellas m’era garbato un sacco.

Dopo dieci minuti, piangevo dal ridere. Cristo, era peggio de Le porte dell’abisso! Ho sempre detto che al cinema italiano mancava un Totò va in Siberia!

Ma chi era il genio del male dietro questo capolavoro del comico involontario?

Oh, privyet Lilin…

Le origini del male


Chi è Nicolai Lilin?

Se siete necrocoprofagi come la sottoscritta, lo avete già per sentito dire. Lilin è uno di quei fenomeni che uno non può trattenersi dal contemplare con un misto di fascinazione, ilarità e dolore per la Madre Patria. Ahi serva Italia, di dolore ostello…

Arrivatoci dritto dalla Transnistria, Lilin è la faccia dell’Italia provinciale e boccalona, quella che non sa nulla di ciò che c’è di là dal poggio ed è pronta a bersi qualsiasi favola. E’ la faccia del nostro panorama culturale, dove cosa dici è indifferente e il tuo personaggio è tutto (ricordiamo che lo stesso romanzo ha un feedback diverso a seconda se è stato scritto da un ingegnere quarantenne o da una diciassettenne cieca). E’ infine la faccia del nostro giornalismo, senza fonti, con poche informazioni romanzate in salsa harmony/cazzoduresca (a seconda se si rivolge agli uteri o agli scroti).

Non mi credete?

Provate a leggere che razza di interviste rilascia. Tipo questa, che si apre in modo trionfale:

Nicolai Lilin è un lupo. Non un lupo qualsiasi, ma simile, in tutto e per tutto, al giovane esemplare di cui si racconta nel film di Educazione Siberiana. A differenza di detto canide però, nei venti minuti di conversazione telefonica concessi, la sensazione ricevuta è che l’autore, nato a Bender, Transnistria, 33 anni fa, non si sia accucciato placidamente innanzi ai blandimenti del sistema, ma piuttosto continui a digrignare i denti quale testimone delle storture della nostra società, – per niente addomesticato, – nonostante si aggiri ormai da quasi dieci anni nel nostro Paese.

Sto morendo dentro.

Il film è tratto da un romanzo, Educazione siberiana. Un romanzo “autobiografico”!

Peccato che nel tempo qualche lettore un minimo scafato abbia fiutato la boiata, e da allora Lilin abbia cambiato registro: da “ok, magari non tutto è successo proprio a me personalmente” a “no, ma dai, è un romanzo inventato, su”.

Insomma, Lilin sarebbe un Urca, popolo siberiano di “criminali onesti” (BWHAHAHAHAHAHAH, i criminali onesti cristiddio!) discendenti a loro volta da tizi chiamati “Efei”.

Ovvio, gli Efei non esistono, e ancor meno gli Urca. Come confermato da Lilin stesso:

Premessa: i criminali onesti siberiani scarseggiavano già al momento della mia nascita (nel 1980, nda), ora sono praticamente scomparsi, seppur nella mia famiglia si sia tramandata la tradizione. Nel mio romanzo mi sono divertito a trasporli nella storia recente.

“Criminali onesti”. Certo. Vivono in una terra magica tra la Contea e Midian, e sono i più assidui scrittori di Guide Galattiche per Autostoppisti.
Che della gente adulta si sia bevuta ‘sta cosa del criminale onesto mi toglie speranza nel domani.

Ma tenuto conto del personaggio, cosa ne è del film?

Il film

Rai Cinema. O tempora…

Partiamo subito con le cose positive, che si finisce alla svelta: la musica è per la maggior parte bella, anche perché quando si scommette sul folk è difficile prendere troppe cantonate.

Alcuni attori fanno un lavoro passabile. Vilius Tumalavicius nei panni di Gagarin, o Eleanor Tomlinson nei panni di Xenia, fanno quello che possono con il copione che hanno. Poi bon, non si posson far miracoli.

John Malkovich. Oh Johnny, tu sei un vero attore, che cazzo ci fai in questo film?
No, sono felice che lo abbiano arruolato, perché Malkovich nei panni del nonno mentore è una pura delizia. Tra battute da morte cerebrale e momenti in cui deve fare smorfie e faccine (“vi ar vulvs, grrrr bbrah blblblblb!”), ogni sua scena è una perla!

Direi che con le cose positive abbiamo finito! Veniamo al sodo.

Il film racconta la storia di Kolyma, l’alter-ego di Lilin, che cresce nella Contea degli hobbit siberiani, tra gente che parla con falsissimo accento russo, zingari vestiti con la collezione Autunno/Inverno 1943, neve e frasi a effetto.

Il nonno gli insegna tutte le regole del buon siberiano (che sono una meno pratica dell’altra ma hey, dopotutto chi sono io per giudicare gli hobbit?) e i sani valori della sua gente: rubare va bene, ma non bisogna rubare alla gente comune, solo a poliziotti, usurai e banchieri.

Non per essere fiscale, ma i soldi nelle banche appartengono alla gente comune, eh.

Peraltro, un buon Hobbit Sovietico deve rispettare tutte le creature viventi, tranne poliziotti, soldati e gestori di negozi di sport. Perché i gestori di negozi di sport? Non lo so, ma in una scena del tutto inutile Kolyma e i suoi ne aggrediscono e mutilano uno, così, per sfizio. Magari era ebreo (su questo torneremo più avanti).

L’altare di famiglia con un’icona della Vergine. La Vergine brandisce pistoloni ed è coperta di tatuaggi. Giuro che mi sono piegata sulla sedia dalle risate. Pliiiiis!

Questo capolavoro si apre con una scena di cani che corrono nella neve e una scritta secondo cui, sotto Stalin, molte comunità delinquenti siberiane sarebbero state deportate in Transnistria. Ammiro l’accortezza di Lilin che, a questo giro, evita ogni riferimento agli anni ’30. Dopotutto negli anni ’30 la Transnistria era in Romania e Stalin non poteva deportarci nessuno.

Però, direte voi, Stalin deportava la gente in Siberia, non dalla Siberia. Magari è stata una di quelle decisioni da Casual Friday.

“Sai Berija, oggi ho voglia di fare qualcosa di diverso dal solito… Ma cosa? Ah… No, aspetta, ce l’ho! Invece di straportare gente in Siberia, posso straportare gente dalla Siberia! Haha, dai, ganzata!”

I siberiani in questione non vengono chiusi in gulag o campi di lavoro, no. Sono lasciati liberi e senza supervisione, perché alla fin fine Stalin non era così cattivo, era solo una pippa in PR.

La prima avventura di Kolyma è un trionfo di trash. Il piano è di sdraiarsi in mezzo alla strada di notte in inverno per costringere i camion russi e fermarsi e permettere agli amichetti di rubare tutto da dietro. Nel mondo reale il camionista sarebbe stanco, i freni ciofeca, i pneumatici mediocri e finirebbe subito in frittata di marmocchio. Nel mondo reale, peraltro, i teloni sarebbero chiusi e gli amichetti del marmocchio in questione resterebbero con un pugno di mosche e frattaglie in mano.

Ovviamente nel magico mondo di Lilin tutto va liscio.

Per il resto, l’infanzia di Kolyma è un rosario di scene a caso, una dietro l’altra, volte a mostrare che i siberiani ce l’hanno un sacco duro. Più che altro mostrano come i russi siano una manica di schizofrenici affetti da ADHD. Deporti un migliaio di delinquenti, ma poi non li sorvegli. Ti fai rubare un centinaio di stivali, e mandi gli swat. Gli swat sono sconfitti da una banda di zingari scappati dal 1938 (ma fanno le faccine!).

L’Armata Rossa contro i temibili Urca

La risposta delle autorità a questo atto di gravissima insubordinazione?

A Mosca, Yuri Andropov.

“Hanno aggredito i nostri soldati?- tuona –Ora li Cecoslovacchizzo a sangue!”

“Capo!- fa il suo segretario –Vi ricordo che oggi ricorre Soviet Casual Friday!”

“Diavolo, è vero. Hum. Non facciamo niente allora!”

“Molto casual, capo, molto”.

Poco dopo, durante una zuffa, l’amico ciliegia del protagonista, Gagarin, di anni 10, sgraffia la gamba di un soldato con un coltellino.

“Uno sgraffio da parte di un bambino…- a Mosca Andropov si acciglia –Mi prendi per il culo? Che bisogno c’era di venirmelo a raccontare?”

“Lasciami spiagere, capo!- fa Kryuchkov, capo del KGB –E’ di nuovo Soviet Casual Friday!”

“Ah, è vero! Bene, hum… direi che per il marmocchio possiamo fare 12 anni di lavori forzati.”

No, non sto scherzando. 12 anni di lavori forzati. Vabé.

Russi che giocano a pallavvolo con un mattone. Ha più senso di questo film.

Gli anni passano, Gagarin torna per trovare che il degrado regna al villaggio: spacciatori, bande rivali, ebrei, uno schifo insomma. (Di nuovo, non sto scherzando, due ebrei ortodossi coronano la sfilata del degrado).

Gagarin è cambiato. La prigione ha spezzato il suo cuore: ora non crede più in niente e non vuole più seguire le regole mentecatte degli hobbit sovietici!

E c’ha anche ragione.

Un bel giorno Kolyma si prende una coltellata e viene portato di fretta da un dottore. Il tipo è arrivato da poco e ha portato con sé la figlia Xenia, tanto carina quanto ritardata. Perché, se hai una figlia handicappata mentale, un pericoloso ghetto post-sovietico è il posto ideale dove occuparsene. E siccome il dottore è tanto protettivo, la lascia da sola nella stanza di Kolyma, noto delinquente figlio di boss mafioso locale. Che dire, padre dell’anno.

Kolyma e Xenia fanno amicizia e sviluppano un forte affetto l’uno per l’altra.

Vi dirò: questa è l’unica parte vagamente interessante del film e l’unica che si azzarda a trattare un argomento complesso. Puoi innamorarti di una persona affetta da grave handicap mentale? Può lei ricambiarti? E se succede, come devi reagire?

E’ l’unico momento in cui il protagonista si trova nell’impossibilità di risolvere il dilemma, ovvero l’unico momento di storia vera. Perché cos’è una storia, alla fine?

Una storia avviene quando X si trova davanti a un ostacolo che non può superare. X deve crescere, evolvere, acquisire strumenti che prima non aveva, o essere distrutto. Può trattarsi del vestito per la festa o della Seconda Guerra Mondiale, ma il punto è lo stesso: il personaggio deve trovarsi davanti qualcosa di insormontabile e pertanto essere obbligato a cambiare o fallire.

In tutto il film, Kolyma non ha mai davvero paura, non è mai davvero nei guai, non si trova mai in una situazione da cui non c’è apparente via d’uscita. Perché Kolyma è un duro così duro che niente lo scompone!

Peccato che in questo modo Kolyma non possa mai essere coraggioso né eroico, perché non è mai spinto fuori dalla sua zona di comfort. Non è mai costretto a superare i propri limiti perché è già uno tostissimo col cazzo durissimo. Non c’è coraggio senza paura, non c’è forza senza debolezza.

Purtroppo, quando per incidente Koyma si trova in una situazione che non sa gestire, è prontamente salvato dalla trama e non deve più giostrare con scelte difficili. Altre scene a caso vengono a seppellire e uccidere l’unico plot un minimo vitale della pellicola.

In una scena surreale, Kolyma, diventato tatuatore, deve “leggere” il corpo di un tizio assassinato. Perché i siberiani si scrivono la roba addosso coi disegnini. Kolyma legge e sbotta “questo tizio è un informatore della polizia!”.

Oibò, e se l’era scritto addosso? Peggior. Spia. Di sempre.

Il fratello e cugino del morto di cui sopra

In un’altra scena Kolyma viene arrestato e interrogato. Kolyma non risponde, né sbatte le palpebre quando lo sbirro gli avvicina la sigaretta all’occhio (ho già detto che ce l’ha duro durissimo?). Visto che la minaccia non funziona, il poliziotto passa all’azione e…

…sbatte Kolyma in una specie di campo vacanze a tema.

No, non scherzo. Niente botte, torture, pizzicotti. La “prigione” è un capannone con uomini, donne e bambini, dove i detenuti possono avere di che cucinare, strumenti musicali, oggetti contundenti…

E io che avevo sentito dir tanto del male delle carceri sovietiche. Invece no, ecco, erano solo un po’ vintage nel decoro!

Che poi non è che ci sia ‘sto gran cambiamento rispetto a fuori. L’intero film pare ambientato negli anni ’40, o ’50 al massimo, quando il grosso della vicenda dovrebbe svolgersi nel 1995. A tratti non mi sarei sorpresa di vedere lampioni a gas per le strade. In una scena i nostri si appostano accanto alla giostra dei calcinculo per poter ascoltare “musica occidentale”.

Nel 1995.

Non fate veder loro un mangiacassette, i loro cervelli sovietici potrebbero esplodere.

Salvatores, pliiiiiis

Questo film è una parodia, buono per occidentali senza rudimenti di storia. Ricorda tanto quelle giapponeserie kitch confezionate ad hoc con geishe e samurai, volte a soddisfare il gusto per l’esotico di orde di gaijin ignoranti e otaku immaturi.

Solo con più neve e Malkovich che fa le faccine.

Nel climax finale, Kolyma viene tirato fuori di galera perché hanno fatto del male a Xenia (chi avrebbe mai detto che lasciarla andare in giro con una banda di noti delinquenti l’avrebbe messa in pericolo!). Kolyma e soci devono scoprire chi è stato e punirlo!

Il caso viene risolto in 30 secondi in una maniera così cretina ma così cretina che non ve la racconto: dovete guardare questo film e soffrire come ho sofferto io!

Questo disastro cinematografico si conclude con la fine più anti-climatica della Storia del cinema.

“Perché hai zompato a Xenia?”

“Boh, sai com’è, rompo tutto ciò che tocco”.

Wow. Un po’ come gli indonesiani che definiscono un pogrom da due milioni di morti “incidente”.

L’ultima scena è pure sublime. Xenia è ridotta malissimo, ora come mai ha bisogno di sostegno, aiuto, cure, affetto. E Kolyma cosa fa? L’abbandona. Del tutto. No, sul serio, auto-stoppa un autobus per gli anni novanta e tanti saluti. Applausi.

Pare evidente che il personaggio di Gagarin è pensato come contraltare a quello di Kolyma: mentre il secondo segue le regolette degli hobbit e diventa un eroe, quell’altro ha avuto un’infanzia tragica e senza nonni senili che fanno faccine, e finisce in tragedia. Peccato che ogni tentativo di farci provare simpatia o tristezza si concluda in fallimento.

Sentite anche voi questi violini strazianti?

Questo film è brutto nei dettagli. In un’intervista Lilin spiega che i coltelli nel film sono stati fatti da dei coltellari sardi speciali che pregano sulle lame.

Ok, ma Kolyma ne tronca uno semplicemente piantandolo in terra e dando uno strattone. Cari sardi, la prossima volta più tempra e meno preghiere, per cortesia!

La scomoda amicizia tra Kolyma e Xenia è l’unica cosa interessante. E non perché mi piacciano le storie d’amore, ma perché è l’unica che Kolyma non sa come affrontare. Ma prima che Kolyma possa crescere, vincere o fallire, Lilin lo soccorre tirandolo fuori dall’azione e ficcandolo in un posto in cui niente di davvero terribile può succedergli. Quando alla fine Kolyma torna nell’arena, il conflitto che lo vessava ha cessato di essere. Guarda te le botte di culo.

Il cazzodurismo galoppante è condito con grandi frasi a effetto, tipo:

“Un uomo non può possedere più di quanto il suo cuore possa amare”.

Oh, non preoccuparti Rasputin, posso amare un sacco di cose!

“Alcuni uomini la vita se la godono, altri la tollerano. Ma noi siberiani, Kolima, noi la vita la combattiamo.”

Con tutto il rispetto, mi sembra una filosofia molto stupida. Mi sembra qualcosa che il ragazzino emo-edgy-anticonformista della IV ginnasio avrebbe potuto dire.

Questo film (e i suoi congeneri) è l’equivalente sotto steroidi della Pimpa.

La Pimpa non ha una vera storia, è solo un cane carino e buffo che fa cose carine e buffe per 20 minuti e poi basta. Ecco, qui è uguale. Ci sono uomini tosti e duri che fanno roba tosta e dura per 1h30 e poi basta. Niente arco di trasformazione, niente da imparare, niente da temere, una storia inutile come la lista del bucato.

In conclusione

Malkovich che fa le faccine
La sceneggiatura
Gli hobbit siberiani
Le icone sacre con scarabocchi e pistole
L’ambientazione anacronistica
L’assenza di un conflitto apprezzabile
Cazzodurismo de noartri
L’accento russo
Le frasi a effetto
Il finale

 

Potrei andare avanti per ore con tutta la roba sbagliata, con tutte le scene cretine, ma non finirei più!

Insomma, questo film è in sé un capolavoro. E’ uno di quei film che vanno visti più volte, perché è impossibile assorbire tutte le bischerate in una visione sola! Vi consiglio però di vederlo in compagnia e con dell’alcol forte a portata, perché certe scene sono semplicemente troppo assurde per subirle da sobri e da soli!

Consigliatissimo per tutti gli amanti di becero trash!

Per chi invece volesse guardarsi un film passabile ambientato nella Russia sovietica, guardatevi Child 44. Ha mille problemi, tra cui un inutile accento russo, una trama che manca di focus, e cento buone occasioni sprecate, ma è sempre diecimila volte meglio di Educazione Siberiana. E non è autobiografico, yay!

MUSICA!

Tre film per samhain

Samhain si avvicina!

A essere sincera, è una ricorrenza che mi è sempre passata sopra la testa. Dato lo stampo anglosassone e commerciale della faccenda, il mio ruolo di fanciulla di buona famiglia toscana mi impone di guardare la cosa dall’alto, il naso arricciato dallo sdegno e un bicchiere di buon chianti in mano. Roba da americani, cuginetti speciali. Le nostre tradizioni sono più antiche, più nobili, più serie e più intellettuali.

Detto ciò, a chi non piacciono mostri e fantasmi?

Questa festa commerciale e serva del sistema è un’ottima occasione per guardarsi filmacci e nutrire il ragazzino morboso che si annida in ognuno di noi!

Qui tre spassionati consigli.

Lo sottolineo subito: nessuno di questi film fa paura, nemmeno un pochino pochetto. Si tratta di film divertenti che hanno messo un largo sorriso sulla mia faccia (solo per un attimo s’intende: sorridere fa venire le rughe!).

The Lords of Salem


Un minuto di silenzio per Mozart e per i capelli di Mrs. Zombie.

Questo è l’unico film trash della trippletta. E’ una piccola perla!

The Lords of Salem, film del 2013, è la penultima fatica di Rob Zombie. Ring any bells?

Per chi non lo conoscesse, Rob Zombie è la mente malvagia dietro il re-make Halloween e Halloween II. Ora, non dirò che questi due film stuprano analmente Michael Myers, ma di certo lo molestano. Zombie ha anche all’attivo perle come Werewolf women of the SS (Nicolas Cage partecipa nel ruolo di Fu Man Chu, e ho detto tutto).

Per una curiosa combinazione di eventi, esiste anche un buon film di Zombie: The devil’s rejects. Immagino che dopo aver girato quello lì, il nostro metallaro allo sfascio abbia headbangato con troppa foga e si sia dimenticato come si fa ad essere registi. E badate: The Lords of Salem è l’opera in cui gli hanno dato carta bianca! Genio all’opera!

Il film è il terzo della Haunted Production, dopo Paranormal Activity e Insidious. A me i film sono più o meno piaciuti tutti e due. Niente di eccezionale, ma li ho trovati gradevoli. Paranormal Activity non brilla per originalità, ma l’attrice protagonista se la cava e alla fine riesce a trarre il meglio dalle due lire di budget che ha. Insidious ha di pro e dei contro. I due attori principali recitano da cani (il che è bizzarro, perché Patrick Wilson è capace di fare un lavoro decente, quando vuole) e gli ultimi venti minuti sono da facepalm galattico, ma la regia mi era piaciuta per la maggior parte, come anche l’uso di effetti pratici piuttosto che computer grafica.

Quindi, con due film passabili all’attivo, cosa ci riserva la produzione?

Oh, boy…

Ahem… ciò è imbarazzante…

Il film comincia con un Sabba in Salem, durante il quale un mazzo di bagonghe inneggia al Diaulo. Forse Zombie cercava di rievocare l’iconografia rinascimentale in una scena vagamente simile all’inizio del McBeth di Polanski. Nei fatti, sono bagonghe nude intorno a un falò che cercano con tutte le loro forze di essere spaventose, con tanto di strilli, balbettii e smorfie. E noi dovremmo beri la scena con tette flosce, denti marci e tizie che berciano “aaaah, ihihihih, gahgahgah, uuuuuuh” per MINUTI. Sì, boh, le riunioni del Collettivo Studentesco al Liceo erano più spaventose, ma, devo ammettere, molto meno divertenti.

Insomma, un inizio col botto che ti butta in faccia “cattivi brutti coi denti marci”! Wow, che classe, che maestria! A meno che voi non siate Repubblicani Neo-cons o fan di Altieri (autore anche di Fisiognomia dentale, come capire l’indole dal tartaro sugli incisivi), è probabile che la reazione a tale scena sia l’ilarità.

Ed è solo l’inizio!

Il resto del film si svolge oggigiorno, con Heidi, una rastona in disarmo, DJ per il programma radio più fastidioso della Storia. Una sera qualcuno le recapita un vinile di un gruppo sconosciuto, The Lords, con a quanto pare un’unica traccia: una decina di note ripetute ancora e ancora e ancora e ancora. Della serie: se non ti fa paura la prima volta, forse la ventitreesima sì!

Heidi e il suo cumpa ascoltano stammerda senza salvezza e, dopo aver determinato che è nammerda senza salvezza, decidono di trasmetterla il giorno dopo alla radio. Logico.

La musica è magica e da quando viene trasmessa un sacco di strani fenomeni cominciano a capitare alla nostra protagonista, in un crescendo di idiozia culminante con la Maledizione delle Streghe di Salem!

Ovvero: la discendenza del reverendo John Hawthorne partorirà l’Anticristo e le donne di Salem moriranno tutte. O una roba del genere.

Di solito non mi piace quando qualcuno sfrutta un fatto storico (specie uno cupo e crudele come i processi di Salem) e ne fa quel che gli pare senza riguardo. In questo caso nessuna delle “streghe cattive” porta il nome delle vittime di Salem, la vicenda è chiaramente inventata (si parla di roghi, e credo tutti sappiano che a Salem non è stato bruciato nessuno) e l’unico personaggio storico reale che compare è Hathorne. Hathorne era un pazzoide integralista e un assassino, quindi merita di comparire in un questo film di merda.

BWAHAHAHAHAHAHAHAH, oh my…

La sceneggiatura va oltre lo stupido. In una delle prime scene Heidi dice alla proprietaria del condominio che ha visto qualcuno nell’appartamento 5, appartamento che, la proprietaria assicura, è vuoto. Quando Heidi insiste, la tizia decide di andare a vedere “se ti fa sentir meglio”.

Se fa sentir meglio lei?

Cosa, sei te la proprietaria, se qualcuno apre uno squat in uno dei tuoi appartamenti il problema è tuo, mica della rastona quarantenne in fondo al corridoio!

Il tutto è ancora più caricaturale quando vediamo che il concetto della vecchia di “controllare” è andare alla porta, constatare che è chiusa a chiave e andarsene. Wow, Sherlock Holmes in pantofole!
E il tutto è ancora più assurdo quando si scopre che la vecchia sa benissimo cosa succede nell’appartamento 5. Immagino se ne fosse scordata. Dispetti dell’Alzheimer.

In un’altra scena un’Heidi posseduta deve presenziare al concerto dei Lords. Il suo cumpa la va a prendere, la trova ancora più rottame che d’abitudine e a stento capace di mettere un piede avanti all’altro. Dato il noto passato di droga della signora, il tipo decide di chiamare un’ambulanza un familiare il suo capo accompagnarla al concerto. A lavorare, cagna! Perché né lui né il terzo DJ della trasmissione potevano andare al posto di lei, ci mancherebbe!

Zombie pliiiiis…

Heidi è un personaggio che definire dimenticabile è dire poco. E’ la tipica rastona rottame coi tatuaggi e un passato da drogata (originalità a palate). Heidi si veste da Ragazza Trp Kontro (a quarant’anni), ha la casa decorata da roba figa e ascolta metal, e questo ci basti: è tutta la caratterizzazione che ci serve.

Il Metal, già. Rob Zombie ha iniziato realizzando video musicali, e si vede. Si vede e fa male agli occhi.

Rob Zombie pare sinceramente convinto che i capri, i pentacoli e il trucco bianco e nero siano roba controcorrente, scandalosa e inquietante. No, sul serio, Heidi che ancheggia su un muflone impagliato dovrebbe spaventare.Rob Zombie vive chiaramente nel 1901.

Una menzione doverosa al nudo! Metà del film è fatto da tette flosce e cellulite. Attacca su tette flosce e cellulite per poi spostarsi su Heidi che dorme nuda, ovvero tette piatte e ossicini. Il film impiega diversi minuti a mostrarla nuda (ma coi calzettoni), in bagno, sul cesso, e pochi secondi per sviluppare il suo carattere.

Dovrò elaborare dal semplice fatto che dorme nuda coi calzettoni: soffre di geloni, non mangia abbastanza e tiene il riscaldamento di casa sua troppo alto. Che razza di esempio stai dando, Zombie? Perché nessuno pensa ai bambini? (Ovviamente del nudo fotte nasega, è il riscaldamento a mille che disapprovo).

Uno potrebbe quasi pensare che il film sia volontariamente esilarante. Suvvia, un uomo adulto non penserà davvero che gente in maschera che masturba dildo variopinti sia paurosa no?

E invece sì.

In un’intervista il grande Rob mette i puntini sulle i: “To me, horror and comedy never work. Never worked for me, anyway.”

Oddai, adesso dovrei credere che anche The devil’s rejects è tutto serio! Non mi farai sentire in colpa per aver riso, Zombie, è inutile che ci provi!

In un’altra scena delle vecchine commettono un omicidio e poi prendono una tazza di the. La scena dovrebbe essere inquietante e surreale, ma la recitazione delle tre signore e la sceneggiatura mentecatta ne fanno uno spezzone a metà tra l’adorabil-retard e l’ilare.

Sul serio dovrei prendere sul serio battute come “Have you come here to stuck your nose and cock inside her head and fuck her brain?”? Non so se sia un omaggio a Lee, ad ogni modo è la terza battuta più cretina della storia del Cinema dopo “are you all right?” in Audition e “ci conosciamo intimamente?” in Le porte dell’Abisso. Le due vecchie zie di Arsenico e vecchi merletti sono MOLTO più inquietanti, e stiamo parlando di una commedia per famiglie!

Infine, a tratti Zombie cerca di giocare la carta “creepy” à la Insidious. Avete presente questa scena? Non è male, perché l’essere è allo stesso tempo visibile e inquadrato di sfuggita, e non abbiamo idea di chi o cosa sia.

Funziona se usato in modo sottile, col personaggio che non nota qualcosa che lo spettatore ha intravisto.

Sottile? Un film di Rob Zombie? Fanculo, perché non mettere una strega nuda putrefatta in cucina, a fissare la nostra protagonista come uno spaventapasseri lobotomizzato? L’effetto è, ancora una volta, involontariamente esilarante.

 

Sceneggiatura che va oltre l’idiota
Recitazione che oscilla tra del tutto svogliata e esagerata abbestia
Personaggi del tutto dimenticabili
Mrs. Zombie
La trama è così sottile da essere impalpabile
Gli elementi metal pompati
I nudi e i dildo
What about Boomer?!

 

Il film è, a parer mio, un “so bad it’s good”.

Insomma, se volete un film così brutto da essere divertente, The Lords of Salem fa al caso vostro! E’ stupido, è esagerato, il copione trascende l’idiozia, la recitazione è a livelli di scuola media e la fine, quando Zombie cerca di essere “provocatorio, satanico e inquietante”, è così assurda e demente da guadagnarsi un posto di merito nell’Iperuranio del cinema trash!

 

ParaNorman


Questo è un cartone animato per famiglie del 2012, uno stop-motion. La casa di produzione è Laika, che potrete ricordare per Coraline.

Vidi Coraline un qualche anno fa, e lo trovai carino. Dopo un film bellino, la Laika non poteva deludere subito al secondo prodotto no?

No, infatti. ParaNorman ha pregi e difetti, ma nell’insieme mi è piaciuto.

Stop-motion, una tecnica che desta la mia più sincera ammirazione

Norman è un ragazzino sensitivo che vive in un paese famoso per aver impiccato una strega alla fine del ‘600. Il centro città è un continuo celebrare questo simpatico avvenimento, con negozi, casinò a tema, una bella statua della strega ecc.

La storia peraltro si ambienta in Massachusetts, un chiaro riferimento al processo di Salem. Cela va sans dire, questo cartone gestisce il richiamo alla strage di Salem molto meglio del filmaccio di Zombie!

Norman vive con una madre affettuosa ma poco presente, un padre pragmatico e brusco, e una sorella più grande arrogante e gradevole come una scheggia sotto l’unghia. Ovviamente nessuno dei tre crede che lui sia davvero sensitivo, e a scuola il bulletto non perde mai occasione di tormentarlo per la stessa ragione.

Fin qui niente di molto originale, il 99% dei film con citti sensitivi comincia così.

Le cose cambiano quando lo zio matto di Norman (sensitivo anche lui) gli spiega che l’anniversario della morte della strega si avvicina, e che per scongiurarne la maledizione è necessario leggere un certo libro sulla sua tomba prima del tramonto. L’infame fattucchiera ha infatti maledetto giudice e accusatori: non troveranno riposo e sorgeranno dalle loro tombe a un suo comando.

Nemmeno questo molto originale. Il problema è che lo zio di Norman è un conclamato ritardato, ed esce di scena prima di aver dato indicazioni più precise. Sicuro come l’alba, qualcosa va storto, e gli zombies sorgono dalla terra e scendono in città durante la peggiore tempesta del secolo.

E qui il film di zombie prende una direzione del tutto nuova.

Come ho detto, il film non ha elementi “cattivi”, ma ne ha di buoni e di così-così.

Ci sono buone idee per i personaggi, la satira prende in giro in modo originale i film classici di zombie in un’inversione di ruoli che non avevo mai visto finora, e ci sono anche diverse frecciate alla società più in generale (come durante la recita della scuola, in cui sono presenti solo i genitori dei marmocchi e nessuno guarda lo spettacolo perché tutti sono troppo impegnati a filmarlo).

Adulti, molto più pericolosi degli zombie

Il secondo atto della storia è fantasioso e creativo. In particolare sono rimasta ammirata dal villain:

La strega era una bambina, uccisa da adulti spaventati che non vogliono ascoltare. Il libro che Norman deve leggere non è un libro di magie, ma una favola. Una favola per far restare la bambina addormentata. Niente favola, niente nanna: la ragazzina si sveglia e scatena la sua vendetta sui suoi carnefici.

Con alti e bassi, questo personaggio riesce a essere tragico, ma anche inquietante (“I don’t want to go to sleep. And you can’t make me”, nice job folks!).

Una scena

Ho anche apprezzato il cinismo con cui sono ritratti i cittadini: che sia per fanatismo religioso o per paura degli zombie, la folla è sempre uguale, una belva pronta a linciarti per preservarsi, che tu sia davvero una minaccia o meno. Anche nel design il messaggio è chiaro: i vivi faranno sempre più paura dei morti.

Brrr…

I comprimari sono caricaturali, ma non piatti. Fanno nell’insieme un lavoro decente.

Le battute sono… incostanti. Certe sono effettivamente divertenti, in particolare quelle di Mitch, il fratello maggiore dell’amico di Norrman (peraltro, la sua battuta finale mi ha sorpresa: credo che Mitch sia il primo e unico esempio del suo genere in un film americano per bambini). Per avere un’idea, qui.

L’humor nero. Quello era delizioso. Ci sono dei passaggi nel cartone che mischiano bene umorismo e un contenuto estremamente truculento. Guardi il cartone e ti rendi conto che questa buffa scenetta di goffaggine ritrae un bambino di undici anni che cerca di strappare un libro dalle mani di un cadavere. Un cadavere col rigor mortis e che comincia a puzzare.

Non è una cosa nuova. Nightmare before Christmas è praticamente basato su questo contrasto, come anche altri cartoni tipo La sposa cadavere, ma è un tipo di commedia che a me piace molto.

La morale in generale mi è piaciuta: nel film nessuno è davvero cattivo, e tutti lo sono un po’. L’idea de “la gente teme quello che non capisce” non è certo nuova, ma dopotutto è una realtà. Persone normali e di buone intenzioni possono commettere le cose più atroci per paura. E il corollario è: il vero problema è non stare a sentire il prossimo.

Il film ha peraltro un ottimo spunto riguardo al rancore, e a come la vendetta sia distruttiva sia per chi la subisce sia per chi la esegue. Per usare il proverbio giapponese: quando maledici qualcuno scavi due fosse (libera traduzione).

 

Ok, tutto ciò è molto bello, quindi cos’è che non mi è piaciuto?

Difficile da spiegare. Il film gioca con dei temi difficili da maneggiare in un film per bambini (linciaggi e infanticidio, no less!). A tratti l’equilibrio tra il tono di un film per famiglie e la crudezza del soggetto è ottimo, a tratti pare che gli sceneggiatori non abbiano osato andare fino in fondo. La storia della strega ad esempio è gestita molto bene, ma alla fine la risoluzione pare un po’ affrettata.

Anche l’umorismo vola a tratti basso. Per una battuta divertente e una scena satirica, c’è uno scherzo infantile e uno sketch cretino. Sembrano occhiolini ai bimbi poco furbi in sala “eccovi il vostro scherzo sui sederi, alé, ridete”.

Ugualmente il disagio che prova Norman per via del suo potere ha le ali tarpate. Le scene di incomprensione con la sua famiglia sono fatte molto bene, ma poi vediamo Norman chiacchierare con gli spettri come con dei vicini di casa. Il fatto che sia così a suo agio con i morti va contro l’idea che il suo dono gli crei problemi.

Insomma, il film ha diverse buone idee e ottimi momenti, ma sembra realizzato solo per due terzi. Finito di guardarlo, l’impressione è che si potesse fare un po’ meglio.

L’animazione stop-motion è notevole e migliora con la storia
I personaggi sono divertenti
La satira
Il secondo atto
Il tema della storia
L’ultimissimo scambio con la strega è piuttosto cliché
A tratti il film decolla solo a metà
L’humor nero

Nell’insieme lo consiglio: è carino, ha degli spunti molto boni, a tratti un po’ banalotto ma a tratti brillante. E’ per ragazzini, ma apprezzabile anche dai grandi.

 

Tucker & Dale VS Evil


Cominciamo col dire che HO ADORATO QUESTO FILM. E’ una delle migliori commedie noir che abbia visto negli ultimi anni.

Si tratta di un film canadese del 2010, diretto dall’americano Eli Craig.

La storia comincia con un gruppo di college kids che parte per un fine settimana nei boschi a bere, fumare e scopare. Lungo la strada vengono superati da un camion con due sinistri omonidi di montagna (hillbillies) che li fissano con inquietante attenzione. Gli stessi hillbillies saranno sinistre presenze all’ultima stazione di gas, dove i ragazzi si fermeranno per rifornirsi.

A coronare il tutto, il luogo che hanno scelto per la loro vacanza è stato teatro, vent’anni prima, di un terribile crimine, in cui un paio di hillbillies assassini hanno attaccato e massacrato un gruppo di innocenti campeggiatori…

Senso di déjà vu?

Come The cabin in the woods, Tucker & Dale VS Evil è una parodia del genere slasher, ma l’approccio è totalmente differente. The cabin in the woods è un film divertentissimo e ben pensato, ma che basa la sua vis comica sul meta-umorismo: funziona solo nell’universo degli slasher (tipo le cagate della serie Wrong Turn et similia). Per maggiori informazioni, questo articolo del Tapiro.

Anche in Tucker & Dale VS Evil buona parte dell’ilarità viene dalla parodia di altri film, ma la trama si regge in piedi da sola. Ovvio, se si ha un po’ di pratica del genere lo si apprezza molto di più, ma non è indispensabile per seguire la storia o godersi l’umorismo macabro.

Ma andiamo con ordine.

Gli hillbillies che incrociano la strada dei nostri college kids sono Tucker e Dale, due amici che hanno comprato uno chalet una baracca sfondata nella stessa zona in cui i ragazzi vogliono campeggiare. A loro insaputa, si tratta della stessa baracca in cui vivevano i due serial killer attivi vent’anni prima.

Dopo uno sgradevole scambio con i ragazzi alla stazione di servizio, i due hillbillies si trovano a pescare nello stesso lago in cui il gruppo sta facendo il bagno. L’unica persona passabile della banda, Allison, cade da uno sperone roccioso, picchiando la testa. Tuck e Dale si precipitano a salvarla, ma sono visti dagli altri, che da bravi cerebrolesi appena usciti da una fraternity tirano la più logica delle conclusioni: Allison è appena stata catturata da due hillbillies perversi affamati di carne umana.

Mentre i due compari portano la ragazza a casa e la soccorrono, il gruppo decide che l’unica tattica ragionevole da attuare è attaccare i due mostruosi cannibali e salvare la loro amica. La situazione precipita alla svelta, per la delizia degli spettatori.

Questo film è curato fin nei dettagli. Ad esempio, la stazione di gas, topos immancabile degli slasher, si chiama Last Chance Gas. Tuck e Dale passano il tempo a tracannare birra della marca Beer. E via di seguito. I riferimenti ai cliché del genere sono tantissimi, ma non zavorrano la trama. Aumentano l’ilarità per chi li nota, per chi non li coglie non cambia nulla.

I personaggi dei due omonidi sono una delle cose migliori del film. Tuck e Dale sono simpaticissimi. Sono due ignoranti dalla parlata sgrammaticata, e gente che apprezza le buone cose della vita, sono disorganizzati e rozzi, e sono cavallereschi e leali, sono semplici ma non stupidi, e nemmeno lontanamente pazzi quanto il capetto della banda dei college kids.

Le interazioni tra i due amici sono ottime e i dialoghi un miscuglio molto ben gestito di ignoranza, bizzarria e buonsenso.

I college kids sono più stereotipati e, a parte il capo, Chad, gli altri sono banali ma ben gestiti.

Allison, l’eroina, è passabile. Non brillante come i due hillbillies, ma sufficiente. Non è molto sveglia, ma non è stupida. E’ piena di buona volontà, ma non molto capace, e alla fine della fiera passa buona parte del tempo incosciente. A tratti è un po’ troppo brava e comprensiva, al che viene da chiedersi cosa ci faccia questo fiore di fanciulla con una manica di mentecatti come i suoi amici.

Un mentecatto

Il gore è molto poco plausibile, ma hey, resta più probabile di quello che combinano in Wrong Turn (1, 2, 3, 4, o 5, scegliete a piacere, fanno cagare tutti quanti, e sì, lo so che ne hanno fatti ancora, e no, non capisco il perché).Qui per lo meno è volontariamente divertente.

Un altro merito del film: prende in giro i suoi stessi cliché, come il fatto che Allison trovi sempre il modo di cadere e farsi male.

La storia
Tucker e Dale
I comprimari
I particolari
La sceneggiatura
Il gore cialtrone
Il twist finale
Certe battute di Allison sono un’anticchia troppo “goody goody”

 

Questo film è divertentissimo. Guardatelo.

BONUS

Ho citato più in alto Arsenico e vecchi merletti.

Si tratta di un film del ’44, diretto da Frank Capra e basato sulla commedia di Kesserling. Racconta la storia di Mortimer, uno scrittore che sta per partire in luna di miele e prima di andare passa a salutare la famiglia: due vecchie zie, adorabili vecchine che lo hanno allevato, e suo fratello Teddy, un matto convinto di essere Theodore Roosvelt. Mortimer pensa di sbrigarsela in pochi minuti, ma tutto cambia quando, aprendo una cassapanca, trova un cadavere fresco di decesso.

Per avere un’idea, qui una scena.

Arsenico e vecchi merletti è una delle mie commedie preferite. La storia è spassosa, è recitata divinamente e i personaggi sono memorabili. Straconsigliato!
E per finire una canzone in tema: CHAINSAW BUFFET!

In nomine Roccae: Le porte dell’Abisso

Ho una colpevole passione per il trash. E ho deciso di segnalare, ogni tanto, un prodotto trash degno di nota. La rubrica si chiamera In nomine Roccae, per celebrare l’Unico, Intramontabile e per sempre Compianto Gran Bodhisattva del Fantatrash. Sergio, dove sei? Ci manchi, torna da noi!

Egli osserva e giudica, immenso esperto di Civiltà Orientale (sì, maiuscolo singolare)

L’opera di cui voglio parlarvi oggi è straordinaria. Portata alla mia attenzione dalla nobile Princess di Massacri Fantasy (link nella sezione Link, check it out!), quest’ostrica perlifera combina tutto il meglio del peggio, e lo combina col patrocinio del comune di Gorizia. Un caldo ringraziamento ai goriziani, che con le loro tasse hanno reso possibile la realizzazione di tanta epicità concentrata!

Cominciamo con ordine.

L’autore

 

Chi è Pietro Aliprandi? Un candidato promettente del progetto Mars One. Nella sua scheda di presentazione spiega che studia medicina a Trieste, che è “giovane e atletico”, e che essendo un appassionato di fantascienza non vede l’ora di andare ab aeterno su un sasso disidratato bolscevico e traditor.

Tutto molto bello, ma veniamo al punto. Pietro Aliprandi è un giovane scrittore fantasy!

Calmate il vostro entusiasmo, gentaglia senza contegno.

Dicevo, il suo romanzo, Le porte dell’abisso, è disponibile gratuito, e questo, onore a lui, è qualcosa che ho sinceramente apprezzato.

Ma prima di parlare di questo sappiate che Le porte dell’abisso non è solo un romanzo. E’ anche un film! Un indie fantasy con accento austroungarico! Già, Le porte dell’abisso non è un romanzo, è un fenomeno!

Il romanzo


Sarò sincera, non sono riuscita a leggerlo tutto. A dire il vero ho avuto difficoltà a leggere tutto il primo capitolo. Quindi può benissimo darsi che mi sia persa tutti i punti più geniali dell’opera. Ci credo poco. Perché?

Perché la prima frase è questa:

Il sole preannunciava l’alba attraverso l’orizzonte.

Ecco. Seguito subito da un parto il cui la partoriente emette « gemiti di dolore e gioia». La mia mamma bestemmiava tanto da far diventare svedese un somalo, ma dopotutto lei non era elfa.

Il bimbo venne al mondo assieme al sole, sebbene fosse già stato scritto che avrebbe condotto una vita ben diversa

Non solo tutta ‘sta faccenda è raccontata da pagina 1 a pagina 500, non solo il mostrato è non trascurato ma accuratamente evitato, ma nel caso qualche lettore di bocca buona riuscisse ad interessarsi alla vicenda, il libro prende cura di spoilerarti tutto ancora prima di cominciare.

Questo è uno di quei romanzi che invece di raccontare una storia apre diecimila parentesi sulla backstory del personaggio. Ottima idea.

E’ anche un romanzo che… well, non è di facile comprensione:

Gybir strillò per la perdita della compagna, ma non ebbe la stoltezza di rimanere pietrificato di fronte alla scena, nell’attesa che arrivasse un drago d’ottone che sterminasse gli aggressori, riportando in vita Kaya e conducendoli entrambi nelle terre elfiche a est, per vivere in serenità il resto dei loro giorni.

Drago d’ottone? Nel resto del libro c’è UN SOLO RIFERIMENTO a un drago d’ottone, ed è menzionato appena (il perché dovrebbe manifestarsi e salvare Kaya è un mistero irrisolto).

Il protagonista di questa festa è Gybir, mezzelfo negromante abbandonato da mamma e armato di katana. BAM! Questa bordata di clichés ci viene inferta tutta d’un botto in mezza pagina. Una roba da stendere perfino il celebrato Mattia Sorrenti!

Insomma, Gybir viene smollato ai frati, cresce e conosce Kaya. Kaya sarà l’Ammmore di Gybir, e appare anche nel film (con un effetto tipo Casper the Friendly Ghost). Cosa sappiamo di lei?

era una giovane magra, pallida, dagli occhi verdi gioiosi e vivaci, ma i suoi capelli erano del colore dell’ebano, e i suoi sorrisi lasciavano sempre un segno nel cuore.

Non ho capito molto bene l’opposizione tra gli occhi gioiosi e i capelli neri, ad ogni modo questo è tutto. Fine. Non una sola scena in cui lei e il nostro protagonista interagiscano. E in teoria noi dovremmo anche essere tristi per lei quando non meglio specificate “creature orribili e malvagie” (GL ti benedice, figliuolo) attaccano il posto e la stecchiscono.

Altro consiglio: se volete far fuori qualcuno, dargli una personalità e una presenza su scena prima di spacciarlo potrebbe essere una buona idea.

Solo un’ultima menzione, riguardo alla grande storia d’amore tra Gybir e una nuova tizia: me l’aveva segnalata Princess, l’ho cercata, l’ho trovata. E mi sono ribaltata sulla sedia dal ridere isterico.

Infine la giovane guerriera, sparse le trecce morbide sul candido guanciale, si sentì possedere dalla passione del mago, e quella notte ella gli donò ciò che di più prezioso ogni donna possedeva

“Ciò che di più prezioso ogni donna possedeva”, intendendo la verginità. E no, non è Gybir a pensarlo (perché al massimo farebbe parte della caratterizzazione del personaggio), come vedete il PoV non è ancorato in nessuno, è il Narratore a dirlo.

“Ciò che di più prezioso”. Mi pare giusto. Se qualcuna di voi sgualdrine presenti in sala pensava di valer qualcosa dopo essere stata sverginata, si ricreda: senza l’imene siete solo da rottamare. Monelle!

Questo è solo per darvi un’idea. Quello di cui io voglio parlare è il film!

Il Film


Il film si trova gratuito online qui.

Cosa dire?

E’ un coacervo di epicità. Dall’accento, alle parrucche (il nano! IL NANO!), alla sceneggiatura (“ci conosciamo intimamente?”, checcazzo!), ai plot twist che si dividono tra “telefonati due giorni prima” a “roba a caso che succede a gente a caso e che ha un impatto trascurabile sulla storia”.

Sense of wondr a galloni!

La storia. Vogliamo cominciare con quella?

Come ho detto, non so se ci sia una vera storia nel Libro, perché non sono riuscita a leggerlo tutto. Quanto al film, la storia è assente dalla maggior parte del tempo.

Il capolavoro si apre con il sound effect dei passi di Morrowind e due calosce di gomma in bianco e nero che camminano nel vago mentre una voce narrante legge un testo piatto con tono piatto. Per circa sei minuti il narratore ci racconta una storia ammuzzata di gente che va in giro a fare cose e personaggi che più cliché di così si muore. Per SEI MINUTI.

Un consiglio ragazzi: se quanto successo prima dell’attacco della storia è vitale, attaccate prima la storia. Se non è vitale, NON RACCONTATECELO!

Non siete obbligati a sparare tutte le cartucce subito, sapete. Se è importante sapere che prima il protagonista aveva un cane di nome Fuffy, potete anche inserirlo più avanti nel libro. Magari, dopo aver avviato la storia, potete inserire una scena in cui il tipo racconta la triste storia di Fuffy il Mastino Napoletano. Cazzo gente, è l’ABC di un racconto, perfino i più beceri manga dello Shōnen Jump non ti sparano in fronte la backstory del figo di turno così, a crudo!

I personaggi. Oddio i personaggi. Abbiamo il Negromante Tormentato, l’Elfo col nome impronunciabile (per me si chiama Blearguhrguahghbleh), il guerriero in armatura lucente (discreto, ma per ragioni ignote è costantemente doppiato), e infine il Nano ammazzadraghi. Il Nano. IL NANO. Guardate il NANO Madonna damigiana, il NANO! Col parruccone di carnevale e la barba finta! Io bestemmio e non dovrei, anche perché questa è di certo una dotta citazione a uno dei film più belli di sempre, Life of Brian.

Dopo l’introduzione, i nostri baldi amici interrogano Mister Tovagliolo, che spiega che devono ritrovare una Chiave per impedire che i cattivi aprano un baule. Esistono 3 bauli, con dentro della roba (no, sul serio, “arcano scrigno dal tesoro ignoto”), e non devono essere aperti. Insomma, in parole povere, ci stanno tre madie, e se le si apre tutte e tre arriva la Gatta Gnuda in persona e fa a tutti il culo a strisce.

Queste tra madie of doom sono mollate senza nessuna guardia o protezione su un belvedere alpino, così, alla portata del primo fesso che passa.

Praticamente, subplot inutili a parte, si tratta di una banalissima quest. Tizi cercano la chiave, tizi si fanno fregare la chiave. Un baule aperto. Tizi cercano altra chiave, tizi si fanno fregare di nuovo la chiave (they’re the best!). Tizi cercano di recuperarla. Fine della prima puntata. L’autore cerca di complicarla tirandoci dentro colpi di scena alla Beautiful (sorelle redivive, congiure di Tizi contro Altri Tizi, assedi di Posti fatti da Qualcuno per Ragioni), ma alla fine queste diramazioni non portano una ceppa di nulla alla trama.

Per dare un’idea dei subplot random, in un passaggio i nostri arrivano da un re, gli rifilano una spada che hanno trovato per caso (oh sì!), un tipo travestito da scatoletta arriva e fa “siamo sotto assedio”. Di chi, come, perché, com’è che non ve ne siete accorti? Questi eserciti fantasy che si materializzano dal niente sotto le mura! (Oh, ma sono sicura che nel libro c’è una spiegazione tattica molto verosimile). Cut. Nano Parrucco prende a martellate Gente. La cattiva fa capolino da un tubo di grondaia. Meno di un minuto, e metà castello brucia in computer grafica (lieta di vedere che il tecnico di Nguyen ha trovato lavoro dopo Birdemic), ma loro hanno vinto.

Sì, un assedio in meno di un minuto. Ma non temete, dopo ci sono diversi secondi del protagonista che sale una scala!

Peraltro, il re decide che partiranno “domani stesso” per andare ad assediare un altro posto. Perché si sa, una campagna militare (un ASSEDIO, per Belenos!) non richiede nessuna preparazione particolare, basta che ognuno si parti il pranzo al sacco!

L’assedio preparato è una cosa da convulsioni. Il barbuto da sotto le mura e dice alle 3 GUARDIE di cui dispone questa fortezza (tagli alla difesa?) che devono aprire le porte. Quelli gli rispondono “I fart in your general direction, your mother was a hamster and your father smelt of elderberries”, e il barbuto s’incazza. Ora gli fa’ vedere lui come butta giù il porto-

No, le porte sono aperte. I nostri entrano dentro così.

Boh. Mah. Mi si accioccina la corteccia cerebrale.

Tornando a noi, avrete capito che, nonostante il contributo di certo entusiasta dei goriziani, il budget di questa roba non era astronomico. Ergo, coi fondi limitati, i realizzatori hanno dovuto fare dei tagli. E per non so quale colpo di genio ultraterreno, hanno deciso di TAGLIARE LA TRAMA.

Non sto scherzando. Punti che dovrebbero essere di massimo conflitto, sono trattati in pochi minuti. Ad esempio la scena in cui si scopre il furto della seconda chiave. Si tratta in teoria di un punto importante della storia. Dovrebbe essere uno dei momenti culminanti del film.

Com’è stato realizzato?

Due tizi in una stanza vuota che si guardano nelle palle degli occhi e dicono: “hanno rubato la chiave, oh lo sapevi, la si va a cercare? Ovvia ‘gnamo.” Fine.

Ma allora, se questa faccenduola triviale detta “trama” occupa circa 10 minuti, cosa occupa la restante ora di film?

SCENE D’AZIONE.

Oh sì signori! Non abbiamo stuntmen, non abbiamo effetti speciali, non abbiamo i minimi rudimenti di coreografia, FACCIAMO UN’ORA DI FILM D’AZIONE!

Queste scene sono lancinanti. A prescindere da certe strane idiozie (tipo devono combattere i maghi cattivi in un tempio, e il cavaliere si toglie la spada… perché, boh, ragioni), tutti si muovono TALMENTE MALE MA TALMENTE MALE OCRISTO NON IMMAGINATE QUANTO MALE che il dubbio non è tanto “chi ha pensato una coreografia così farlocca”, ma “c’era una coreografia?”. Bimbi, io non pretendo che tutti siano reenactors col Flos sul comodino, eh. Ma un minimo minimo di preparazione! All’epoca in cui bazzicavo l’associazione dei Frères de Lices non ci voleva più di cinque o sei allenamenti per proporre qualcosa di passabile, e noi ci esibivamo live!

La maggior parte delle scazzottate sono qualcosa del genere

Il tutto con scelte di regia che non ho capito. A un certo punto Nano Parrucca si trova a cavalcioni su un nemico atterrato e finge di prenderlo a pugni. Ora, faccio per dire, se uno avesse ripreso il cugino cottolengo di Gimli di spalle e il cattivo avesse avuto la cortesia di scalciare un pochino, sarebbe andato benissimo. Molto credibile.

Invece no. La telecamera zooma a rallentatore su un bel frontale di Nano Parucco che NON colpisce il muso del cattivo. Ok bimbi, io voglio esse’ dalla vostra parte, davvero, ma se m’acchiappate per l’orecchio e mi c’avvicinate il muso ci sono buone probabilità che noti la stronzata anche con le migliori intenzioni!

A parte forse UN figurante in scarpette da ballo, nessuno pare avere nemmeno da lontano la preparazione fisica. Metà di tizi in armatura hanno meno presenza del mio manichino, con la cotta di maglia che ciondola troppo larga da gente troppo stretta.

Le scelte di regia diventano grottesche a tratti. Tipo circa al minuto 21 appare nientemeno che l’autore in persona, nei panni del re, con piano americano. La testa dl barbuto attraversa l’inquadratura e sparisce in prossimità della cintura del re. Re che abbassa lo sguardo e tasta qualcosa nella stessa area. Ok, pochi secondi dopo l’inquadratura si allarga mostrando che Barbuto è in ginocchio per porgergli una spada, but still! La prima volta che l’ho visto ho appiccicato il naso al monitor convinta di avere le traveggole. Tutto è talmente random che non mi sarei sorpresa se l’Aliprandi fosse andato a parare anche lì! (e non gli lancerei la pietra, il barbuto è discreto).

Molto bello anche il minuto 28, in cui l’attore che fa il protagonista emo sacrifica le vertebre tirando su di peso la bellona bruna. Intendiamoci, la ragazza ha un fisico notevole, ma il tizio peserà quanto una sola delle cosce di lei.

E infine una menzione di merito al minuto 41:30, per il “precisamente” più bello della Storia del Cinema. Valeva la pena di guardarsi il film solo per questo istante! Giuro che l’ho rimesso in loop più volte. Precisamente, precisamente, precisamente.

E tra storie d’amore inutili e assedi perché sì, finiamo coi nostri che combattono dei vampiri (?) in una fortezza (?) e il protagonista si trova imprigionato nel corpo di un volenteroso giovane con una maschera di gomma sulla testa. Il Bigfoot di The geek era più credibile, e sto parlando di un porno anni ’70.

Insomma, in conclusione, cosa penso di questo film?

Questo film è assolutamente sublime. La storia è scema da morire, le scelte di regia sono grottesche, la sceneggiatura è da capottarsi sulla sedia e le scene d’azione sono così tremende da provocare un formicolio pronunciato ai lobi frontali. Esatto: questo film è così terribile che trascende il brutto e diventa spettacolare.

A parer mio è meglio di classici come Birdemc o perfino The room! Ok, la regia è forse peggiore di quella di Nguyen (anche se con l’audio siamo lì…), e il dialogo è assurdo come quello di Wisaeu (Oh hi Mark), ma è più colorato, più stocastico, più cialtrone.

 

L’unica cosa che secondo stona è l’impressione che molti dei partecipanti, a cominciare dall’autore, prendano questo terribilmente sul serio. Voglio dire, una delle cose spassose di Birdemic 2 era il fatto che alcuni degli attori erano coscienti di essere in un film di Nguyen e si stavano chiaramente divertendo a girare nammerda. Qui il tono dl film è così serio che viene il dubbio che nessuno si sia davvero divertito a girare questo spasso, ma che ognuno si sia seriamente applicato per poi ritrovarsi tra le mani la versione goriziana de L’uomo puma.

Che altro dire. Provate questa meraviglia. E approfittatene, prima che i Mimimmi ce la rubino!

E infine, una canzone appropriata!

47 Rōnin

Vi è mai capitato di vedere un trailer che promette veramente male? E poi andare a vedere il film con gli amici e trovarsi a dire… “dai, tutto sommato non è male!”

 

NON E’ QUESTO IL CASO.

Vi è mai capitato di trovare un barattolo senza nome e senza odore in frigo? Prendete una ditata di contenuto, ve la ficcate in bocca. E nel secondo successivo vi dite che forse avete appena fatto una grossa, grossa, grossa stronzata.

Ecco, sedere nel cinema durante i primi 10 secondi di film è stato esattamente così.

Ok, potevo aspettarmelo. Ma gente, se ci fossimo limitati a navigare in superficie senza mai esplorare gli abissi, quante cose ci saremmo persi? Qunti mostri avrebbero continuato a vivere accanto a noi, a nostra insaputa?

Ed è per questo che ieri, con due arditi compagni, abbiamo comprato i biglietti e ci siamo tuffati nelle onde torbide alla ricerca del Kraken. Non sapevamo, ahinoi, che ce n’era più di uno ad attenderci.

Il film si apre con un Narratore Onniscente che parla del Giappone, terra di magia e streghe. E ve lo dico da subito: eviterò di commentare sulla presenza di mostri e magia in quanto tali. Primo, perché sparare sulla croce rossa è poco elegante; Secondo perché almeno non fanno finta di avere attinenza storica come quell’orrore di Last samurai, e terzo, perche io non sono contraria all’introduzione di elementi fantastici in fatti storici. Ok, se avete letto la prima puntata su Altieri questo può parervi strano, ma non è il processo in sé a disturbarmi. Può essere fatto bene. Voglio dire, nel Macbeth Banquo spakka, e nell’adattazione Il castello del ragno di Kurosawa i fantasmi e la strega si integrano divinamente nel film!

In questo film… eh…

Ma torniamo a bomba. Io temevo che avessero combinato lo stesso troiaio che con Last samurai, ovvero, avevo paura che la parte del leone la facesse Keanu Reevs.

Ora, Keanu Reevs è il più forte e guerriero di tutti (perché come Altieri insegna noi occidentali siamo SEMPRE più bravi in TUTTO, è una questione genetica), ma stranamente non è lui quello con più screentime. Oishi, il capo dei rōnin nel film E nella realtà storica ha tutto sommato più parte.

E questo, che potrebbe essere un elemento positivo, è il primo punto “eh?!” del film. Se Keanu Reevs non fosse stato tra i piedi, la storia sarebbe filata uguale se non meglio. Tutta la parte su di lui, che è quella più fantasy e stramboide, sembra una specie di filler messo lì per sbaglio in fase di montaggio.

Cosa fa Keanu Reevs?

  • Si fa maltrattare dagli altri perché DIVERSO. E già questo è strano. Ok, non ha una faccia da giapponese, ma non è come se fosse biondo con gli occhi azzurri. Anche come altezza non si nota una particolare differenza con gli altri tizi. Eppure in qualche modo tutti indovinano che non è giappo anche solo vedendolo di sfuggita a cento metri di distanza. Boh. Sarò l’odore. Keanu, lavati!
  • E’ stato allevato dai tengu ed è capace di teletrasportarsi in combattimento. Cosa che fa 2 volte in tutto il film. Potrebbe vincere la guerra da solo, ma no. Perché i tengu sono cattivi e gli hanno graffiato la testa quando era bambino (che è un po’ una finocchiata per essere il marchio degli esseri più tremendi dell’Arcipelago, ma tant’é). Insomma, meglio lasciare i compagni morire e mettere a rischio la missione.
  • Procura delle armi ai 47. Delle spade dei tengu che tagliano rami grossi un braccio come un coltello caldo taglia il burro. Spade fighissime e fortissime!
    Bene, quindi potremo aspettarci spettacolari smembramenti, no? NO. Alla resa dei conti le spade sono spade e basta.

Ok, non sono corretta, qualcosa di vagamente influente per la trama in effetti la combina: fa agitare Asano, il che lo rende vulnerabile a una strega (don’t ask) e finisce col compiere l’imperdonabile e condannare se stesso e i suoi. Fine. Fors the win!

La storia è MOLTO lontanamente ispirata alla storia vera.

Avete presente come Clavell riprese dei fatti storici reali ma cambiò i nomi per sottolineare come la sua fosse una versione romanzata?

Ecco, qui hanno fatto il contrario. I nomi sono quelli veri. Il resrto è… well, il resto è Hollywood.

Ma cosa succede?

Nel vero incidente di Akō, Asano, il signore della provincia, s’infuriò con il suo collega Kira, sguainò la spada e lo ferì leggermente. Problema: lo shōgun era lì, e chissà perché sguainare una spada in Sua presenza era un crimine severamente punito. Avendo infranto la legge, Asano fu condannato a suicidarsi e il suo clan fu dissolto.

Questo portò 2 problemi morali:

Primo, la disputa era stata provocata da Kira. Ora, nonostante Asano avesse commesso la colpa più grave e fosse stato giustamente punito, Kira non fu toccato, anzi, il Bakufu lo protesse proibendo ai guerrieri di Akō di vendicarsi.

Secondo, derivante dalla prima, i guerrieri di Akō avevano l’obbligo morale di vendicare il loro signore, ma anche di obbedire al Bakufu. Ora, l’inequità palese della decisione imponeva che agissero per ristabilire l’equilibrio.

Nel film, Kira ingaggia una strega per spingere Asano a fare qualcosa di male. La strega, che, si capirà dopo, può controllare uomni per giorni e giorni, fa in modo che Asano ferisca Kira.

Perché in questo modo la storia è più logica. Avrebbe potuto fargli attaccare lo shōgun direttamente, ma forse Kira ci teneva a farsi affettare la groppa. E va di lusso che Asano non lo ammazza, perché lo attacca nel sonno, credendo che stia violentando la figlia. T’immagini che figata se invece di fargli un graffietto lo scapizottava? Ops.

Anyway, lo shōgun condanna Asano ma non scioglie il clan. Impone che dopo un anno, la figlia di Asano sposi Kira per evitare che si crei una faida tra due delle sue provincie. E la cosa non è nemmeno stupida di per sé. Non è vero, ma nella logica del film potrebbe anche funzionare. E’ falso, ma è coerente col personaggio dello shōgun.

Non fosse che appena quest’ultimo è uscito dal cancello, Kira licenzia e mette al bando tutti i guerrieri principali degli Asano. Certo, e sono sicura che il grande boss non avrà nulla da ridire, visto tutto il discorso “pacifichiamo questo casino senza nuovi rancori”.

Tutti sono cacciati tranne Oishi, il capo, perché Kira non se ne fida. Ok. Fallo stregare e spingilo al suicidio. Assassinalo. Imprigionalo per il resto della sua vita.

No.

Lo chiudono in un buco per un anno, poi lo tirano fuori e lo riportano a casa. Un mazzo di rose per il disturbo no?

Ovviamente Oishi si serve un cordiale, da’ un bacetto alla moglie e avvia la vendetta. Chi poteva aspettarselo.

Il film continua senza una logica, con costumi aleatori (giuro, metà dei guerrieri sono vestiti da mongoli e uno dei 47 è il sosia di Mazeppa con tanto di colbacco!), architetture assurde, paesaggi cinesi e fiori di ciliegio (per ricordarci che siamo in Giappone).

Alla fine, i 47 si trovano a un punto morto: non sanno come entrare nel castello del cattivo e non hanno molto tempo.

Ma guarda te i casi della vita, una troupe di attori passa proprio davanti al loro nascondiglio! Loro da lontano capiscono che sono attori che hanno già visto esibirsi una volta, che stanno andando a divertire Kira, li intercettano e gli fanno “hey gente, mica andate da Kira? Lo vogliamo uccidere, non è che potreste aiutarci ad entrare?”. E il capoccia della troupe “certo, dopotutto vi ho visti una volta nella mia vita e non ci siamo rivolti la parola, di certo siete brave persone e avete ragione voi!”.

 

Alé!

L’assalto al castello del Cattivo è qualcosa di ALLUCINANTE! Le sue guardie non solo non ci vedono (i 47 si arrampicano sul muro di cinta sottoil naso di una sentinella, senza che questa li veda), ma proprio quella sera, sempre per gli stessi casi della vita, hanno tutti la raucedine, sicché i 47 possono ucciderne un numero imprecisato a due passi dal Cattivo senza che MAI un solo soldato cacci un “Ouch!”.

Ma poi la battaglia scoppia!

La strega si trasforma in un drago sputafuoco capace di frantumare la roccia. E invece di spazzare via i nemici in un nanosecondo, si concentra su Keanu Reevs.

In piena mischia Oishi, che è stato colpito al braccio da una freccia, riesce a estrarre la medesima e scordarsi completamente di essere ferito.

Il guerriero gigante al servizio del Cattivo, una specie di penultimo miniboss, viene spazzato via da una bombetta che fa saltare in aria un edificio, lui e il muro di cinta! Bodycount di questo utilissimo gigante: zero.

Oishi ammazza Kira, monta su una muraglia mentre sotto tutti si legnano come se non ci fosse un domani, e fa: “Oy!”

Tutti lo sentono, tutti si fermano, tutti lo guardano.

Oishi mostra la testa mozzata che da quella distanza potrebbe anche appartenere all’usciere e fa “ho ucciso il vostro capo.”
E i cattivi fanno “oh, ok, allora è fatta”. E si inginocchiano per lasciarli partirte. Perché tutta la menata del “un samurai non vive sotto lo stesso cielo di chi ha ucciso il suo signore” vale solo per i buoni. O forse Kira stava sul cazzo a ogni singolo soldato.

Questo film è così tremendo che alla fine, per un istante, ho avuto il terrore che Tokugawa volesse graziarli tutti. Sono stati attimi di puro spavento, giuro.

Ma facciamo un piccolo riassunto!

I giapponesi parlano con accento giapponese, gli occidentali parlano senza accento
Keanu Reevs ha una faccia sola (faccia “sono al funerale di un tizio che non conosco”)
Kira non uccide subito Oishi
La strega può sparare palle di fuoco, manipolare gli uomini, diventare un drago… ma non lo fa mai quando serve
I costumi
Le architetture
Le scene d’azione assurde
Kira è uno dei cattivi meno interessanti e carismatici mai messi sullo schermo
12332 subplot che non hanno vera influenza sulla trama e potevano essere tagliati senza rimorsi
La strega non ha nessun motivo per servire Kira
L’orrida Computer Grafica
Gli elementi inutili (tipo il gigante corazzato)
I tengu
Lo scambio delle spade tra Oishi e uno dei suoi era una buona idea
Ma viene passata in 12 secondi ed è così poco sfruttata che a stento si nota
“Feel the depht of my lord’s courage” è una buona battuta
Ma dato che il suicidio di Asano è stato senza sangue e senza recitazione, la battuta non ha impatto
Keanu Reevs non ha vera influenza sulla trama e poteva essere tagliato senza rimorsi
Oishi e i suoi erano persone reali, che hanno davvero combattuto e sono davvero morte malamente, e la loro storia è stata trattata senza il benché minimo riguardo
Almeno questo film non ha pretesa di essere storico come quello schifo di Last samurai

16 Grumpy disapprovanti

4 Grumpy sorridenti

Il rapporto matematico la dice lunga sul valore del film.

E’ un film che straconsiglio! Oh, non da vedere al cine, per carità, a meno che i biglietti non costino tipo 3 euro… Ma se vi capita occasione, guardatelo. E’ un film talmente stupido, talmente incasinato, talmente buttato là e talmente pieno zeppo di clichés per giapp0minkia, che è in sé una piccola perla. Non al livello di The Conqueror, ma si mangia in un boccone Dungeons & Dragons. Un imperdibile per gli appassionati di “ommioddio che cazzo ho appena visto”!

E per finire con samurai, Giappone e clichés, ULFULS!

(e non fate quelle facce, avrei potuto linkarvi Gatsu daze ^_^ )

P.S. Zombie boy, pur apparendo nel poster E nel trailer, appare per 3 secondi netti e inquadrato di spalle.