Archeologia sperimentale e ardimento: la Nave Drago di re Harald

Haugesund è un cittadina in Norvegia. Non molto grande, non molto piccola, un trentamillaio circa di abitanti, affacciata sullo stretto di Karsmund nel Rogaland.

Niente di che come posto, non fosse che qui, nel marzo del 2010, seguendo il sogno dell’imprenditore Sigurd Aase, parte uno dei progetti più fighi di sempre: la costruzione di un drakkar oceanico!

Gatti vichinghi. Le corna sono photoshoppate: i veri gatti vichinghi non hanno corna sull’elmo.

Senza entrare nel dettaglio della storia e della struttura delle navi scandinave (materiale che richiede almeno un articolo completo), “drakkar” è un termine generico per “nave scandinava”. Data la propensione marittima e perniciosa della gente del nord, possiamo capire come queste navi siano state oggetto di ricerca e studi.

Un esempio archeologico straordinario è dato dalle celeberrime e spettacolari navi conservate a Oslo: l’elegante esemplare di Oseberg, la spartana di Gokstad e la tenace di Tune.

La seconda è sempre stata la mia preferita. Lunga 23 metri e larga 5 e spicci, questa bellezza era una cacciatrice, sulla pista di pesca, guerra e saccheggio. Ma poteva attraversare l’oceano?

La nave di Gokstad in tutta la sua famelica bellezza

La grande nave di Haugesund, costruita in solida quercia (sì, le navi erano di quercia, non d’abete come vorrebbero farci credere quei mentecatti di History Channel mortacci loro!), supera in taglia della Gokstad, con 35 metri di lunghezza, un albero di 8 metri e una capacità di carico di 95 tonnellate. Il nome di questa belva è Draken Harald Hårfagre, in memoria di Harald Bellachioma, noto per essere stato il primo re di Norvegia e per essere morto pluriottantenne nel suo letto (un’impresa che non tutti i capi scandinavi potevano vantare, nel X° secolo).

La Draken Harald Hårfagre e la sua vela di seta

Il nuovo drakkar può mettere ai remi 50 persone, proprio come le navi che, di media, componevano la flotta da guerra norvegese dopo che un sistema di leva marittima fu implementato verso la metà del X° secolo.

Tutto molto bello, ma un esperimento non è niente senza una metodologia precisa (capito Thomas Morton?). Come è nata ? Non abbiamo manuali sulla costruzione di navi. Abbiamo dei reperti archeologici, ma a parte i tre tesori al museo navale, si tratta di frammenti incompleti.

Quella che però abbiamo è una tradizione vivente di costruttori di barche. Nonostante ci siano ovvie differenze tra le barche costruite oggi da costoro e quelle che hanno raggiunto la Groenlandia, molte delle tecniche usate sono rimaste più o meno inalterate. In particolare, la caratteristica principale delle barche moderne e di quelle antiche è la tecnica con cui sono state costruite, un sistema detto “clinker“, in cui le assi della chiglia si sovrappongono l’una sull’altra come le tegole di un tetto.
voilà! Dopo due anni di lavoro la Draken Harald Hårfagre è pronta a solcare il mare e perpetrare la tradizione di archeologia sperimentale norvegese (tra cui citiamo uno deglii uomini più ganzi di sempre, quel matto di Thor Heyerdahl).

Sigurd Aase sorride perché ha investito i suoi soldi in trappole mortali per solcare i mari in nome della ricerca storica. Sii intelligente, fai come Sigurd Aase.

E’ importante notare che la Draken Harald Hårfagre non è una ricostruzione. Ci sono state ricostruzioni fedeli di reperti, nel passato, come la danese Stallone del Mare(la Havhingsten fra Glendalough), che ricrea una delle navi di Skuldelev, sito irlandese. La Havhingsten è un mirabile esempio di archeologia sperimentale, ma non è abbastanza sicura da prendere il mare (oggi è considerato come socialmente inappropriato quando ti affoga la ciurma in piena traversata).

La Havhingsten alla carica!

La nave norvegese, per contro, è equipaggiata con strumenti moderni, in caso di necessità.
La Draken Harald Hårfagre è finalmente messa in acqua nel 2012. La prima parte (il vascello) è a posto, manca il resto (la ciurma). Fino al 2012 nessuno, nemmeno quel matto di Thor Heyerdahl, aveva provato a manovrare una nave di questo tipo e di queste dimensioni. I partecipanti hanno quindi dovuto imparare a remare, far vela, manovrare. Per due anni la nave ha quindi costeggiato le spiagge norvegesi, mentre i suoi marinai prendevan la mano.

La ciurma, sotto il comando del Capitano Ahlander, conta 32 persone tra uomini e donne. Metà di costoro sono marinai collaudati, l’altra metà è composta da volontari (molti di quali studenti universitari e ricercatori, noti per l’eccellente forma fisica e le prodezze atletiche).

La nave non ha un “sottocoperta”: lo spazio sotto il ponte è così scarso che a stento basta per le provviste. Una tenda permette ai partecipanti di riposare al riparo, più o meno. Può ospitare 16 persone e i turni sono precisi: 4 ore di lavoro, 4 ore di riposo.

Una confortevole crociera sull’Oceano! (foto dalla Pagina Facebooc dell’impresa, vedi Bibliografia)

Nel 2014 la Draken Harald Hårfagre ha finalmente avuto il suo primo battesimo oceanico, con una traversata da Haugesund a Liverpool (Merseyside per la precisione).

Immagino il drakkar arrivare sulle onde, scudi alle fiancate, manco a dire “oh, hey, vi siamo mancati?”.

Il viaggio non è stato facile: i prodi marinai sono stati per mare per circa 3 settimane, in un tempo di merda. Nei pressi delle Shetland una bufera spezza l’albero come un grissino e lo schianta sul ponte.

I nostri decidono che forse è meglio avviare il motore: va bene l’archeologia sperimentale, ma se non sopravvivi per raccontare l’esperienza, l’intera faccenda è inutile.

Dal 17 luglio al 5 agosto 2014, la Draken Harald Hårfagre resta in porto. Quando riparte, gli indigeni sono, per la prima volta, tristi di vederla andar via. Ah, come cambiano i tempi!

Sul serio, se lo sarebbe immaginato un sassone che un giorno una nave vichinga sarebbe stata salutata con “so fare thee well my, own true love“?
La nave riparte sulle note della triste canzone The leaving of Liverpool, e via, per nuove avventure! E’ ora di tornare sui luoghi tanto visitati dai simpatici antenati: l’isola di Man, le Orkneys, le Shetland e le Ebridi. Prima di lasciare il porto di Stornoway, il Capitano assicura ai giornalisti che i vichinghi “hanno preso quest’isola un tempo, e noi torneremo!”
No so gli scozzesi, ma io comincerei a preoccuparmi.

Il 23 aprile del 2016, i prodi marinai della si sono riuniti di nuovo per la cerimonia della Testa di Drago, ovvero la cerimonia in cui la testa mitologica veniva montata sulla prua della nave (sì, le “teste” iconiche delle navi vichinghe non erano fisse, ma venivano montate in caso di lungo e periglioso viaggio).

Il drago apre gli occhi! (foto dalla Pagina Facebook, vedi Bibliografia)

Il 26 la Draken Harald Hårfagre è partita verso l’Ovest!

Quasi subito, una delle sartie si spezza. La nave ripara nelle Shetland, per rinforzare l’attrezzatura.

Il 2 maggio i nostri sono a Torshavn, nelle Isole Faroe. La traversata dalle Shetland non è stata facile, con onde alte e vento forte. La nave ha tenuto, ma la ciurma è esausta. Il Capitano ha deciso di fare una pausa ed evitare di ritrovarsi in mezzo a una bufera, in alto mare, con una ciurma di gente scoppiata.

La rotta per l’Islanda (foto dal sito dell’impresa, vedi Bibliografia)

Il viaggio è di nuovo in corso in questo momento e la nave si trova sulla via per l’Islanda (potete seguire lo spostamento sul loro sito).

Addio alle Faroe (foto dalla Pagina Facebook, vedi Bibliografia)

Questa impresa non solo ci permette di studiare da vicino lo svolgimento di un viaggio del genere, ma pompa linfa vitale nella ricerca storica di un periodo difficile da esplorare. Tutti coloro che hanno preso parte a questo bellissimo progetto hanno la mia più sincera stima.

Vi invito a seguire le vicende della nave da vicino.

Questo è tutto e TO GLORY AND VALHALLA!

MUSICA!
(Then place me on a ship of OAK, History Channel, QUERCIA!)

BTW, se qualcuno si stesse chiedendo “perché non Tyr, hanno un album su Eric il Rosso, ci stava a ciccio di sedano, la ragione è: da quando li ho visti live mi stanno sul cazzo da morì. E sì, la loro musica mi garbava anche.


Bibliografia

Il sito ufficiale dell’impresa

Un ritratto dettagliato della nave

L’arrivo in Merseyside

La partenza da Merseyside

La nave a Stornoway

L’arrivo nelle Faroe

La cerimonia della testa di Drago

La pagina Facebook della nave

Il canale YouTube dell’impresa

La pagina wiki della nave

Il sito informativo di Avaldsnes

Sulla tecnica del clinking

Sulla tradizione di fabbricazione di barche in Norvegia

Il museo danese dove si trova la Stallone del mare

Il museo delle navi vichinghe di Oslo